Eccolo qui, il fantasmino bianco che tanto ci torturava durante le partite di Pac-Man riappare in un altro contesto. A lui è affidato il compito di simboleggiare una delle label che, negli ultimi cinque, più è stata attenta all’evoluzione del proprio sound, guardando avanti, al futuro, in maniera lungimirante e visionaria. Sto parlando dell’americana Ghostly International e di come essa sia divenuta uno dei principali canali di diffusione della musica elettronica d’avanguardia. E non solo.
Infatti, ripassando velocemente il suo catagolo delle release, mi vien facile dire che a renderla uno dei fiori all’occhiello nella scena musicale dell’elettronica statunitense e, probabilmente sì, anche mondiale, è l’attenzione e la cura maniacale per i più piccoli dettagli, i quali si manifestano vistosamente nel rapporto binomiale tra musica e immagini, che nel caso di Ghostly International funziona a meraviglia. Date un occhio alle cover delle varie release, ovviamente dopo averle ascoltate, per farvi un’idea più precisa.
Ma guardando al presente, e al futuro piuttosto prossimo – un po’ come il team di Ghostly alle prese col plan delle release a venire – c’è da spendere qualche parola positiva sull’album del duo, di Brooklyn, formato da Thomas Mullarney III e Jacob Gossett, in arte Beacon. “The Ways We Separate”, questo il nome del LP, incarna e, allo stesso tempo, rimarca con ancora più forza le riflessioni sulle tematiche proposte nei due precedenti EP, usciti sulla stessa Ghostly International, “No Body” e “For Now”, ovvero, il lato oscuro che si cela dietro il più intenso sentimento umano: l’amore.
Al di là della pesantezza nei temi, un comparto ritmico e melodico vario e ben concepito riesce ad alleggerire con influenze pop, r&b e synth elettronici, l’ascolto che altrimenti diverrebbe probabilmente insostenibile. Basti pensare che le liriche delle tracce presenti nell’album evidenziano due prospettive di separazione, in cui l’amore, appunto, lascia il posto a sentimenti più cupi e tenebrosi. Ascoltate “Between The Waves”, di cui riprendo alcuni passaggi: “I know all the ways we separate […] Where we start to fade at different frequencies”. E’ chiaro il riferimento a una relazione non più simbiotica, in cui i due soggetti vengono, mediante un’analogia, descritti in un momento di allontanamento. E’ così che desiderio, passione e rimorso ricorrono non solo nella terza traccia ma costantemente in tutto il LP, fino alla brano di chiusura. Proprio in quest’ultimo, “Split in Two”, si delina il secondo scenario immaginato, e forse anche vissuto, da Mullarney e Gossett. La separazione viene razionalizzata producendo una sorte di stato d’alienazione introspettivo, evidenziato nella traccia con una conversazione interiore la quale pone fine a un disco decisamente curato e davvero bello.
Mi riservo questo spazio per la mia recommended track “Bring You Back”, dove elettronica dal magnetismo seduttivo, intricati beat e melodie pop si modellano in un suono che infonde all’album una profondità viscerale, arricchita dalla bellezza oscura e, allo stesso tempo, splendente della duplice matrice emotiva trainante. Amore e allontanamento.