Colin De La Plante è uno che ha un sacco di cose da dire: musicalmente, ci ha da poco regalato un album che è al tempo stesso un manifesto del pool pressoché infinito da cui sa attingere per i samples e una dimostrazione di talento nel confezionare un album rilassato ma col piglio sicuro di chi sa quello che fa.
The Mole però ha un sacco di cose da dire anche oltre la musica, come dimostra questa piacevolissima chiacchierata da cui emerge una persona dalle mille sfaccettature, che quindi si rispecchia perfettamente nella musica che produce.
Iniziamo dal tuo ultimo album, “De La Planet”: come lo descriveresti? Da dove arriva?
Credo arrivi da casa mia, e dal mio cane. Dai fagioli e dal riso.
Sul serio, è stato registrato nel Freedom Engine studio di Mathew Jonson lo scorso inverno. Le idee e la direzione musicale si sono formate mettendo insieme le macchine incredibili che Mathew ha collezionato negli anni e dei sample da alcuni dei dischi che ho scovato. Il Freedom Engine è un posto da sogno in cui lavorare. Ci sono così tante possibilità. E l’amore, ovviamente. L’amore è sempre l’elemento principale.
Una delle parti più evidenti dell’album sembra essere il campionamento di parti vocali: com’è andata questa parte? Come hai scelto i vocal da campionare, e a che trattamento li hai sottoposti?
Cerco di scegliere cose che non siano facili da riconoscere. Mi piace il gioco “da dove arriva quel sample”, voglio renderlo difficile per i miei amici. Quindi compro ogni sorta di musica, non solo country e western, i miei sample preferiti arrivano dai dischi più assurdi. Però farli suonare freschi significa anche tagliarli, riarrangiarli, incasinarne il ritmo e la tonalità, magari suonarne alcune parti al contrario. Quello che conta più di tutto, però, è che non voglio insultare l’originale: aggiungere una cassa in quattro sotto un classico semplicemente non è un’opzione, per me. Mi fa stare male, onestamente. Trovare un groove strano e invertirlo, impilarlo con un altro, e poi un altro ancora. Poi iniziare ad aggiungere dei synth e togliere tutta la spazzatura. Almeno, con “De La Planet” il piano era questo: abbastanza vago, ma con i passaggi principali ben definiti.
I titoli delle tracce mi sembrano, a modo loro, perfetti, anche se non sempre sembrano avere senso: come hai scelto titoli come “Sandwich Time Is Coming”, o “Mods In The Living Room”? Il secondo fa riferimento ai synth modulari, vero?
Sono contento che ti piacciano i titoli. Non sono sicuro che debbano avere senso, anzi, come puoi intuire dal mio nome d’arte, mi piace l’ambiguità in quel senso. Parole con significati molteplici o riferimenti sfocati lasciano aperta al lettore o all’ascoltatore la decisione di cosa significhino per loro. Forse a volte è chiaro, forse avevo solo fame, o forse ci sono dei riferimenti sessuali, ma mi piace il fatto che The Mole abbia molti significati e io possa assumere quello che mi si adatta meglio in ogni momento.
Tra l’altro, come nota a margine, mi piacciono un sacco quelli che io chiamo “personaggi perfetti”: l’eroe senza una backstory, quello che arriva sulla scena già completo ed è un esempio costante e puro del proprio tratto distintivo. Come Gesù, o Clint Eastwood ne “Lo Straniero Senza Nome”, o il camionista in Tampopo, o ancora Snake Plissken.
Oh, e….sì, Mods si riferisce ai synth modulari. Ne ho avuti un po’ in salotto per qualche tempo, si accompagnavano col piano in maniera adorabile.
Nonostante suoni assolutamente “tuo”, “De La Planet” è anche più lento, più intimo rispetto al resto delle tue produzioni, forse addirittura meno “da dancefloor”: era questo che avevi in mente?
Cercavo di percorrere una strada nuova, o almeno di sfidarmi a uscire dalla mia zona di comfort continuando però a fare qualcosa che mi facesse sentire bene. Volevo usare scale nuove, tecniche nuove, cambiare il mio setup. Il mio momento preferito, quando lavoro coi synth modulari, è quando sono vuoti, una tela bianca che aspetta me. E a volte mi fermo a fissarla. Non volevo intenzionalmente che l’album suonasse più intimo, ma adoro l’idea che sia questa la sensazione che dà, significa che sto migliorando. Un giorno spero di diventare capace di sferrare il pugno perfetto, sai, come in quella frase di Bruce Lee, “non temo l’uomo che ha praticato diecimila calci una volta, ma l’uomo che ha praticato un calcio diecimila volte.”
In che modo la musica che hai prodotto per “De La Planet” si inserisce nei tuoi dj set attuali? Stai andando nella stessa direzione anche come dj?
Cerco di fare musica che si inserisca bene in tutti i miei gusti come dj. Una sorta di ponte, in un certo senso: tra la Perlon e Arthur Russell, tra Al Kent e Tobias, tra gli Optimo e i Cobblestone Jazz. Sono stato molto soddisfatto di vedere le reazioni dei dancefloor a “De La Planet”: l’ho provato per un po’ di tempo in pista, ma nei miei tour più recenti ho insistito un po’ di più, e oddio…cosa posso dire, se non “Grazie, ragazzi! siete fantastici!”
