Il roBOt Festival è alle porte. Ben Klock è pronto a bussarle e a “sfondarle” con la solita potenza. Noi abbiamo colto al volo l’occasione per fare un punto veloce sul particolare periodo che sta attraversando. Migliaia di serate in giro per il mondo tra club e festivals, il nuovo attesissimo tour della sua Klockworks. Tanti, pure troppi impegni a discapito di nuove produzioni. Ma chi ormai si era rassegnato a collezionare i suoi vecchi capolavori su Ostgut Ton, potrà ben presto ritrovare l’entusiasmo e accantonare i sempre più frequenti pareri discordanti legati al futuro del genere techno. La techno non è mai stata in procinto di morire, sopravvive sempre, possiamo dirlo anche grazie ad artisti come lui…
E’ stato davvero incredibile vedere rispuntare quella prima release su Ostgut Ton attraverso cui ti eri fatto conoscere al pubblico internazionale, specie se pensiamo che in realtà tu stesso all’epoca non avevi nessun tipo di aspettativa. Parlo ovviamente di “Dawning”, un successo incredibile, tanto da portare lo scorso mese alla ristampa con all’interno una nuova versione rivisitata. Quanta carica ti dà sia per le tue date settimanali che in fase di produzione il fatto di poter contare di questo tipo di consenso?
Soltanto una piccola precisazione. La versione rivisitata in realtà era già rilasciata sul nostro “Scenario EP”, ma è vero, le due versioni, Dawning (originale) e Dawning (rivisitato) non erano mai state insieme sullo stesso disco. Per quanto riguarda la motivazione: certo, è davvero incredibile ottenere un feedback così positivo. Penso che ogni artista apprezzi. Dall’altra parte però il feedback positivo non dovrebbe rappresentare il motivo principale per fare musica. Ascoltare la voce interiore e pensare a ciò che si vuole esprimere è più importante del feedback esterno. Ma se si ha qualcosa che piace da condividere con persone che veramente amano e apprezzano, allora ci si sente come se ci fosse qualcosa di giusto in quello che si sta facendo e questa è una sensazione davvero positiva.
Da Ostgut Ton a Klockworks, il passo è breve. La notizia più piacevole per gli appassionati è il tour che è ripreso a metà settembre, accanto a DVS1 e a molti altri. C’è molta attesa a tal proposito, puoi svelarci qualcosa in più sui protagonisti e su come saranno strutturati i prossimi showcase?
Per gli showcase l’idea è quella di presentare un pacchetto in combinazione con i visuals di Heleen Blanken, in modo tale che le persone possano avere una chiara visione del mio e nostro approccio come etichetta. Sono stato un graphic designer, quindi oltre alla musica, Klockworks per me ha sempre avuto anche un aspetto visivo. In ogni showcase ci sarò io assieme a DVS1 e non faremo set soltanto con suoni dark legati alla cosiddetta “Berghain techno”. Il nostro stile è caratterizzato da un suono ipnotico mentale con un groove molto fisico. Per me è sempre molto importante mantenere un lato emotivo, funky e sexy nella musica. Finora attraverso gli showcase siamo riusciti a creare anche questo tipo di atmosfera. Abbiamo fatto dei party incredibili! Poi a parte DVS1 e me ci saranno serate assieme a Etapp Kyle, che è una new entry della nostra etichetta e poi vedremo chi altro per il prossimo anno. Ci saranno anche serate Klockworks vs Mote-Evolver nelle quali si esibiranno Luke Slater, Shifted, Psyk e Lucy.
Ci si interroga spesso sull’evoluzione del genere techno. I più maligni lo definiscono come un genere stagnante, in cerca di una nuova identità, dove ultimamente tante produzioni e idee si assomigliano senza colpire più di tanto, altri invece difendono a spada tratta il genere riconoscendo notevoli passi avanti e diverse varianti sviluppate a seconda delle radici artistiche (penso ad esempio in Uk dove le contaminazioni dubstep rimangono piuttosto evidenti). Come è la techno oggi secondo Ben Klock?
