Di dj superstar ce ne sono tanti, ma quanti possono permettersi di firmare un mixato triplo in una serie chiamata “capolavoro” (la “Masterpiece” di Ministry Of Sound) e uscirne senza sembrare Albertone Sordi ne “Il Marchese del Grillo”, “io so’ io… e voi nun siete un cazzo?” Ce lo vedete Tiesto, e tutti noi a mo’ di plotone d’esecuzione? Andy Weatherall, lui può. Cinquantenne in questi giorni, baffoni e abbigliamento da bucaniere d’altri tempi, punk prestato alla dance, ha guadagnato in tre decenni di carriera – come produttore, musicista, remixatore, dj di straordinario eclettismo e discografico: con i lettori di Soundwall ci permettiamo di dare per scontato il curriculum – le stellette necessarie per porsi al di là del bene e del male. Ma non ci si è seduto sopra.
Sempre attento a ciò che succede in giro (e anche al di fuori del giro, vedi il recente remix per gli oscuri rocker psichedelici statunitensi Wooden Shjips), Weatherall torna in pista oggi con un album che va dritto fra gli indispensabili della sua discografia estesa. Firmato in coppia con Timothy J. Fairplay, già nei Battant, “Ruled By Passion Destroyed By Lust” è una fascinosa immersione nell’immaginario tipicamente londinese di Weatherall, un viaggio placido e ipnotico lungo quasi settanta minuti (ottanta in digitale: in coda c’è pure un remix di Mugwump) a base di elettronica di taglio cosmico, ritmi kraut rock, intenzione dub, oscurità new wave e melodie pop. Tutto combinato in maniera personale, naturalmente, tenendo quasi sempre bassi i ritmi ma sempre alta la tensione, evitando però che cupezza e inquietudine prendano il sopravvento.
Dalle arie orientali su propulsione nu-disco di “Beglammered” ai dieci minuti epici del suddetto remix di “A Love from Outer Space”, scorre materiale che non stanca nonostante gli ascolti ripetuti: “One Minute Silence”, pezzo funky-pop degli A.R. Kane del 1989 rallentato e trasformato in un mantra boogie sintetico alla Suicide; l’electro-pop gotico di “Never There”; i maestosi fiati giamaicani su bolle acide di “Skwatch”; il piglio marziale di “Late Flowering Lust”, con testo preso in prestito dal poeta John Betjeman e tagliente chitarra da Gang Of Four che si fa strada. E soprattutto, gli otto minuti della versione originale di “A Love from Outer Space”, melodia contagiosa su strati di archi e chitarre, andamento lento e spaziale da Baleari con bonghetti, e coro mezzo afro senza parole che la manda in orbita da metà in poi.