Nasce tutto da una chiacchierata su Facebook: è sempre piacevole quando ti contatta una persona in gamba come Romo (lo vedete in azione nella foto sopra queste parole), una delle migliori hip hop headz d’Italia e un maestro per quanto riguarda le faccende di beatbox. Non solo: “Ma perché non raccontarne la storia, ai vostri lettori? Magari non la sanno così bene“, ci dice ad un certo punto. Beh, non c’è bisogno di aggiungere altro. Il via libera arriva immediato. E quello che alla fine viene fuori è ora davanti ai vostri occhi: un viaggio appassionato ed appassionante nella storia e nei protagonisti di una disciplina che è musica, attitudine, innovazione, suono, tradizione, esercizio, passato ancestrale, futuro fantascientifico – tutto insieme contemporaneamente. Buona lettura!
Chi sono
Innanzitutto mi presento. Il mio nome d’arte è ROMO. Sono un beatboxer, DJ, producer e vengo dalla bellissima Sardegna. Ho iniziato a fare beatbox e ad esibirmi live verso la fine degli anni novanta. Nel 2005 ho creato il primo portale dedicato al beatbox italiano humanbeatbox.it con lo scopo di unire la scena italiana e conoscere altri beatboxer. Ho inoltre collaborato con il tedesco Bee Low, organizzatore della prima battle mondiale di beatbox per diversi eventi in Germania tra cui il mondiale e il campionato nazionale tedesco del 2012, e la battle del 2018. Di recente ho fatto uscire in free download il primo sample pack di beatbox italiano, 700 MB di suoni e loop di solo beatbox, scaricato da oltre 5,000 produttori provenienti da tutto il mondo. Con il mio beatbox e i miei DJ set ho suonato in Europa e nel Sud-Est Asiatico. Propongo un set eclettico fatto di House, UK Garage, Funk e Bass music. Di recente un mio brano creato assieme a DJ EKL ha raggiunto i primi 30 posti della Beatport breaks chart.
Storia del Beatbox
L’uomo ha da sempre sperimentato con la voce, spesso inconsciamente. Sin dall’alba dei tempi la voce è uno strumento di comunicazione ed espressione. L’uomo utilizza la voce per produrre suoni, usandola inoltre per esprimere sentimenti o sensazioni sin dalla tenera età, molto prima di imparare a parlare.
Il canto, ovvero la produzione vocale di toni musicali è così fondamentale, che le sue origini si perdono nella notte dei tempi e precedono lo sviluppo della lingua parlata. Si presume che la voce sia lo strumento musicale originario, e non c’è cultura umana, per quanto remota o isolata, che non canti. È probabile che la prima forma di canto fosse di tipo improvvisato, una semplice imitazione dei suoni uditi dall’uomo in natura.
Uno dei grandi sperimentatori vocali italiani che ha usato la voce come un vero e proprio strumento musicale è il compianto Demetrio Stratos. È interessante notare che il suo interesse per la sperimentazione vocale nasce osservando la figlia nella sua fase di “balbettio” ovvero quando ancora il bambino non sa parlare e gioca con la voce, per poi perdere questa sua forma di “gioco” con l’arrivo della parola e l’apprendimento della lingua madre.
Sperimentare con la voce è dunque un qualcosa di innato nell’uomo, e nella maggior parte degli individui questa caratteristica dell’uso si perde durante l’infanzia. Il Beatbox quindi riprende un po’ questa nostra fase “giocosa” che noi tutti abbiamo sin da bambini, usando quindi il corpo e le corde vocali in un modo creativo ed originale, che porta a nuove innovazioni e sperimentazioni come quella del beatbox: un’arte sempre in continua evoluzione che accomuna ormai tantissime persone da tutto il mondo.
Il beatbox o “Human Beatbox”, considerato da molti come il quinto elemento della cultura Hip-Hop, è una forma d’arte musicale che utilizza la voce per ricreare percussioni, strumenti musicali e altri effetti sonori originali. La scena si è evoluta tanto dalle origini dei primi anni ottanta, e ora i beatboxer sono capaci di creare dei veri e propri brani musicali completi con il solo uso della voce, utilizzando tecniche sempre più innovative e incredibili.
