Ben Thomson è una delle figure più un’iconiche del nuovo movimento underground inglese. Manager di Hessle Audio, una delle etichette che più sta contribuendo all’affermazione di una nuova estetica musicale, dj visionario e creativo come pochi nonchè autore di uno show bimestrale su RinseFM, radio pirata più grande del mondo, è stato recentemente incensato da un collega quale Paul Woolford del titolo di “Ron Hardy” inglese. A margine del primo showcase italiano della sua etichetta in programma sabato 19 novembre al Flashforward, l’abbiam incontrato per scambiarci 2 parole… Signore e signori, a voi la prima intervista italiana di Ben UFO!
Essendo la tua prima intervista italiana, non posso evitare d’iniziare dal chiederti dell’origine di Hessle Audio. Come vi siete incontrati e qual’era il vostro coinvolgimento nella scena prima che la label iniziò nel 2007?
Per primo incontrai Kevin (Pangaea) all’università di Leeds. Era l’unica persona che conoscevo a Leeds che avesse dei piatti, io non avevo abbastanza spazio per tenerli nella mia stanza. Cosi finimmo a spendere ore assieme mixando e cercando d’evitare di studiare. Qualche tempo più tardi incontrai David (Pearson Sound) in coda per entrare al FWD>> a Londra, party che assieme al DMZ, a quei tempi, era l’unico posto in cui ascoltare dubstep su un vero soundsystem. Chiaccherando in coda mi disse che stava per trasferirsi a Leeds e ci promisimo di restare in contatto. Può sembrare strano ma nel 2005 era cosi strano incontrare gente che fosse attratta dalle stesse cose che seguivo che seppure al tempo David fosse un’estraneo mi venne naturale pensare di ricontattarlo. In breve tempo il sodalizio tra noi si cimentò grazie anche ad uno slot regolare che ci venne offerto dalla radio internet SubFM. Qui proponevamo la musica che consideravamo non rappresentata dalla scena che al tempo era molto scura e scarna. Nessuno pareva interessato nel pubblicare il genere di cose che suonavamo, cosi ci venne naturale di pensare a creare un’etichetta per stamparle. Non avevamo assolutamente alcuna esperienza nel settore discografico e l’approcciamo in modo alquanto ingenuo, perciò dobbiamo ringraziare il nostro distributore per averci spiegato come funziona il processo di pubblicare dei dischi.
Il catalogo di Hessle Audio è impressionante: se diamo un’occhio ai nomi che avete pubblicato nei passati 4 anni troviamo alcuni dei più avanguardistici produttori del momento (Untold, James Blake, Blawan, Cosmin TRG, Pangaea, Joe…) e hanno tutti debuttato grazie ad Hessle. Cosi mi viene naturale chiederti quali siano le “Affinità Elettive” che uniscono questi artisti.
E’ una domanda difficile a cui rispondere ed una di quelle che preferirei lasciare ai recensori di dischi. La gente mi dice che crede che abbiamo un suono specifico e concordo sul fatto che ci sia qualcosa che connette le nostre uscite ma trovo difficile dire cosa esattamente sia. Credo d’esser troppo vicino alla musica e troppo vicino all’etichetta per esser in grado d’analizzare il tema senza pregiudizi. Diciamo che il mio parere sarebbe che le nostre uscite, che dal punto di vista del suono variano notevolmente, sono collegato dal nostro Djing. Credo che sia il Djing che dia ai dischi il loro contesto, specialmente per etichette come la nostra, caratterizzate da artwork molto minimali e funzionali e da vero poco branding promozionale al di fuori della musica stessa.
Giusto o sbagliato, che ti piaccia o meno ma gli esseri umani amano categorizzare. Allora cerchiamo di farlo ragionando in termini d’albero genealogico, come tracceresti lo sviluppo musicale che ha portato all’affermazione della Dubstep?