A che punto pensi di essere, in questo momento, nella tua carriera? Cosa significa “De La Planet” per il tuo percorso come musicista e come dj?
È difficile avere questo tipo di prospettiva sul momento, il percorso che sto seguendo non è così chiaro nemmeno per me. I miei obiettivi sono piuttosto vaghi e ad ampio spettro, il che forse spiega anche il mio continuo vagabondare, per cui senza vedere dove conduca il sentiero è difficile dire a che punto mi trovo ora: questo potrebbe essere il momento della grande svolta, o una parte di un’ondata di successo lunga dieci anni. Spero di trovarmi alla base di una gigantesca montagna che aspetta che io la scali. La vista è già fantastica da qui, non riesco a immaginare come possa essere lassù. Dove mi troverei se finisse tutto ora? Che considerazione difficile, sai che ti dico? Facciamo che mi fermo qui col discorso.
Andrai in tour per promuovere l’album? Farai dj set o suonerai live? Cosa possiamo aspettarci?
Ho appena finito un tour come dj negli Stati Uniti e in Giappone. Divertentissimo. Il tour in Europa sarà gestito in modalità pick and roll, come al solito, o almeno come al solito per me, ho date in giro per l’Europa un po’ sempre. Molte delle nuove tracce sono già parte del mio live set, anzi, in effetti ho provato “su strada” alcuni arrangiamenti nei miei live dell’anno scorso. Ci sarà qualcosa di vecchio e qualcosa di nuovo nei miei prossimi set, quindi, anche perché di solito quello che porto è uno scheletro su cui improvvisare, per cui è diverso ogni volta, ma non preoccuparti, sono comunque sempre io. Always moling
Pensate di riprendere l’attività come Modern Deep Left Quartet prima o poi? Ci sono altre collaborazioni che hai in pentola o altri artisti con cui vorresti lavorare?
Il Modern Deep Left Quartet è sempre in movimento. Abbiamo ammassato una gran quantità di registrazioni in studio, alcune delle quali probabilmente vedranno la luce del giorno come parte della serie di vinili dei Cobblestone Jazz. Siamo anche in trattativa con alcuni promoter americani per fare i primi show del MDLQ laggiù prima o poi, e so che tutti e quattro non vediamo l’ora. Personalmente, io non vedo mai l’ora di lavorare con loro, hanno un sacco di talento e ne abbiamo passate così tanto insieme, che suonare insieme mi fa stare proprio bene.
Altre collaborazioni? Io e San Proper abbiamo fatto qualcosa con Hreno di recente che potrebbe trovare la sua strada presto, e ho fatto qualcosa anche con Tom Trago. E anche tutti noi assieme, sai tipo quella roba dei Muppets, “Pigs In Space”.
Ho anche dei progetti di più lungo corso con dei musicisti canadesi, ma è qualcosa di troppo lontano nel tempo perché te ne parli in dettaglio ora, poi c’è qualcosa di nuovo del progetto DDMS in uscita sulla Cynosure di Mike Shannon, e degli edit sulla Common Edits di Dane, e ancora spero che “UFOs Over Egypt” di Mr. Tomorrow e Dr. Octobal esca presto, è devastante. Ma sono solo dei forse su altri forse.
Ultima domanda: quali sono i tuoi piani futuri dopo “De La Planet”? Hai un piano a lungo termine? Sembrerebbe di sì.
Credo di aver risposto più in alto: la mia lista di to-do è enorme, un sacco di cose e di progetti che meriterebbero più tempo. Solo che la mia roadmap è più simile a un albero con mille ramificazioni che una linea retta. Seguo il sole, sai. Quali sono i miei piani? Onestamente non saprei da dove iniziare. Ho un piano a lungo termine? Sì.
[Scroll down for English version]
Colin De La Plante is a guy with a lot to say: musically, he recently gifted us with an album that is at the same time a manifesto of his endless pool to draw samples from and a showcase of his talent in packing up a relaxed record with the confident pace of somebody who knows what he’s doing.
However, The Mole has also a lot to say beyond music, as showcased by this pleasant chat we had with him that lets out a guy with lots of different facets, just like his own music.
Let’s start from your latest album, “De La Planet”: how would you describe it? Where does it come from?
I guess it comes from my house, and my dog. From beans and rice.
Really, it was recorded in Mathew Jonson’s Freedom Engine studio this winter. The ideas and direction were formed from a fusion of the amazing equipment Mathew has collected over the years, and samples from some of the records I’ve dug up. Freedom Engine is a dream room to work in. So much possibility. And love of course. Love is always the key element.
One of the most prominent parts of the album seems to be sampling vocal parts: how did this go for you? How did you choose the vocals to sample, and what process did you run them through?
