Non c’è bisogno di commentare granché. Perché sì, lo sappiamo che Armin Van Buuren non è confondibile come storia, stile e background con Underground Resistance; sì, lo sappiamo che una parata trance (nemmeno poi di qualità eccessiva, onestamente) non può essere confusa con una serata techno detroitiana pura; lo sappiamo che nel suo caso “U R” (scritto con lo spazio in mezzo) sta presumibilmente per “Tu sei” o “Voi Siete”, e non certo per acronimo di “Undeground Resistance”.
Ma se un minimo, solo un minimo, conosci la cultura della disciplina – quella del deejaying di matrice dance – che ti ha dato soldi, fama e successo, piazzare lì così un marchio per una tua serata, declinarlo graficamente nel modo di cui sopra e pensare di farla franca è triste. Da convinzione che siamo tutti coglioni (o ignoranti), e non ce ne accorgiamo. No, Armin: il coglione in questo caso sei tu. E pure l’Hï Ibiza, che decide di ospitarti e ti dà il via libera per usare un nome di questo tipo rappresentandolo graficamente così: complimenti, già hai la responsabilità di prendere – almeno in parte – l’eredità di ciò che fu lo Space e permetti pure che accadano scivoloni del genere sotto la tua egida… mah.
Ci fanno una brutta figura tutti quanti, insomma. Ancora ancora se Armin fosse un ragazzino alle prime armi, magari di quelli cresciuti a pane ed EDM che quindi per motivi anagrafici e/o attitudinali ignora la storia della techno; ma no, non lo è. Che tristezza. E intanto, la vera UR si è accorta della cosa e no, non l’ha presa benissimo. Com’è giusto che sia.
Ps. Una cosa ci era sfuggita, perché onestamente non ce la ricordavamo (e ci è stata fatta notare in un commento sulla nostra pagina Facebook ufficiale): Van Buuren a lungo ha usato la sigla “Universal Religion” per le sue raccolte, quindi l’acronimo potrebbe arrivare (anche) da lì. Tuttavia in quei casi l’artwork, proprio come impostazione, non poteva generare equivoci e similitudini sospette, che qui invece paiono proprio inequivocabili. E sgradevoli.