C’è un’immensamente ricco lignaggio di musica nel Regno Unito che s’estende dalla fine degli anni 80 e dall’emersione dell’acid house movement grazie ad artisti come A Guy Called Gerald e Baby Ford che suonavano dischi nelle loro città. Quelle stesse persone tentarono di lasciare il loro segno su quel suono attraverso le loro produzioni, un suono che velocemente mutò in quello che la gente ora chiama “rave” o “hardcore”, il tipo di musica frenetica, altamente energetica che caratterizzava i party illegali del tempo. Io credo che la cosa che colleghi la maggior parte della UK dance music sia il desiderio che i produttori hanno di dare il loro contributo individuale all’affermazione dei generi smanettando con questi, cambiando i modelli base della loro musica. Così possiam vedere l’hardcore come un imbastardimento della acid house e nello stesso modo possiam vedere il 4×4 UK garage imbastardirsi con versioni della prima New York House degli anni ’90, che poi, all’emergenza, tornò in soccorso della 2 step garage e dubstep.
Sei strettamente collegato alla radio pirata RinseFM, dove hai il tuo show ogni secondo giovedi del mese. Potresti per favore parlarci del ruolo che Rinse ha avuto nell’affermazione di questa nuova onda di suono che sta caratterizzando la scena inglese di questi tempi?
Le radio pirata son immensamente importanti per tutti noi. Dagli anni ’80 in poi son state l’unica via per ascoltare nuova musica, finchè, qualche anno fa, non v’è stata l’emersione delle radio internet e di YouTube. Rinse è attiva da 16 anni ed ha visto molti cambiamenti nella musica che promuove. Ha visto la gente muoversi dalla jungle alla garage, dalla garage alla dubstep e dalla dubstep alla ampia varietà di specialisti del suono che riassume la stazione di questi tempi. E’ una storia che mi rende onorato d’esser parte di questa radio.
T’è stato chiesto di compilare l’ultima compilation di RinseFM, come l’hai approcciata? Intendiamoci, qual’è stato il processo che t’ha portato alla tracklist definitiva, riflette Ben UFO al 100% o è un’onesto compromesso tra te e le aspettative di mercato?
Non ho assolutamente preso in considerazione le aspettative di mercato, per un paio di ragioni differenti: innanzitutto, la serie si presume riflettere la politica di RinseFM stessa, cosi ho compilato un cd che fosse un’accurata rappresentazione del mio contributo bimestrale alla stazione. Inoltre, il Cd mixato è un prodotto così obsoleto al giorno d’oggi che le vendite non saranno mai altissime e ciò toglie molta pressione. Nonostante tutto ho approcciato la compilazione in modo molto differente da come avrei fatto per un podcast gratuito. Ho impegnato un sacco di tempo nella registrazione per esser sicuro che ogni segmento del mix fluttuasse coesivamente e avesse un senso complessivamente. Volevo metter assieme un qualcosa che ricompensasse il tipo d’ascolto attento che il CD come formato richiede rispetto agli MP3.
Nello scorso agosto, alcuni giorni dopo le rivolte negli UK, t’ho visto postare sulla tua pagina Facebook un articolo del The Guardian che parlava dell’influenza che la Grime ebbe su quei fatti. Qual’è il tuo punto di vista sulle rivolte e sulla presunta influenza che la Grime ebbe su queste?
Non credo assolutamente che la Grime influenzò le rivolte. Dalla mia prospettiva, avendo vissuto quasi tutta la mia vita a Londra, vedo queste rivolte come un risultato diretto delle politiche economiche implementate da ogni governo successivo al discorso che nel 1980 fece il primo ministro conservatore Margaret Thatcher, che come risultato ha avuto la deprivazione dei diritti e l’allontanamento dei giovani, impoverendo la popolazione. Il Regno Unito ha la peggior mobilità sociale in Europa ed i fondi per l’educazione continuano ad esser tagliati in nome dell’austerità. La musica grime riflette la sofferenza dei giovani che non hanno modo di far sentire la loro voce da chi detiene il potere. Le rivolte di quest’anno in Inghilterra sono manifestazioni della stessa sofferenza e questa è la loro unica connessione.
Forse mi sbaglio ma credo che fosse dai tempi della Italo disco che i produttori italiani non stavano avendo una cosi grande influenza sulla scena UK e tedesca. Concordi?
