Tra i generi che vanno per la maggiore oggi nella musica da club c’è sicuramente la techno carica di male di vivere e di richiami industrial: fa strano che tra i paesi in cui questo sound attecchisce maggiormente, oltre alla solite Germania e Inghilterra, ci siamo anche noi, storicamente terra di sole e di funk anche in ambito techno, dove per anni all’inizio del millennio ha spadroneggiato una scena, quella napoletana, che pur non risparmiando le bastonate aveva fatto del proprio marchio distintivo una solarità e un groove mai più ritrovati.
I tempi sono cambiati, e ora il mood generale dell’ambiente techno di solare non ha più nulla: le macchine hanno preso il sopravvento e un manto di tenebre copre tutta la scena, capitanata per il nostro paese da Lucy e dalla sua Stroboscopic Artefacts ma brulicante di altri produttori ed etichette più che valide. E’ il caso della Repitch di D.Carbone, Ascion e Shapednoise, che qui si riuniscono per il secondo 10″ dell’etichetta sul quale stampano sofferenza industriale e rabbia a palate: non c’è spazio neanche per un timido raggio di sole che filtri, l’oscurità la fa da padrone tra droni, rumori meccanici e altre industrialità, qui non si scherza e non ce n’è per nessuno.
“Basic impact”, la traccia di Ascion e Shapednoise, è la dimostrazione che anche noi italiani sappiamo fare techno di qualità senza necessariamente la cassa in quattro: il beat è spezzato per quasi tutta la durata come se a picchiarci fosse Objekt, ma quando poi verso la fine i droni lasciano spazio a una cassa dritta e inarrestabile la lezione di dieci anni e più di Liebing è evidentissima e c’è solo da strapparsi i capelli; peccato solo duri troppo poco rispetto alla durata totale della traccia. L’altra traccia invece, “MetemPsychosis” dell’altro label manager D.Carbone, non si lascia andare alla cassa in quattro mantenendo il proprio andamento marziale scandito da un clap secchissimo che accompagna tutta la durata del brano, durante il quale rumori di industria pesante, acciaierie e metalmeccanica assortita ci gettano in un abisso di rara profondità.
Se dalla musica cercate sensazioni positive, state pure alla larga da questo “10inch02” come dal resto della techno uscita di recente; se invece siete fan della catarsi indotta dall’oscurità musicale, dubito potrete trovare di meglio: non c’è niente di particolarmente innovativo qui, la formula è la stessa da sempre, ma qui è riprodotta particolarmente bene.