Special Request torna su Houndstooth e firma la sua terza uscita per il 2017: “La porta dell’Inferno” dello scultore Auguste Rodin appare sontuosa sulla copertina del disco. “Belief System” promette così di essere il Caronte di un lungo viaggio. Paul Woolford, nella prima metà dell’album, naviga il suo Acheronte personale proponendo una rivisitazione di must anni ’90 (o delle declinazioni da essi generate) passando tra dubstep, jungle/drum ’n’ bass e bass music. Nella seconda parte però il percorso si fa più denso; la corrente cambia ed è proprio questo che ci porta a riflettere. Il cambio di rotta avviene quando incontriamo “Carex Vesicaria”, che solleva sì domande sulla figura di Special Request e soprattutto su cosa vuole raccontarci con “Belief System”.
L’album non è infatti solo un artefatto di composizioni atte a celebrare le sue skill di produttore, quanto piuttosto la sua storia a tutto tondo: la storia delle perversioni adolescenziali di Paul Woolford, dalle quali prende vita Special Request. Il progetto è infatti volto ad onorare gli anni della sua gioventù, passati ad ascoltare le radio pirata inglesi. Ciò che le pirate radio trasmettevano non era solo musica, era piuttosto il pieno fervore della subcultura acid: i suoni della giungla urbana di prima generazione e i primitivi tasselli della cultura rave, che stava ormai solidificandosi, cambiando davvero le regole del gioco.
Eppure, Special Request non è affatto un moniker nostalgico. Paul Woolford si trasforma estremizzando se stesso in diverse direzioni dando libero sfogo alla sua attitudine più sperimentale: old jungle, rave, drum ’n’ bass, vengono riadattate in chiave moderna e continuano a suonare come il futuro, esattamente come accadeva negli anni ’90. Il risultato è una mistura di dubstep, jungle e ritmi sincopati ineccepibilmente amalgamato con sample ripresi da registrazioni su cassetta, datate 1993. “Belief System” è quindi un album allo stesso tempo iper-contemporaneo ma capace anche di raccontare il background di un giovane Paul Woolford affascinato da ciò che le pirate radio rappresentavano per l’Inghilterra: avanguardia, appartenenza, condivisione, cameratismo.
“Adel Crag Microdot”, “Make It Real” e “Brainstorm” sono le killer tracks dell’album. Quelle tracce a cui nessuna pista riuscirebbe mai a resistere. In ognuna sono presenti i giusti elementi per poterle incoronare come tali: i beat spaziano da 808 alterate a percussioni tipiche della jungle e d’n’b, i synth a volte gonfi e potenti si alternano ai sample jack house di “Brainstorm”, il vocal di “Make It Real” è spontaneamente romantico e ci riporta esattamente nel decennio dei nineties. “Light In The Darkest Hour” chiude il discorso sulla retrospettiva: qui, possiamo sentire sonorità quasi progressive e euro house. Spicca il suo estro, in grado di renderci masticabili generi non molto di attualità, quasi come fossero qualcosa di mai assaggiato prima.
Arrivati a questo punto, arriva però il momento di rottura. Special Request si spinge nuovamente ai limiti, ma in modo totalmente diverso rispetto alla prima metà del disco. Improvvisamente veniamo come catapultati tra le trame di un film sci-fi e “Belief System” diventa un disco orchestrale. Le seguenti otto tracce ci raccontano ancora un altro capitolo della storia personale di Woolford, che prende qui forma attraverso soundtrack dal maestoso lavoro di sound design.
“Belief System”, con questa seconda parte ma in generale con tutto l’impianto di questo lavoro, ci lascia immaginare dove Special Request può arrivare, nella concezione di un pensiero più ampio, di un colui che si pone nel lato opposto della conformità e del lavoro di routine. Ci dà l’idea di una personalità proteiforme in grado di cambiare pelle più e più volte, suonando house di qualità da un lato nelle release a nome Paul Woolford, dall’altro drum’n’bass come Special Request, omaggiando così gli anni dei primi Metalheadz, gli anni della ribalta inglese, della trasgressione e della conquista delle città attraverso la musica. Tutto questo senza mai abbassare l’asticella della qualità: è come se queste due identità, visceralmente diverse fra loro, convivessero autoalimentandosi. Non è da tutti. Anzi. E’ decisamente da pochi.