C’è stato un momento in cui Roma era la capitale della scena elettronica italiana. Ne siamo abbastanza sicuri: tornerà ad esserlo. Sarà subito, sarà tra un po’ – questo non lo sappiamo. Ma tornerà ad esserlo, un po’ perché i cicli non sono eterni (c’è stata e c’è Milano, c’è stata Torino, c’è stata Bologna, c’è stata Napoli…) un po’ perché troppo è il materiale umano, in quanto a ricchezza ma anche in quanto ad eredità storica, che compone la scena elettronica romana. Le generazioni si susseguono, ma meriti e conoscenze si rimescolano e – quando arriva l’allineamento dei pianeti perfetto – le situazioni (ri)esplodono.
Che poi, il punto non è primeggiare, essere i migliori, dare la polvere a questo o quest’altra città: ma nel momento in cui diciamo “Roma tornerà capitale” vogliamo semplicemente che le caratteristiche più interessanti del contesto capitolino diventino un fenomeno forte, riconoscibile, riconosciuto, apprezzato, molto chiacchierato.
Ecco perché qui vogliamo segnalare due situazioni differenti fra di loro, ma con delle caratteristiche che sono secondo noi quelle “giuste” per tornare a costruire in città con la qualità, la visione. La prima cade il 12 e il 13 novembre: il Klang, piccolo gioiellino “avant” incastonato nel Pigneto, festeggia e si festeggia con una due giorni a nome Sturm Und Klang (bissando quanto già successo a settembre con Varg, Chevel ed altri) che mette in campo delle scelte davvero super. Ma super proprio. Dalla prima data in città di Croatian Amor allo showacase della Changeless (primizia assoluta stavolta proprio per l’Italia tutta), passando per date uniche di nomi legati ad etichette gettonatissime ma non scontati (Iglooghost per Brainfeeder, Catnapp per Monkeytown), di artisti di culto come SHXCXCHCXSH e pure una pattuglia di artisti italiani di spessore, artisti che già altre volte abbiamo segnalato con entusiasmo – e di sicuro torneremo a farlo – come Camilla Pisani, Key Clef, Luciano Lamanna. Ad ogni modo, le varie info via via che appariranno le trovate qui.
Manifesto, ormai una “tradizione”, ovviamente scandaglia delle realtà diverse, meno alternative e sotterranee. Ma nel fare questo ritorno dopo il lungo lockdown pandemico uno dei nostri festival capitolini preferiti fa la “cosa giusta”: chiama artisti con cui c’è prima di tutto una comunananza umana consolidata. Nei prossimi giorni seguiranno annunci più precisi, voi intanto segnalatevi 26 e 27 novembre come date ed Alessandro Adriani, Go Dugong, Jolly Mare, Nava, Populous e Whitemary come nomi. Ovviamente la casa di Manifesto non può che essere il Monk, un luogo che è un patrimonio preziosissimo per la scena musicale romana, lo è a trecentosessanta gradi. Biglietti per le serate singoli annunciati a breve; abbonamenti, qui.
Nell’arco di un mese, Roma ospita due festival: no robe da kolossal, no nomi roboanti, no dimostrazioni di sfarzo e di potenza, no “Mo’ ve faccio vedere io“, ma una attentissima scelta e ricognizione artistica in un caso, e un ritrovare e ripartire con una dimensione felicemente e primariamente umana nell’altro. Due buone notizie, due belle cose. Se siete dalle parti del Colosseo, supportate. Meritano entrambi.