Che l’EDM e il suo indotto divenissero un polo accentratore di flussi monetari, interessi e scelte di carattere economico-politico, io, onestamente, non l’avrei mai immaginato in queste proporzioni ma con sorpresa devo ricredermi. E vi spiego il perché.
Beatport lo conosciamo tutti, ci avrete comprato musica, avrete consultato le classifiche (Tiga nella techno non si può vedere!) o avrete solamente spulciato nell’infinita collezione di tracce e dj mix. E che ci crediate o meno ci accompagna già da tempo.
Il 7 gennaio del 2014 Beatport infatti compirà 10 anni, grazie a dj e produttori illuminati come John Acquaviva, Richie Hawtin e Bad Boy Bill che insieme ad altri businessmen (Jonas Tempel, Bradley Roulier ed Eloy Lopez) hanno creduto nelle potenzialità di una piattaforma digitale per la vendita di musica. Dalle solitarie 79 etichette discografiche accreditate degli inizi, oggi se ne contano quasi 8000 con più di 1 milione di tracce e 40 milioni di utenti al seguito. Un impero accresciutosi nel tempo che ha visto collaborazioni fondamentali come quella con la Native Instruments e Shazam e che sembra non vedere mai la notte.
Beatport è una gallina dalle linee di codice d’oro, ha potenzialità in continua crescita e difatti agli inizi dell’anno è stato acquisito dalla SFX Entertainment di Robert Sillerman, major nel campo della promozione ed organizzazione eventi.
Robert F. X. Sillerman è uno squalo, ha creato la sua fortuna partendo dall’acquisizione di radio locali e ha creato la SFX Broadcasting nel 1992, l’ha poi venduta per 4,4 miliardi alla Clear Channel da cui poi è nata la Live Nation (leader nell’organizzazione dei più importanti live al mondo). Negli anni il suo interesse nel campo dell’entertainment è accresciuto fino ad arrivare ad annunciare sulle pagine di Billboard di avere 1 miliardo di dollari pronto per essere speso nel campo dell’EDM. Dalle stesse pagine ammette di non saper nulla sul settore, solo che è un campo vibrante, energico e dove non esiste un polo accentratore dei diversi promoter e da qui l’acquisto di ID&T (Tomorrowland, Sensation), o Totem (Stereosonic, festival per noi lontano ma fondamentale per la scena EDM australiana).
Lo squalo Sillerman ha dovuto spendere “solo” 50 milioni di dollari per acquisire Beatport. Un furto per qualcuno, un affare mostruosamente redditizio per la SFX che tramite Beatport potrà comprendere l’evoluzione dei gusti musicali all’interno dell’EDM e guidarne il cambiamento.
Insomma, gli sforzi in recruitment da parte della SFX sarebbero minimi per organizzare grandi eventi a tema EDM… basta buttarci dentro quello che piace di più dai flussi di acquisto. Dal punto di vista del marketing non gli si può contestare nulla!
Ma se SFX e Beatport ci hanno guadagnato da questo affaire, non si può dire lo stesso per i dipendenti della piattaforma nata a Denver. TechCrunch dalle sue pagine accusa la SFX di un letterale “bagno di sangue” in atto, 20 dipendenti della divisione di Denver, anche chi ci lavora dagli albori, sono stati licenziati, la sezione di San Francisco completamente decapitata e la stessa SFX ha definito “necessari i tagli in un’ottica di riorganizzazione aziendale al fine di ottenere una massimizzazione del sito dal 2014 in poi”.
In quest’epoca di forti tribolazioni economiche, in cui i grossi pesci sventrano quelli piccoli, i licenziamenti e la distruzione di un “core” di lavoro è quasi ordinario, non giusto, ma finanziariamente ordinario, ma questa acquisizione getta un’ombra più subdola.
Una compagnia come SFX che gestisce festival come Tomorrowland, Sensation, Stereosonic, Electric Zoo, che sta portando avanti una campagna di ticketing mondiale grazie alle tecnologie RFID e ora grazie a Beatport controllerà release in esclusiva e come, quando, perché verranno lanciate, ha tutto il potere nelle proprie mani. Scacchi e scacchiera.
Controllando la musica tramite Beatport, SFX avrà un potere contrattuale difficile da contrastare: potrà ridurre i compensi da assegnare agli artisti, aumentare i canoni per il rilascio in esclusiva di un EP, album o singolo, decidere chi suona e chi non lo fa e questo poiché la visibilità che Beatport ti concede è elevata e la dovranno pagare. Il risultato? Basta ascoltare la preview del numero 1 attuale in classifica. Azzeramento della concorrenza, artisti sospinti dalle grandi label o dai grandi sponsor e non magari dal valore artistico e tanti, tanti, tanti show di David Guetta e sorelle Nervo.
Oddio, si potrebbe anche figurare il contrario, che una supervisione diretta crei le condizioni per una più equa redistribuzione degli artisti nei diversi eventi in maniera tale che tutti possano essere accontentati e che Beatport diventi una piattaforma di riflesso per tutte le lunghezze d’onda che compongono lo spettro dell’EDM e questo, di sicuro, sarebbe l’obiettivo più lodevole e, se ci pensate, economicamente più redditizio. Se così non fosse, se Beatport divenisse un approdo per yacht over 22m, l’unica cosa che dovremmo auguraci succeda è un bello step back. Un ritorno a cose meno patinate e più incentrate sulla musica, un ritorno all’underground nelle intenzioni, come qualcun altro più autorevole ha già detto su queste stesse pagine, di chi produce e promuove questa musica. Un ritorno alla ricerca fitta di quello che personalmente crea il match perfetto con il tuo gusto uditivo, senza jingle e senza patine. Al 2014 l’ardua sentenza.