Già da qualche mese Beatport era in fase di progressivo spostamento verso il nuovo sito chiamato Beatport Pro. Di poche ore fa invece il lancio, già preannunciato da qualche rumor, di una nuova piattaforma di streaming musicale. Una specie di Spotify dedicato alla musica elettronica per intenderci, per adesso gratuito e senza alcuna pubblicità. Il servizio è ora in beta privata accessibile solo su invito, mandato via mail ad alcuni utenti selezionati. Per chi non l’avesse ricevuto o non fosse utente di Beatport, è possibile inserirsi nella lista d’attesa direttamente sulla home-page.
La grafica è spoglia, forse troppo, come ancora la collezione di tracce e artisti disponibili (ad esempio, cercando Laurent Garnier si trovano solo 8 tracce, tutte collaborazioni ma nessuna delle sue canzoni principali, e praticamente niente di Aphex Twin. Cambiando settore, anche con Calvin Harris troviamo solo 16 tracce). Immancabili nel player il contatore del numero di ascolti di ogni traccia e la possibilità di fare ‘like’ clickando su una icona a forma di cuore, con un design simile a quella di SoundCloud e Mixcloud. In arrivo anche la sezione “Show” che con un calendario delle date degli artisti e dei maggiori eventi in programma, ricercabili anche per locazione geografica.
Beatport sceglie la strategia ormai consolidata nel mondo del web di lanciare un nuovo servizio progressivamente e in una versione semplificata (beta appunto), facendolo poi crescere assieme agli utenti. La versione attuale risulta però un po’ troppo ridotta, soprattutto nel catalogo di canzoni disponibili che ne è l’elemento fondamentale. Alla quarta ricerca consecutiva andata a vuoto, chi scrive ha deciso di “tornare tra un po’”, avendo mostrato una resistenza forse superiore a quella dell’utente medio. Considerate le innumerevoli alternative per sentire musica in streaming online, il rischio è che questo “tra un po’” si dilati parecchio facendo scappare buona parte dei primi utenti che stanno provano la piattaforma. E di utenti a una piattaforma di streaming ne servono appunto “un bel po’” per iniziare a ingranare.