“Most of the source sounds come from my recently repaired ETI 4600, a massive synth I rescued from a garage it had been sitting in for 30 years. It’s a really unique machine with a reverb chamber and pin matrix. It spent 18 months with a synth-obsessive in Suffolk, north of London who fixed the major design faults and believes it is the only existing model that has ever worked properly”.
Diavolo, non so se le parole di Benjamin Damage rispecchino o meno la realtà, se il suo ETI 4600 sia o meno l’unico esemplare al mondo a lavorare come Dio comanda, ma una cosa è certa: il risultato è una roba devastante. “4600 EP” è un disco grasso e ingombrante, una release da piazza d’onore nelle bag dei dj che calcano le consolle più belle e prestigiose del mondo. Si tratta di uno di quei dischi che spacca in due serate e ginocchia e che manda KO chi il fisico per certe prove proprio non ce l’ha.
Gli altri, però, godono. Godono come bestie, si stringono, sbracciano, saltano e fanno le capriole: “ETI Rework” è un pezzo senza argini e senza pudore; è un disco senza morale. E’ sudore e occhi chiusi, è buio e dolore; è meraviglia quando, proprio mentre aspettavi l’ultima manciata di kick per chiudere l’ottovolante, la ripartenza (la RI-PAR-TEN-ZA) per eccellenza ti prende a schiaffi a suon di snare. E’ un disco “sociale e democratico” ma al tempo stesso alienante. “ETI Rework”, in buona sostanza, è una hit; ma non uno di quei successi confezionati ad uso e consumo delle oceaniche folle estive, ma una vera e propria arma illegale che riesce nell’ardua impresa di bissare, a pochi mesi di distanza, il successo di “Heliosphere”. Basterebbe lei, insomma, per rendere “4600 EP” una release imperdibile.
Chi conosce il produttore di Swansea, però, sa che non è il tipo da “una botta e via”. E allora ecco che il nuovo 50Weapons viene arricchito da altro materiale di primissimo livello in cui spicca l’altra sassata dal titolo “Recursion”. Qui sono un synth acido e le rauche basse frequenze a finire l’opera iniziata da “ETI Rework”: il colpo di grazia per i pochi superstiti.