Riesco a vedere entrambi i lati. Concordo sul fatto che troppe tracce si assomigliano molto. Ma in realtà non è la prima volta che accade. E’ successo per la loop-techno alla fine degli anni ’90 o 2000 e poi è successo con la cosiddetta onda minimal, dove appunto tutto suonava sempre uguale. Ma la techno non è mai stata in procinto di morire. Riesce a sopravvivere sempre, passa soltanto attraverso diverse fasi. Credo che in questo momento la techno sia davvero in ottima forma. Ricordo periodi in cui la sensazione di noia nella techno era molto più forte di adesso. La chiave di tutto sta sempre negli artisti, i quali devono trovare la propria strada senza produrre sempre copie di copie…
Dall’ultima intervista assieme a Marcel Dettmann, non abbiamo mai smesso di seguirti e in Italia hai praticamente hai suonato in tutti le console più importanti tra club e festivals, lasciando memorie indelebili come al roBOt l’anno scorso con il back to back con Marcel. Ora ci tornerai, sempre da protagonista. Vuoi spiegarci le motivazioni che ti hanno spinto a tornarci? So che solitamente non hai particolari aspettative ma ora che conosci l’ambiente con che spirito affronterai questa tua seconda volta?
Era fin troppo evidente che volessi ritornare al roBOt Festival. Lo scorso anno è stato incredibile e penso che Bologna abbia un pubblico fantastico, tra i migliori in Italia. Le persone sono davvero coinvolte e interessate alla musica. Quindi, se mi chiedete le mie aspettative: mi aspetto sia ancora una notte intensa e memorabile!
Una data al mese al Berghain e poi un continuo girare da uno stato all’altro in pochi giorni, tant’è che a volte non sai nemmeno dove suonerai il giorno successivo…una domanda scontata, ma che tutti si attendono. Hai abbandonato da tempo i remix per tua scelta personale…c’è qualche chance di vedere prossimamente alla luce un tuo prossimo album o dobbiamo accontentarci di qualche nuovo EP? Puoi dare qualche anticipazione ai tuoi followers?
Posso solo dire che ho fissato un lungo periodo in studio per una sessione tra Gennaio e Febbraio. Non ho idea di che cosa verrà fuori, se un 12″ o l’inizio di un nuovo album. Onestamente non voglio mettermi sotto pressione. Voglio solo divertirmi a fare nuova musica e vedere cosa succede.
Come per un dj/producer può esserci differenza nell’approccio in un club, in produzione in studio o nel tuo caso specifico nel preparare un cd mix (Fabric 66), la differenza nell’approccio si può riscontrare anche in base al paese e alla location specifica nella quale sei chiamato ad esibirti. Voglio dire, ogni paese ha i suoi clubbers con la loro mentalità e modo di vivere e godersi il party. Suonare al Berghain non può essere la stessa cosa che suonare all’Amnesia di Ibiza. Queste differenze influiscono in qualche modo nel tuo preciso modo di suonare e di selezionare le tracce? O ci sono tracce che in realtà tu inserisci a priori in ogni singola situazione?
Certamente, paesi diversi, mentalità diverse. Inoltre diversi spazi necessitano musica diversa. Non si può proporre la stessa musica su un palco di un grande festival e in un piccolo club. Tutte le diverse situazioni hanno le loro qualità: un set breve ma intenso, nel quali travolgi le persone come in una tempesta e con tutte le mani al cielo o un set lungo ed ipnotico nel quale guidi la gente verso uno viaggio mentale. Devo dire che mi piacciono entrambe le situazioni. Ma credo che le mie migliori qualità escano quando ho il tempo di portare realmente le persone in un viaggio. Quindi sì, tornando al discorso di prima, musica diversa in luoghi diversi. Ma alla fine è sempre meglio quando suono quello che sento di voler suonare, senza tener conto del luogo e della sua dimensione. E naturalmente ci sono alcuni brani che funzionano per ogni situazione.
English Version:
The roBOt Festival is upon us. Ben Klock is ready destroy the dancefloor with the usual power. So, here we are again with the chance to make a quick point on the particular period that he is going through. Thousands of shows all around the world between clubs and festivals, the new highly anticipated Klockworks tour. Too many commitments as well at the expense of new releases. But who had resigned himself to collect his old masterpieces on Ostgut Ton, will soon regain the enthusiasm and set aside the increasingly dissenting opinions related to the future of the techno. Techno has never been about to die, techno always survives and we can just say thanks to artists like him…
It was truly amazing when a month ago I read again “Dawning”, the first release on Ostgut Ton that made you so popular. I say “amazing” because I know that these first tracks were born with no release plan, just for the pleasure of creating something or not with the aim of making a label with this first release. But now, the real news was a revisited limited version of it. After two weeks, the ep was already out of stock! How is important for you having such positive feedbacks in terms of motivation also for your weekly gigs and next works in studio?