L’arte del beatbox ha le sue origini a New York alla fine degli anni settanta con l’arrivo della cultura hip-hop. I beatboxer originariamente ricreavano i suoni delle batterie elettroniche per accompagnare i rapper nei loro freestyle durante le performance dal vivo, e poi anche su disco.
L’arte di riprodurre le percussioni utilizzando la voce nasce comunque molto prima dell’arrivo dell’hip-hop. Tecniche simili al beatbox sono in uso da molti secoli. Uno dei primi documenti su video di un uso percussivo della voce si trova nella performance live del brano “Bye Bye Bird” di Sonny Boy Williamson II o in questa performance del 1938, dove il cantante imita il suono del basso. Anche i percussionisti indiani quando suonano le tabla improvvisano spesso dei vocalizzi ritmici che ricordano il beatbox o lo scat vocal. Nella musica indiana un Bol è una sillaba, pronunciata per aiutare e facilitare l’apprendimento delle tabla attraverso l’incarnazione delle caratteristiche sonore dei tamburi. Include sia vocali che consonanti e spesso raggiunge velocità notevoli, proprio come nel beatbox.
Possiamo considerare inoltre lo scat singing una sorta di parente antesignano del beatbox, dato che anche nello scat usato da molti cantanti jazz afroamericani come Louis Armstrong, Ella Fitzgerald e molti altri il cantante improvvisa vocaboli, sillabe, melodie e ritmi usando la voce come un vero e proprio strumento musicale come si usa fare nel beatbox, che a sua volta deriva dagli spiritual e dalla musica tribale africana tramandata nei secoli in forma orale dalle popolazioni africane. Gli esseri umani tendono inoltre a imitare in maniera naturale i suoni della batteria, come se fosse una loro seconda natura, qualcosa di innato.
Il termine “human beatbox” significa praticamente “batteria elettronica umana” e fu usato per definire le prime batterie elettroniche chiamate in gergo beat box. Il rapper e pioniere americano Doug E. Fresh ricevette in seguito l’appellativo di “The Human Beatbox” perché’ era in grado di riprodurre i suoni delle batterie elettroniche dell’epoca (siamo negli anni ’80) in modo impeccabile. E da quel momento il termine è rimasto invariato sino ai giorni nostri.
(Doug E. Fresh; continua sotto)
Negli anni ottanta i beatboxers erano di solito anche MC, e il beatbox veniva usato nei dischi hip-hop dell’epoca come una vera e propria base musicale dove i rapper creavano le loro rime. Negli anni seguenti si iniziano a sentire nei dischi anche parti di solo e improvvisazioni, dove il beatboxer dava sfoggio delle sue skills, come fa un batterista durante i concerti dal vivo.
Il primo contest di beatbox si tenne nel 1985 in America al New Music Seminar e venne vinto da Errol Holloman ovvero Beat Rocker (Rest in Power). I primi esponenti dello human beatbox sono stati Darren Robinson noto come Buffy del Trio dei Fat Boys, Doug E. Fresh, Biz Markie (Rest in Power!), Wise degli Stetsasonic e Michael Winslow che molti in Italia conoscono come “Quello che faceva i rumori” nei film della serie di Scuola di Polizia. Un altro artista che ha ispirato molti beatboxer e cantanti in tutti il mondo è Bobby McFerrin, un grande innovatore e sperimentatore che ha rivoluzionato con le sue performance uniche il modo di usare il corpo e la voce per produrre suoni e ritmi.
(Stetsasonic; continua sotto)
Nel periodo tra la fine degli anni ottanta e i primi anni novanta arrivano nuovi beatboxer sulla scena che portano a grandi evoluzioni e rivoluzioni, iniziando ad esibirsi come solisti in numerosi palchi e arene di tutto il mondo, portando questa forma arte sempre più al centro della scena musicale internazionale. Il beatboxer cresce, si evolve, e si propone per la prima volta come una one man band capace di creare una performance musicale solista completa.