Effettivamente so molto poco della Italo disco, è un’area che dovrei conoscere molto più approfonditamente.
In una recente intervista che ho fatto a Paul Woolford, parlando della cosidetta scena UK Bass, Paul ha detto: “…ciò che sta accadendo è che la gente coinvolta in questa scena sta suonando dischi attuali come dischi di 20-25 anni fa in nuovi modi, senza rispetto per le invisibili regole che molte persone nella dance music son preoccupate di proteggere. Questa ondata d´energia m´ha mandato via di testa. Ritorna ad essere possibile esser conosciuti solo perche si suonano dischi, solo guarda al successo di Ben UFO e Jackmaster. Entrambi questi ragazzi non son mai stati in uno studio ma entrambi son djs incredibilmente dotati ed istintivi. Io passo ogni secondo giovedi sera del mese religiosamente sintonizzato allo show di Ben UFO su Rinse FM a Londra e regolarmente, mi manda via di testa cosi tanto che nessun numero di persone che suonino con 4 piatti con Traktor abbia mai fatto! Il fatto è che lui cerca più approfonditamente e trova dischi che molti semplicemente non si curano di ricercare. E non solo quello. Attraverso il modo in cui giustappone il vecchio con il nuovo sta creando un qualcosa di veramente nuovo. Molte persone suonano vecchi dischi assieme ai nuovi, tutti i migliori djs hanno sempre fatto questo, ma le scelte che Ben fa dimostrano chiaramente che la sua mente è su un altro livello. La grezza energia che crea mi rammenta le sensazioni che provai quando lessi delle descrizioni sullo stile di mixing di Ron Hardy. Veramente rapido, qualche volta frenetico, tenta con successo mixes senza averli mai provati prima eppure c´è sempre un arco narrativo.” Personalmente, non posso discordare con una parola detta da Paul. Cosi, puoi per cortesia parlarci di questo modo di mixare cosi anti-convenzionale?
Son molto grato a Paul per le sue lodi! Significa molto quando arrivano da qualcuno cosi ricco di talento ed esperienza. Credo che la cosa più importante a cui si riferisce è “l’arco narrativo” che provo a costruire con i miei set. E’ semplice esser un dj eclettico di questi tempi – c’è molta più musica disponibile che in passato e l’accesso a questa è ancora più semplice. Ma la cosa più difficile è trovar il modo di farla suonare bene assieme. Son affascinato dal suonare tracce provenienti dalle più differenti aree e periodi ma se non posso metter assieme un set che s’amalgami naturalmente allora sono solo un jukebox. Credo che il ruolo del dj, in queta era d’incredibile accessibilità, è di creare connessioni tra dischi che la gente non immaginava connettibili, di far sentire dischi in modi nuovi e differenti alla gente esplorando i nuovi contesti in cui son suonati.
La musica cambia pelle ogni giorno e ascoltando i tuoi dj sets credo che tu sia la persona più idonea a cui chiedere chi meriti menzione ultimamente…
C’ è un sacco di gente che sta facendo grandi cose ma ci sono 2 ragazzi in particolare da cui son affascinato particolarmente in termini di produzione e sono Helix e Objekt. Entrambi giovani ed entrambi veramente interessanti, hanno un piglio unico in quanto ad House e Techno.
Dulcis in fundo, che ci puoi dire in merito al nome Ben UFO? Sei interessato dall’Ufologia e dalle teorie sulle cospirazioni del nuovo ordine del mondo? Forse puoi illuminarci con qualche parola di saggezza sul 2012…
Non sono assolutamente interessato a queste cose! Nelle mie prime interviste ho provato a fingere un’interesse in questi temi ma in realtà credo che l’unica affinità tra me ed il mio pseudonimo sia l’alienità della musica a cui pare graviti attorno.
English Version:
Ben Thomson it’s one of the most iconic figure of the new Uk underground mouvement. Manager of Hessle Audio, one of the labels which is contributing more to the establisment of a new musical aesthetics, creative and visionaire dj as a few around, author of bimonthly show on RinseFM, world biggest pirate radio, his dj skill recently got compared by a collegue such as Paul Woolford with the mighty Ron Hardy. Being about to show up on the 19th November at Flashforward for the very first italian Hessle Audio showcase, we met him up for a chat… Ladies and Gentlemen, here we go with Ben UFO’s first italian interview.