As a little correction: The revisited version was already on our Scenario EP, but the two versions, Dawning (original) and Dawning (revisited) have never been together on one record before. As for motivation: Of course it’s amazing to get such positive feedback. I think every artist appreciates that. On the other hand positive feedback shouldn’t be your main reason to make music. Listening to your inner voice and what you want to express is more important than feedback from outside. But if you have something to offer that you are happy with and it finds people that really enjoy and appreciate it, then it feels like there is something right in what you are doing and that’s for sure a good feeling.
From Ostgut Ton to Klockworks, the step is short. The most pleasant news for all the followers is that the tour will return in mid-September with DVS1 and many others. There is a lot of expectation in this regard, could you reveal something more about the leading djs and about the idea of this showcase?
The idea of the showcase was to present a package in combination with the visuals of Heleen Blanken, that people can get a feeling what my and our approach as a label is really about. I used to be a graphic designer, so besides the music, Klockworks had always also a visual aspect for me. The main DJs on every showcase are DVS1 and me and we both stand for a sound which is not only just dark and so called “Berghain techno”. Our style is a mental hypnotic sound with a very physical groove. It’s always important for me to keep an emotional, funky and sexy side in the music. So far the showcases succeeded in creating this unique vibe. We really had some amazing parties! Apart from DVS1 and myself I will have nights with Etapp Kyle who is new on the label and we’ll see who else for next year. There are also the Klockworks vs. Mote-Evolver nights that have Luke Slater, Shifted, Psyk and Lucy on board.
There are often questions about the evolution of techno. Now, many people define techno in stagnant phase, saying that many tracks are too much similar and techno need to find a new real identity, while other people defend the genre recognizing significant steps forward with several interesting sub-genres related to the artists roots (just thinking for example to the UK scene where the dubstep contamination remain quite obvious). How is techno today and what do you feel to reply in this regard?
I can see both sides. I agree that too many tracks are just always the same thing. But then again this is not happening for the first time. It happened to loop-techno in the late 90s or 2000, then it happened to the so called minimal wave, that everything always sounded the same. But techno was never really willing to die. It always survives and just goes through different phases. I think at the moment techno is in really good shape. I remember phases when the feeling of boredom in techno was much stronger than now. The key is just always that artists have to find their own voice and not always produce copies of copies…
Since the last interview we did also with Marcel Dettmann, we have never stop to follow you. You played so many times in Italy in all the most popular clubs and festivals, also at Robot last year with your b2b with Marcel. Next month you’ll come back . Would you explain why you decided to come back also this year? I know you usually not have any particular expectations for your gigs because you say have no expectations makes more interesting and always new, but remembering your past show there, what are your real expectations this time?
It was clear to me that I want to come back to Robot festival. It was amazing last time and I think Bologna has one of the best crowds in Italy. People are really into the music. So if you ask me for expectations: I expect an intense and memorable night again!
Your monthly residency at Berghain and then a no-stop tour from one country to another in a few days, so much that sometimes you do not even know where you play the next day… an obvious question but maybe the most expected. You rejected to do remixes, I know you would love to do a second album, is there any chance to see it in a near future? Or we have to wait new 12” by you? Any preview for your followers?
I can only say I blocked a longer studio session time for January/February. I have no idea what will come out of that, wether it’s a 12″ or the start of a new album. Honestly I don’t want to put myself under pressure. I just want to enjoy making music again and see what happens.
As a dj/producer there is a difference to the approach in a club, in the studio or in preparing a mix CD (what it happened to you for “Fabric 66”), but the difference in approach can also be found by the country and locations in which you are called to play. I mean, every country has its clubbers with their mentality and their way of living and enjoying the party. Playing at Berghain is definitely not the same thing as playing at Amnesia in Ibiza. What i want to know is: these differences affect in some way your way of playing and your mix selection or there are tracks (that you usually call “bangers”) that can fit perfectly in every situation?
Yes, different countries, different mentalities. Also: Different spaces require different music. You can’t usually do the exact same thing on a huge festival stage or in a small intimate club. All the different situations have their own quality: a short intense set, that goes down like a storm with all hands up in the air or a long hypnotic set with everyone swinging in a mental groove – I really like both. But I think my best qualities come out when I have time to really take people on a journey. So yes, I think of different music in different places. But in the end it’s always best when I just play what I feel like playing, no matter which place or size. And of course there are some tunes that work for every situation.