Il più famoso e conosciuto da molti è Rahzel, meglio noto come “The Godfather of Noise”, che ha introdotto nuove e innovative tecniche come l’abilità di cantare e fare dei beats in contemporanea, portandolo a collaborare con artisti del calibro di Bjork e Mike Patton. La sua classica routine dove fa beatbox e canta contemporaneamente chiamata “If Your Mother Only Knew” è contenuta all’interno del suo album solista “Make The Music 2000”. Questi erano ancora anni dove i video online circolavano poco e in bassa qualità: il beatbox lo si trovava in special modo nei dischi come ad esempio quelli dei The Roots, un gruppo Hip-Hop americano (ospite fisso del Tonight Show di Jimmy Fallon, ndr) di cui facevano parte anche Rahzel e Scratch, che fu tra l’altro uno dei primi a fare gli scratch vocali. Inoltre non posso non citare Kenny Muhammad noto come “The Human Orchestra” che ha innovato questa forma d’arte con nuove tecniche. La sua Wind & Water Technique routine, che consiste nel creare delle batterie precise, veloci e complesse unendo delle parole scandite a bassa voce che molti beatboxer in seguito hanno usato nelle loro routine. È una cover del brano “Numbers” del gruppo tedesco dei Kraftwerk.
(Rahzel; continua sotto)
Un’intera generazione di beatboxer venne influenzata da questi tre artisti, e in tanti, anche fuori dagli States iniziarono a praticare questa forma d’arte, innovandola e arricchendola di nuovi stili e tecniche. Con l’arrivo del nuovo millennio, anche grazie a una connessione internet più veloce e stabile, arrivano in rete i primi tutorial creati dall’inglese Tyte, fondatore del primo sito di riferimento per la scena chiamato humanbeatbox.com, e ancora attivo. Nel 2002 Tyte ha inoltre creato una forma di notazione musicale del beatbox che combina tipografia e fonetica, creando un metodo di rappresentazione dei suoni prodotti dai beatboxer utilizzando i caratteri di una tastiera inglese. Nella notazione SBN (Standard Beatbox Notation) l’ordine delle lettere corrisponde a una particolare classe di suoni.
Nel 2002 il beatboxer tedesco Bee Low crea l’associazione Beatbox Battle, e nel 2005 organizza a Lipsia il primo campionato del mondo di Beatbox, che vede affacciarsi sulla scena nuovi beatboxer tra cui l’australiano Joel Turner seguito dal belga Roxorloops. Il secondo campionato del mondo si tiene poi nel 2009 a Berlino, portando a un’espansione della scena a livello globale. Nel 2018 più di 150 artisti provenienti da 50 nazioni diverse si qualificarono per l’evento. Nello stesso periodo si iniziano a organizzare inoltre i primi campionati nazionali come ad esempio l’UK Beatbox Championship, dove emergono talenti come Killa Kela, Beardyman, Faith SFX, Mc Zani, Reeps one, Ball Zee, Bellatrix e tanti altri. Killa Kela, grandissimo innovatore inglese, assieme al francese Eklipse ha portato sulla scena nei primi anni duemila nuove tecniche, ed ha suonato live e collaborato con artisti di calibro come Pharrell Williams, Mobb Deep, Redman, Busta Rhymes, DJ Fresh e il francese Alan Braxe.
(Bee Low; continua sotto)
Con l’avvento di YouTube nel 2005 la scena cresce in modo esponenziale e si creano i primi canali dedicati al beatbox come SwissBeatbox, un’associazione fondata dagli svizzeri Pepouni e Kilaa che negli anni diventa uno dei più grandi e famosi canali YouTube dedicati a questa forma d’arte, che conta ad oggi più di 4 milioni di iscritti. Dal 2009 inoltre organizzano una battle di beatbox a cadenza annuale chiamata Grand Beatbox Battle, con la presenza di beatboxer provenienti da tutto il globo. La Grand Beatbox Battle ospita diversi tipi di competizioni e sfide come gli showcase di beatboxer in solo, la battle showcase con l’utilizzo di una loopstation, la Tag team Battle dove i beatboxer si scontrano uno contro l’altro, la Tag Team loopstation introdotta nel 2020, dove due beatboxer si confrontano uno contro l’altro usando delle loopstation, e infine la ‘7toSmoke’ battle dove 8 beatboxer si sfidano a turno. Il primo beatboxer che conquista sette rounds viene poi dichiarato il vincitore della sfida. SwissBeatbox organizza inoltre durante il periodo estivo un evento full immersion della durata di dieci giorni con diversi workshops chiamato World Beatbox Camp, dove i migliori beatboxer del mondo spiegano tecniche innovative ai partecipanti, che poi hanno anche la possibilità di esibirsi dal vivo durante la rassegna.
