Il nuovo Under The Shade è un EP tessuto a quattro mani da Ben Pearce, già sbocciato nel 2012 con la hit “What I Might Do”, e Real Connoisseur, un dj appena ventenne di Oxford; un inedito e un remix a testa sotto l’egida di una label che in passato ha scoperto talenti come Bonar Bradberry e A/Jus/Ted, e che aspira a farsi garante della nuova ondata house proveniente dall’Inghilterra. Le track contenute in “Nobodys Fool / Just Enough” sono il risultato del mix di deep e garage che la nuova generazione di produttori britannici sembra amare tantissimo, con casse che ricordano tiepidamente le ritmiche Uk Bass e con, nel caso di questo EP, una melodica così tanto classicheggiante, da risultare già sentita.
Il disco apre con “Nobody’s Fool”, il nuovo singolo di Real Connoisseur, che si annoda su un vocal che manca un po’ di carattere, troppo effettato e poco incisivo, anche se risulterà essere la produzione più completa di tutto l’EP, grazie ad un atmosfera heat e a qualche suono azzeccato, come le keyboard che aprono la track. Il Ben Pearce di “Just Enough”, seconda track dell’EP, è infatti solo una timida ombra del produttore che ha partorito il bel debutto “What I Might Do”. In effetti sembra sia proprio la timidezza a dominare la ritmica di questa traccia: il passo lento è quasi zoppicato, accompagnato da organi scuri, e da una galoppata di synth che convincono poco l’ascoltatore e che a gote rosse lo trascinano fino alla fine.
I remix suonano diversamente, e finalmente le orecchie vengono investite da un numero di bpm qualificato per tirare fuori un leggero movimento della testa. Ma non vi aspettate che le spalle vi seguano: è tutta una questione di mento, alla fine. Ben Pearce taglia e ricuce “Nobody’s Fool” per trasformarla in una bomba da club e anche se questa estate farà alzare le mani al cielo a qualcuno, risulta sicuramente impoverita rispetto all’originale, più curata e di più complessa struttura. Il remix di “Just Enough” a cura di Real Connoisseur inserisce un po’ di tech nelle casse deep dell’original mix, una partenza potente a sorpresa, e come per magia: il remix è servito.
In poche parole i remix prodotti a vicenda dai due artisti mantengono il profilo basso dei mix originali, tirandone fuori un’anima più vendibile perché più ballabile, ma meno attraente. Il bilancio finale non è positivo, questo è chiaro. Va comunque detto che l’house prodotta da questi ragazzi ha senso soprattutto in ottica commerciale, anche se l’unica traccia veramente suonabile è forse la sola “Nobody’s Fool” nella sua veste originale, che ha una bella presa ma che risulta una promessa non mantenuta di un lavoro molto piatto (per non dire noioso). Pochi colpi di scena, quindi, ma la regia va comunque tenuta d’occhio.