Pensate quanto possa essere appagante svegliarsi, accendere la radio e ascoltare Matthew Herbert che parla dell’arte del loop e di quanto il processo “taglia-cuci-e-cicla” sia divenuto fondamentale in tutta l’industria musicale. Questo è successo domenica mattina se eravate sintonizzati sul canale 4 della BBC quando è andato in onda lo show “The Art of the Loop”.
Nei trenta minuti che vi riproponiamo, Herbert ha analizzato come esso rappresenti una pietra angolare per tutta la produzione musicale senza alcuna distinzione di genere: tutto parte da un suono che tende a ripetersi, ripetersi, ripetersi fino a giungere a piccoli e lenti cambiamenti armonici che creano la melodia sulla quale è possibile appoggiarci beats, voci, suoni ambientali, o qualsiasi altra cosa crei ispirazione. D’altronde come egli stesso dice, la ripetizione di un suono viene “naturalmente” accettata dalle nostre orecchie poiché i processi che compongono le nostre idee e sensazioni seguono i sentieri circolari delle nostre connessioni cerebrali.
Nel corso dello show Herbert ha anche analizzato le evoluzioni storiche del looping, citando “Come Out” di Steve Reich come genesi della sperimentazione elettronica e raccontandoci anche l’evoluzione tecnologica del loop che è passata dalle lunghe bobine magnetiche alle “grids” computerizzate più rigide e puntuali di “Robots” dei Kraftwerk. L’avvento della computer music ha creato la possibilità di rendere il loop accessibile a tutti i tipi di produzione e negli ultimi anni l’industria musicale del pop ne ha beneficiato e abusato creando produttori da “trenta secondi”. Con la facilità di un click ci rende chiaro il concetto: ascoltate il loop “Vintage Funk Kit 03” e poi l’intro di “Umbrella” di Rihanna, vi accorgerete quanto un pezzo da milioni di dollari sia basato su una singola battuta di batteria. Ma ci sono anche encomi per produttori come Jamie Lidell, inserito nella Matthew Herbert Big Band con cui ha composto “Goodbye Swingtime”, che utilizza la propria voce come strumento musicale e il looping come elemento per conferire complessità ai pezzi.
In questi trenta minuti si dipana la completa conoscenza del compositore britannico che in diretta ci rende in maniera lapalissiana la facilità di creazione di un loop e di come esso possa considerarsi alla stregua di uno strumento musicale capace di raggiungere la metafisica perfezione del riciclo continuo. A voi l’ascolto, ma affrettatevi, tra pochi giorni potrebbe non essere più disponibile.