Oggi molti paesi nel mondo tra cui Cina, Indonesia, Messico e Brasile organizzano il proprio campionato nazionale. I vincitori si qualificano poi per la finale mondiale della Beatbox Battle che si tiene ogni due anni a Berlino. Sempre più giovani si avvicinano a questa forma d’arte, anche grazie ai social e canali YouTube dove vengono pubblicate le battle, gli showcase degli artisti, tutorial su come fare beatbox e interviste. Negli anni sono poi stati creati inoltre diversi documentari dedicati a quest’arte che illustrano la storia dei protagonisti tramite interviste e video di performance live e routine. Per chi volesse imparare sono inoltre disponibili molti corsi online e tutorial gratuiti su YouTube che permettono a tutti di imparare divertendosi!
La scena Italiana
E in Italia? Quando sì e iniziato a fare il Beatbox? Ci sono tornei, competizioni… e chi e il campione italiano?
In Italia si è cominciato a fare beatbox a partire dai primi anni ottanta con l’arrivo della cultura hip-hop. Esistevano inoltre dei cantanti che utilizzavano forme musicali vicine al beatbox come lo scat vocal o sperimentavano con la voce già dagli anni sessanta, parlo di gente come Demetrio Stratos, Albert Hera, Lucio Dalla e Gegè Telesforo che ha partecipato a svariati programmi TV con Renzo Arbore negli anni ’80 e ha collaborato con i migliori musicisti della scena Jazz italiana e internazionale come Danilo Rea, Roberto Gatto, Dizzy Gillespie e DeeDee Bridgewater, vincendo anche svariati premi e riconoscimenti. Anche i comici e rumoristi Dario Bandiera e Alberto Caiazza già dai primi anni novanta incorporano elementi di beatbox nei loro show che fanno dal vivo e nei programmi della televisione italiana.
Agli inizi anche da noi il beatbox veniva fatto per accompagnare gli MC nei freestyle dal vivo. Tra i primi a fare Beatbox in Italia ci sono stati Ice One ed Eolo da Roma, che si era esibito anche live assieme alla band dei fratelli Micioni e Mike Francis, Gruff, Kaos, Rendo della crew milanese di writers TDK, Space One, Master Freez, Josta, Gransta MSV della Puazze Crew di Napoli e DJ Enzo, che nel singolo del Comitato “La Casa è un diritto” registra per la prima volta su disco il beatbox in Italia. In quel periodo non essendoci internet, ma soltanto i dischi e qualche sporadico programma radiofonico che trasmetteva musica black, i punti di riferimento per venire a conoscenza di questa forma d’arte erano pochi, anche se spesso veniva quasi spontaneo accompagnare i rapper nel freestyle con dei beat.
(Gli anni ’80, Eolo; continua sotto)
A la Spezia inoltre già dai primi novanta c’era una grossa scena hip-hop, formata principalmente da writer e b-boys. È in questo contento che si forma e cresce il beatboxer spezzino Mudy1, che inizia a fare beatbox già nel 1992. Mudy1 ha partecipato a diversi eventi nazionali e internazionali come il Mouth Fight di Marsiglia nel 2006, l’Hip-Hop Kemp in Repubblica Ceca assieme a Dhap, e come giudice nei campionati nazionali dal 2013 al 2016. Nel 2001 ha inoltre organizzato seminari di writing e human beatbox nelle carceri della sua città. La prima volta che si esibì dal vivo con uno show di beatbox fu quando prese parte a un evento organizzato da AL Magazine a Genova nel ‘95/’96.