Being your first italian interview i cannot avoid by starting asking you about the inception of Hessle Audio. How did you guys met each other and what about your involvment in the music industry before the label started back in 2007?
I first met Kevin (Pangaea) at university in Leeds. He was the only person in the city I knew with turntables, which I had no space for in my tiny room, so we ended up spending time together mixing and avoiding work. I met David (Pearson Sound) a bit later in the queue for the FWD>> night in London, which along with DMZ was the only place you could go to hear dubstep on a real soundsystem. It transpired that he was about to go up to Leeds himself so we kept in touch. It might sound strange, but in 2005 it was so unusual to meet people who were into the same music that keeping in touch with relative strangers just felt natural. The three of us ended up getting a slot on the internet radio station SubFM, and started trying to play music which we felt was unrepresented – at that point the scene was dominated by very dark, stripped back music. No one seemed to be interested in releasing the kind of stuff we were playing, so it felt like a natural move to start up a label ourselves. We had absolutely no experience in the music industry whatsoever, and entered into it quite naively, so we have our distributor to thank for taking us on and explaining how the process of releasing records works.
Hessle Audio releases catalogue it’s impressive: if we have a look at the names you released along the past 4 yrs we found out that some of the most avanguardistic producers of the moments (Untold, James Blake, Blawan, Cosmin TRG, Pangaea, Joe…) they all debuted thanks to Hessle. So it comes natural to me to ask you which are the “Elective Affinities” linking these artists.
It’s a difficult question to answer, and one I prefer to leave to record reviewers. People tell me that they think we have a specific sound, and I do agree that there does seem to be something which links our releases, but I find it difficult to know what exactly that is. I think I’m too close to the music and too close to the label to be able to analyse it without prejudice. My only guess would be that our releases, which do vary sonically a great deal, are linked together by our DJing – I think it’s DJing that gives records their context, especially with a label like ours with minimal, functional artwork and very little branding outside of the music itself.
Right or wrong, like it or less but human beings love to categorize. So, let’s try to do it reasoning in a family three style, how would you trace the music development which brought to the establishment of Dubstep?
There’s a hugely rich dance music lineage on the UK which stretches back to the late 80s and the emergence of the acid house movement through people like A Guy Called Gerald and Baby Ford playing Chicago records in their home towns. Those same people attempted to make their mark on that sound through their own productions, which quickly morphed into what people would now call ‘rave’ or ‘hardcore’, the kind of high energy, frantic music that you’d hear at illegal parties at that time. I think one thing that links most UK dance music is this desire that the producers seem to have had to make their own individual contributions to established genres by fucking with them, by changing their established templates – so you can view hardcore as a bastardized version of acid house, and in the same way you can view early 4×4 UK garage records as bastardized versions of early 90s New York house records, which then in turn led to the emergence of 2-step garage and dubstep.
Audiences in the UK have a history of actively seeking out new music, and new ideas – it is this desire for something new and ‘futuristic’ which defined the early dubstep records, and defined the shift from garage music to dubstep.
You’r stricly linked to the pirate Radio Rinse FM, hosting a show there every second thursday of the month. Could you please talk us about the role Rinse had in establishing this new wave of sound which is caractherizing the Uk these days scene?
Pirate radio was hugely important to all of us. It was the only way you could hear new music until very recently, with the emergence of internet radio and YouTube, and that’d been the case since the 80s. Rinse has been around for 16 years and has seen a lot of stylistic shifts in the music it promotes. It’s seen audiences move from jungle to garage, from garage to dubstep, and from dubstep to the wide variety of specialist sounds which sums up the station today. It’s that history which makes me proud to be involved with the station.
You’v been asked to compile Rinse FM last compilation, how did you approached it? I mean, what about the process which brought you to the definitive tracklist, does it reflect Ben Ufo 100% or it’s a fair compromise between you and market expectations?
