Da Ferrara a Milano le stelle in movimento di Astro Festival passano alla caratteristica cornice del Circolo Magnolia e lì risplendono per una notte afosa, stimolante e bellissima. In concomitanza con altri eventi di apertura dell’estate milanese (vedi alla voce Terraforma), Astro è riuscito ad attirare un’ottima affluenza. Innanzitutto perché al Magnolia si sta bene: è splendidamente immerso nel verde, è gestito dai giovani per i giovani, è una fuga temporanea dalla città. E poi perché la line up proponeva nomi altisonanti che sono più che una garanzia. I Moderat sono delle vere superstar, tanto da essersi guadagnati “l’onore” del finto merchandising proposto all’ingresso, fatto di magliette con le stampe ormai iconiche firmate Pfadfinderei.
La danza cosmica si apre al tramonto con il milanese Abstract, che fa gli onori di casa coccolando il primo pubblico con un set eclettico fatto di vinili e venature jazz. Il tempo di idratarsi a sorsi di bionda tedesca ed è già ora del live di Clap! Clap!. Chi segue le gesta di Cristiano Crisci sa bene che ci sarà da ballare (tanto), da saltare (tanto) e da sudare (tantissimo): ora lo sanno anche gli arzilli soci della bocciofila interna al Magnolia. Con la sua live band, composta da bassista e due batteristi, il producer toscano dà vita ad un delirio che è difficile descrivere a parole: sembrava che in Africa avessero organizzato un rave. La musica di Clap! Clap! è un wonky indigeno, tribale, con un drop costruito unicamente sulle percussioni. Uno show senza pause con Crisci che versa litri di sudore e una folla esagitata che lo acclama e proclama vero trionfatore del festival.
Giusto il tempo di girarsi verso il main stage e Gold Panda ha già premuto play. Derwin Schlecker costruisce un live non distante da quelli a cui abbiamo già assistito, ma immerge le tracce in una dimensione meditativa che non toglie a pezzi come “You” e “Junk City II” il tipico fascino.
A questo punto il Magnolia brulica nell’attesa del main event. Quello dei Moderat è un live meno emozionale e più suonato: dalla scaletta escono “Therapy”, “Damage Done” e “Last Time” a favore di un accenno di sperimentazione su tracce famose, che vede “Milk” suonata per intero e che da sola vale il prezzo del biglietto. È confermata l’impostazione “post-kraftwerkiana” profondamente tedesca che prevede il totale controllo del dettaglio nei suoni, nelle immagini e nell’assetto globale dello show. Il risultato è uno spettacolo diverso da quello visto all’Alcatraz lo scorso anno, che supera la fase di promozione del disco e che racconta la trilogia in una forma molto più concreta. Il delirio del pubblico è innegabile e raggiunge l’apice all’apparire dell déshabillé di Seb Szary che, per la seconda parte del live, si presenta in tenuta vacanziera deutsche Mode-Stil, con Birkenstock, pantaloncino nero modello Argentina ’78 e canotta nera a mettere in mostra il fiero pelo ottomano. Prevedibile il boato al primo barrito di “Bad Kingdom” che arriva sul finire di un concerto con cui i Moderat salutano il pubblico milanese per un po’ di tempo. Il nostro consiglio è quello di non perdervi i prossimi live estivi italiani.
Mezzanotte, le stelle sono alte nel cielo ma non tutte sono destinate a brillare in egual misura. Decidiamo di concentrare testa e gambe sul set di Dixon tralasciando (purtroppo) quello di Daniele Baldelli. Le tre ore di show risultano banalmente scolastiche e un po’ sconclusionate e non bastano la splendida t-shirt di Pat Metheny (live tour ’91) e l’omaggio a Lorenzo Senni in chiusura a ripagarci della scelta. Ci spostiamo appena in tempo per sentire le battute finali di un sempre ottimo Dukwa. Stanchi e felici dedichiamo le ultime energie a quello che ci è sembrato il solito interessantissimo Lory D.
Astro Festival conferma la perfetta congiunzione astrale sui cieli di una Milano scintillante nelle sue continue proposte musicali: si pensi che la notte successiva il palco del Magnolia era già occupato da Sugarhill Gang, Gruff e la solita cricca degli imperdibili b-boy. Ci è piaciuto il pubblico calorosissimo e ordinato, entusiasta e coinvolto fino alla fine. Ci è piaciuta la sensazione di familiarità che la venue, gli artisti, l’organizzazione sono riusciti a trasmetterci.
Non possiamo che abbandonarci ai romantici cliché: il sogno di una notte di inizio estate si è consumato sotto il migliore dei cieli stellati. Grazie Astro.
[Pic by Giulia Razzauti]