I try to choose things that won’t be easy to recognize. I like the game ‘what’s that sample’. I want to make it hard for my friends. So I buy all kinds of music. Not just Country and Western. My favorite samples come from the weirdest records. But making it fresh also means chopping them up, rearranging them. Messing with their rhythm and pitch. Maybe play some parts backwards. But most importantly, I don’t want to insult the original. Adding a square beat under a classic just doesn’t cut it for me. Hurts my feelings to be honest. Find some weird groove, and flip it, stack it with another and another. Then start adding the synths. And delete all the garbage. At least that was the plan with De La Planet. Very loose road map, but the main steps were clear.
The titles of the tracks seem somewhat perfect to me, although they don’t always seem to make sense: how did you choose titles like “Sandwich Time Is Coming” or “Mods In The Living Room”? Does the latter refer to modular synths?
I’m happy you like the titles. I’m not sure titles have to make sense, in fact, as you can tell from my stage name, I like the ambiguity. Multiple meanings or blurry inferences leave it open to the reader or listener to decide what it means to them. Maybe sometimes it’s clear, maybe I was just hungry or it’s a sex thing, but I like the fact that the mole has so many meanings and I can assume whichever suits me in the moment.
Side note, I also really like what I call perfect characters. The hero without a back story. The one who arrived complete and is a constant, pure example of their trait. Like Jesus, or Clint Eastwood in High Plains Drifter. The truck driver in Tempopo would be another example. Or Snake Plissken.
Oh, and… Mods is for modular. They was a station in my living room for a quite a while. Paired lovely with the piano.
Although it definitely sounds like The Mole, “De La Planet” also feels a little slower and more intimate, possibly even less danceable than your usual productions: is that what you had in mind?
I was trying to go a new road. Or at least to challenge myself to get out of my comfort zone, while still making something that comforts me. I wanted to use new scales and techniques. Change my kit. My favourite moment with modular synths is when they are empty, a fresh canvas. Waiting for me. And sometimes I just stare, plotting. I didn’t intent for it to be more or less intimate, but I love the idea that it feels so. Means I’m getting better. Someday I hope to throw the perfect punch. You know, like Bruce Lee’s quote ‘I fear not the man who…’
How does the music you produced for “De La Planet” fit into your current DJ sets? Are you going in the same musical direction as a DJ as well?
I tend to make music that fits between all my tastes as a DJ. A bridge perhaps. Between Perlon and Arthur Russell. Between Al Kent and Tobias. Between Optimo and Cobblestone. I’ve been really happy to see the reactions from the dancers to De La Planet. I’ve been testing it for quite a while, but with recent tours I leaned on it a little harder, and boy oh boy.. what can I say but, thank you people ! You are amazing !
Where do you think you stand, at this moment, in your career? What does “De La Planet” mean for your own path as a musician and as a DJ?
Hard to have that kind of perspective in the moment. The path I’m riding isn’t that clear to me. My goals are pretty loose and large, which may explain my constant meanderings. So without seeing where the path leads, it’s hard to say where I’m standing now. This could be the big turning point. Or part of a ten year wave of gold. I hope I’m standing at the bottom of a giant mountain waiting for me to climb. The view from here is already fantastic, I can’t imagine what it must be like up there. Where am I if it all ended now? What a thing to consider, you know what, i’m going to stop myself right there.
Are you going to be touring to promote the new album? Will you be DJing or playing live? What should we expect?
I just finished a DJ tour of the US and Japan. Super fun times. The Euro touring will be in a pick and roll style. Typical stuff i think. At least it’s typical at my house. We’re pick and rolling here all the time. I’ve put many of the new songs into the live set already. In fact I road tested a few of the arrangements in my last year’s sets. So there will be some new and some old in the sets to come. Too be honest my live set is always changing. And what I bring is a skeleton to improvise on top of, so it’s always different. But don’t worry, it’s also always me. Always Moling.
Are you planning to resume the Modern Deep Left Quartet cooperation anytime soon? Any other collaborations that you have up your sleeve or artists that you’d like to work with?
The Modern Deep Left Quartet is always in motion. We’ve been amassing a collection of studio recordings, some of which will likely see the light of day as part of the Cobblestone Jazz vinyl series. And we’re in talks with some US promoters about doing our first MDLQ shows in that country soon. I know we’re all very much looking forward to that. Personally I’m always looking forward to working with those guys. They are so talented and we’ve got so much history together, it just feels right.
Other collaborations ? Me and San Proper did some work with Hreno not long ago that might find the grooves soon. Also some stuff with Tom Trago. And all of us together. Talk about pigs in space.
I’ve got longer projects on the go with some Canadian musicians, but it’s too far off to get into detail now.
There some new stuff from the DDMS project coming out on Mike Shannon’s Cynosure.
And some new edits on Dane’s Common Edits label. Hopefully Mr. Tomorrow and Dr. Octobal’s killer ‘UFOs Over Egypt’ will come soon. Maybe on Maybe.
Final question: what are your future plans after “De La Planet”? Do you have a long term plan? It feels like you do.
I guess I answered this up higher. My to-do list is enormous. So many things and projects that need more time. But my map is more tree branch, less straight line. I follow the sun, you know. What are my plans? I honestly don’t know where to begin. Do I have a long term plan ? Yes =)