I didn’t take market expectations into account at all, for a couple of different reasons. Firstly, the series is supposed to reflect the music policy of RinseFM itself, so I had to put a CD together which would be an accurate representation of my own contribution to the station via my bi-monthly shows. Secondly, the mix CD is such an outdated product these days that sales figures will never be huge – that takes the pressure off a lot. I did approach the CD in a different way than I would to a free podcast though. I put a huge amount of time into the recording, making sure every segment of the mix flowed cohesively and made sense as an overall statement. I wanted to put something together which would reward the kind of attentive listening which the CD as a format lends itself to much more naturally than an MP3.
Last August, few days after the riots in the UK, i saw you posting on your Facebook page an article from The Guardian talking about the influence Grime had on those facts. What’s your take on the riots and on the assumed influence Grime had on them?
I don’t think grime influenced the riots at all. From my perspective, having lived in London almost my entire life, I see these riots as a direct result of economic policies implemented by every successive government since Margaret Thatcher’s spell as Conservative Prime Minister in the 1980s, which have resulted in the disenfranchisement and alienation of young, impoverished people around the country. The UK has one of the worst social mobility records in Europe, and funding for education continues to be cut in the name of austerity – grime music reflects the anger felt by inner city youth who have no way of making their voices heard by those in power. The riots across the UK this year were manifestations of that same anger – that is their only connection.
Maybe i’ll be wrong, but i think it was since the Italo disco period that Italians producers weren’t having such a strong influence on the Uk and German scene. Is this a point for you?
I actually know very little about Italo disco, it’s an area I’d like to learn about a lot more.
In a recent interview i did to Paul Woolford, talking about his take on the so called “UK Bass scene”, he saied: “…what is happening is that the people involved in this scene are playing records from today and from 20-25 years ago in new ways with no regard for the invisible “rules” that many people in dance music are keen to protect. This surge in energy has been blowing me away. It’s starting to be the case that you can be known from strictly playing records again – only – look at the success of Ben UFO and Jackmaster. Both of these guys have not been in the studio but both of them are incredibly gifted and instinctive DJs. I spend every second thursday evening religiously tuned into Ben UFO’s show on Rinse FM in London and regularly he blows me away so much more than any number of people playing from 4 decks on Traktor. The fact is, he digs deeper and finds records that many just don’t bother to, and not only that, the way he juxtaposes the old with the new is in a way that he is creating something new. Many people play old records with new ones, all the best DJs haves always done this, but the choices Ben makes clearly show us his mind is on the next level. The raw energy he creates is what I feel when I have read descriptions of Ron Hardy’s style of mixing. Real rapid, sometimes manic, flying by the seat of the pants, but there is a narrative arc.” Personally, i can’t disagree on one word Paul saied. So, could you please tell us a bit about this unconventional way of mixing?
I’m very grateful for Paul’s praise! It means a lot coming from someone so talented and experienced. I think the most important thing he refers to is the ‘narrative arc’ that I try to construct with my sets. It’s easy to be an eclectic DJ these days – there’s more music available to people than ever before, and it’s easier to access too. What’s more difficult is finding ways to make those records sound good together. I’m interested in playing tracks from loads of different areas and time periods, but if I can’t put together a set that flows naturally then all I am is a jukebox. I believe the role of a DJ, in this era of increased accessibility, is to make connections between records that people might not have thought of – to make people hear records in new and different ways just by exploring the contexts in which they’re played.
Music sheds its skin every day and listening to your dj sets i guess you’r the most suitable person to who ask what’s worth a mention lately…
There’s a lot of people making great stuff, but the two guys who are exciting me most at the moment in terms of new producers are Helix and Objekt. Both of them are young, and both of them have really interesting, unique takes on house and techno.
Last but not least, what about the name Ben UFO? Are you into Ufology and new world order conspiracy theories? Maybe you can enlight us with some of word of wisdom on 2012…
I’m not really interested in them at all! In earlier interviews I tried to feign an interest in those things but really I think the only relevance of the name is to the kind of extra-terrestrial, alien feel of the music I seem to gravitate towards.
Pics by Will Bankhead & Jane Brodie.