Iniziare un articolo su Christophe Le Friant aka Bob Sinclar sappiate sin da subito che per me è molto impegnativo in quanto sono uno di quelli che non riesce ancora a capire a fondo il suo “nuovo” sound (nuovo si far per dire dato che ormai tra fischietìi, grida, vocine e via dicendo sono anni che ci perseguita ovunque tra radio, tv, pubblicità, slip e addirittura a breve al cinema). Probabilmente io come, lo ripeto ancora una volta, tutti quelli che non riescono a mandare giù o meglio direi ad ascoltare la sua musica, abbiamo torto… Perchè? Perchè nella vita contano i fatti e i fatti dicono che Bob, insieme al suo “amico-rivale” David Guetta, ha scelto la giusta via, quella del pop, per rendere così il proprio hobby-lavoro-interesse vero e proprio oro colato. Bob Sinclar per fortuna non lo conosciamo solo come Bob Sinclar ma anche sotto altri pseudonimi come The Mighty Bop, Reminiscence Quartet e Africanism con i quali si avvicina a suoni acid-jazz, hip-hop, deep house.
Detto ciò non sono qua per parlarvi della sua vita milionaria o stilarvi la sua biografia, non ne sono e credo non ne siate nemmeno voi interessati; son qua per scrivere riguardo il suo primo album datato 1998, l’album delle polemiche dove si trova il brano “Gym Tonic”, in collaborazione con Thomas Bangalter dei Daft Punk che ne fu co-produttore: nel disco venne campionata la voce di Jane Fonda prelevando il suono da una audiocassetta. La stessa Jane Fonda, più tardi, negò la sua autorizzazione all’uso di quel campione così i due produttori non potendo uscire con una versione di “Gym Tonic”, co-produssero una cover collaborando con Paul Glancey e Duncan Glasson degli Spacedust. Il brano conteneva elementi sonori di “Gym Tonic” e di “Music Sounds Better With You” degli Stardust, altro gruppo meteora che però aveva le medesime radici.
Son qua quindi per raccontarvi di un Bob o se posso preferirei chiamarlo Chris LeFriant, completamente diverso dall’artista che oggi si vede e soprattutto si sente… Se non l’avete ancora capito vi sto parlando del suo “Paradise” uscito il 30 Maggio 1998 sulla Yellow Productions, la label di DJ Yellow e Christophe Le Friant. Era da moltissimo tempo che non mi capitava tra le mani e vi ammetto che è stata per pura casualità, non avrei più messo mano su un suo lavoro dopo gli ultimi che non ammiro affatto (scusate la schiettezza ma non posso far a meno di dire come la penso riguardo la sua ultima scelta di produzioni musicali! Banali ma con le quali è riuscito ad avere un seguito infinito…). Credetemi, anche se vi risulterà alquanto difficile, lo è stato anche per me inizialmente ma una volta premuto play ho cambiato idea, anzi, Chris stesso con le tracce di “Paradise” mi ha fatto cambiare idea e ricredermi riguardo il suo passato…(forse ero partito con troppi pregiudizi, lecito no?!). Sicuramente in quegli anni la disco andava alla grande, genere che anche oggi ha ripreso piede insieme a quel tocco houseggiante che come per magia riesce oramai a stregare il “clubber accanito” da dancefloor. In tutto sono 13 brani di cui 2 sono sampler di pochi secondi, quindi dura veramente non molto l’ascolto dell’intero album ma sicuramente farete la fine che ho fatto io… Vi state chiedendo quale? Semplice, lo risentirete immediamente una secondo volta perchè se nella prima vi sarete dimenticati che “era” la musica di Bob Sinclar, durante il successivo ascolto sarete consapevoli che Chris abbia veramente saputo creare un sound che a noi piace, eccome se piace.
Non voglio dilungarmi ancora analizzando traccia per traccia, non è mio modo di fare, anche se non vi nego che adoro “Disco 2000 Selector” e “The Ghetto” ma son gusti e de gustibus non disputandum est… Quello che però vi voglio dire e a cui vi vorrei far riflettere è che sicuramente il ragazzo ha preferito “stringere amicizia in una situazione sintementale stabile” col dio danaro ma che sicuramente Christophe Le Friant la musica la sa fare…la sapeva fare…
Tornerà la techno, è un ciclo, ma ora godiamoci questi suoni, queste voci, questo suono… “Paradise”.