Inoltre non posso non citare DJ Masso, beatboxer e DJ campano che si affaccia sulla scena hip-hop come beatboxer già nel 1994 rimanendo folgorato da un esibizione degli Articolo 31 andata in onda su Italia 1, dove vide DJ Jad fare beatbox. Da quel momento ha affinato le sue tecniche e iniziato a fare delle serate assieme a degli amici di Benevento, girando spesso la Campania e bazzicando inoltre in uno dei luoghi culto dell’hip-hop campano come Via dei Tribunali accompagnando poi nei live diversi MC partenopei come Puazze Crew, 13 Bastardi, Clementino, Op’Rot e molti altri partecipando e vincendo l’edizione 2012 del Microphone Masta assieme a Shark Emcee.
Nei primi anni duemila si affaccia sulla scena un beatboxer romano di nome Alien Dee, che collabora con il veterano MC, producer e maestro del giradischi DJ Gruff, pubblicando un album sperimentale di solo beatbox e scratch dal titolo “Esemplificazione Del Suono”. Nel 2003 viene inoltre invitato in Inghilterra come special guest alla prima edizione della World Beatbox Convention, diventando noto a livello Europeo, oltre ad aver collaborato con DJ di fama internazionale come Q-Bert. Alcuni anni dopo pubblica su vinile il primo battle break italiano di solo beatbox, pensato per DJ e turntablists. Di recente ha iniziato a collaborare con i Colle Der Fomento, uno dei gruppi storici dell’Hip-hop italiano, e li supporta nei live in giro per l’Italia. Inoltre tiene dei corsi di beatbox in una scuola di musica di Roma. La peculiarità di Alien Dee è quella di riprodurre con grande fedeltà i suoni dei vari strumenti musicali. Un altro beatboxer che si fa conoscere in questi anni è Mind dalla provincia di Roma, che ha collaborato con DJ Gruff e il gruppo hip-hop Quintomondo, oltre a Joker da Bologna.
(Josta, Alien Dee… e Fritz Da Cat in disparte; continua sotto)
Nel 2005 ROMO mette in rete il sito humanbeatbox.it, la prima piattaforma online italiana che aveva come scopo quello di unire i vari (pochi) beatboxer della penisola a conoscersi, scambiarsi pareri, darsi consigli, eccetera.
Dhap, storico beatboxer italiano di Parma nel 2006 crea l’associazione Ita Beatboxers, e due anni dopo organizza il primo raduno italiano in un locale di Parma. La serata ebbe molto successo e riunì per la prima volta sotto lo stesso tetto la scena beatbox italiana. Ne parlarono anche i media nazionali e uscì pure un reportage su Rai Due, portando per la prima volta in Italia il beatbox all’attenzione del grande pubblico. Al raduno furono invitati inoltre ospiti internazionali come Bee Low e Roxorloops.
Al raduno si fecero notare un sacco di nuovi e capaci beatboxer come Bee Cee (che nel 2012 si qualificò anche per i campionati Mondiali di Berlino e fondò assieme ad Orange Beat la band dei Progetto 23, ndr.), Zeb (ora noto come Mex Zee), Noise (il primo in Italia a pubblicare dei tutorial di beatbox), Alp King, Jazaki, Jak, Big Smo, Rise (che ha pubblicato nel 2013 un album dal titolo “L’ultimo dei Sensi” con al suo interno numerosi MC della scena hip-hop italiana come Danti, Ensi, Clementino, Tormento e Rocco Hunt) e molti altri.
Dal 2006 ad oggi Dhap non si è fermato un attimo e continua sempre a creare eventi, prendendo parte inoltre al Beatbox Battle World Championship di Berlino per diversi anni. Dhap è uno dei più grandi rappresentanti del beatbox in Italia e ha fatto tanto per la scena, organizzando molte serate, contribuendo in maniera rilevante alla crescita e sviluppo del beatbox a livello nazionale e non solo. Nel 2010 inoltre, ROMO assieme a Steve The Wolf un rapper sardo organizza un raduno al Forte prenestino di Roma con un sacco di beatboxer provenienti da tutta Italia. Bee Cee nel 2009 divenne il primo campione italiano. Il titolo venne poi vinto due anni dopo da Orange Beat che si scontrò contro Mex Zee, classificandosi per ben due volte come vice-campione Italiano.
Nel 2012 inoltre si svolse la prima Beatbox Battle Online italiana che venne vinta da Big Smo. I partecipanti dovevano inviare i propri video online che venivano poi giudicati da Bee Cee e Noise.
