Se “Cerulean” aveva aperto le porte a domande esistenziali a cui era difficile dare risposte, questo nuovo “Obsidian” non si vergogna di urlare in faccia al mondo tutte le sensazioni che passano per la testa di Will Wiesenfeld.
I brani prendono finalmente forma e si costruiscono perfettamente intorno alla sua voce, che questa volta non è timida, ma forte e decisa, così come i concetti che esprime. Se i diversi strati che l’americano cuciva hanno reso in passato il suo stile inconfondibile, due anni dopo vengono completamente rivisitati. Will sembra aver trovato quello che molti artisti cercano per tutta la vita, il punto di svolta che trasforma il cambiamento in evoluzione. Questo nuovo lavoro ci piace, perché finalmente osa verso qualcosa di più complesso: quello che gli riusciva bene, gli viene anche meglio quando decide di strizzare l’occhio alla sua idea di pop. Non è un caso che la critica l’abbia paragonato anche a “Give Up” dei The Postal Service, con la grande differenza che Wiesenfeld vuole abbracciare l’oscurità e non la luce (provate ad ascoltare “Miasma Sky” e dite il contrario).
“Obsidian” sorprende, perché non ci sono più le pause che avevamo cercato di decifrare nel suo predecessore. Corre veloce, non ti permette di ragionare. Sentiamo di spingerci oltre e di azzardare anche il paragone con i Placebo quando ascoltiamo “Earth Death” che sembra estratto da “Sleeping With Ghosts” della band di Brian Molko. Prendetevi un pò di tempo e gustatevi ogni singolo passaggio, musicale e testuale di questo album, cercate di assaporare quello che secondo noi non sono riusciti a fare in molti. Basta pensare a “Half Of Where You Live” di Gold Panda.