Nel 2015 arrivò la riconferma di Orange Beat che vinse contro Imad. Nel 2013 e 2015 i campionati si svolsero a Varese, dove per la prima volta vennero anche confermate le prime campionesse di beatbox come Winka e Lady Wake. Dhap a partire dal 2010 organizza inoltre un nuovo format assieme a Masta Five chiamato Microphone Masta, dove un MC e un beatboxer gareggiano assieme contro altri due sfidanti. Un evento molto particolare che vede nuovamente assieme MC e Beatboxer una combo classica dell’hip-hop che fa sempre piacere vedere dal vivo.
Nel 2015 nasce una nuova associazione chiamata Italian Beatbox Family, con lo scopo di creare eventi e promuovere la cultura del beatbox nello stivale. I fondatori della IBF sono Fast.Evo e Dojo.
Nel 2018 al Campionato Italiano IBF di Torino si qualifica il marchigiano JBeat che batte Rask e Bad Peace. Nel 2019 al Sottotetto di Bologna si tiene l’ultimo campionato di Beatbox targato IBF che vede partecipare beatboxer come Slykku, Azel, Adel, Frank Venus, Harley, DLMC e tanti altri, con in giuria Alien Dee, Orange Beat, Reeps One, Skiller e il francese BMG, oltre al beatboxer e looper NME, che tra l’altro si fece notare a livello internazionale arrivando terzo al Grand Beatbox Battle 2018 a Basilea, e secondo nel 2019 al Grand Beatbox Battle di Varsavia. I vincitori della battle italiana IBF del 2019 sono stati Azel (Solo Male), Satana (Solo Female), Black Jack (Tag Team) e Zampa (loopstation).
Azel è molto noto a livello mondiale, avendo creato delle tecniche innovative e originali che hanno ispirato molti beatboxer. Nel 2020 si doveva tenere il campionato italiano di Human beatbox organizzato da Dhap ma purtroppo è stato rinviato a causa dell’Emergenza relativa al COVID 19. Ad agosto di quest’anno la IBF ha organizzato il primo Beatbox Silent Night, un contest innovativo e fresco dove i partecipanti si affrontano a colpi di human beats ascoltando la musica individualmente attraverso delle cuffie.
Ormai sono migliaia gli appassionati di questa disciplina, che negli anni si è evoluta tantissimo, dando vita a federazioni, campionati mondiali, nazionali e scuole dove quest’arte viene tramandata e insegnata.
I beatboxer oggi cercano sempre di sperimentare nuovi suoni e tecniche, esplorando tutto quello che è fisicamente possibile ottenere con la voce e il corpo umano, anche se spesso, vista la notevole presenza di video e tutorial online, molti suonano molto simili tra loro e copiano tecniche di altri beatboxer snaturando quest’arte.
(Restano comunque sempre le incisioni seminali, come questa; continua sotto)
La nuova generazione di beatboxer inoltre a volte punta tutto su tecnicismi e virtuosismi da battle, cercando di creare suoni velocissimi o usando tempi dispari, con l’unico obbiettivo di stupire i giudici e vincere una sfida che dura pochi minuti. Questi beatboxer a volte hanno una tecnica senza dubbio impeccabile, ma mancano di musicalità, elemento a mio avviso indispensabile nella creazione di una vera e propria performance dal vivo, che risulti fruibile alla maggior parte degli spettatori e non solo comprensibile dagli addetti ai lavori. Spesso inoltre molti beatboxer della nuova scuola non conoscono la storia di quest’arte, e pensano sia nato tutto con YouTube da video come quello di Joseph Poolpo e si interessano poco a conoscerne la storia, non riconoscendo il fatto che questa forma d’arte sia nata e faccia parte della cultura hip-hop.
Un grande esempio di musicalità lo troviamo nel geniale beatboxer Australiano Tom Thum, che in questo video assembla una live band che campiona i suoni della sua voce per creare un incredibile jam session!
Un ringraziamento speciale va a Mudy1, che mi ha fornito preziose informazioni per la stesura di questo articolo. Inoltre saluto Mind, DJ Jad, Space One, Ice One, Skizo, Dj Enzo, Josta, Dario Bandiera ed Eolo.