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[tab title=”Italiano”]Ogni artista ha una storia, delle radici, un percorso di vita che lo ha portato un giorno a far convergere la retta della sua esperienza con quella della musica elettronica, del club culture e della consolle. Ognuno dei dj che abbiamo portato sulle nostre pagine custodisce aspetti e ricordi capaci di rendere la sua storia qualcosa di speciale. Benny Rodrigues non fa di certo eccezione ed il suo entusiasmo e la sincera voglia di aprirsi e raccontarsi ci ha subito catturato. Cresciuto a Rotterdam nel bel mezzo degli anni d’oro della vita notturna della città, ha saputo lasciarsi influenzare dalla passione per il club del padre fino a diventare anch’esso un fanatico. Dalle notti passate ad ascoltare il programma di Michel De Hey alla radio fino all’impiego in un negozio di dischi, Benny ha sempre vissuto la musica come un culto ancora prima che come un lavoro e ci tiene a renderci partecipi del fatto che questi sentimenti covano ancora nel profondo del suo animo e sono la principale spinta emotiva che caratterizza il suo modo di approcciare tutto ciò che gli succede. Ci parlerà di come, quasi per caso, sia finito dietro la consolle, quasi fosse una naturale evoluzione della sua passione, fino a calcare alcuni dei palcoscenici più rinomati del pianeta grazie anche al suo nuovo moniker, ROD, che rappresenta la sua parte più scura e techno. A pochi giorni dalla sua terza apparizione di fronte alla grande platea del Time Warp Netherlands lo abbiamo interpellato per farci raccontare la sua storia.
Partiamo dalle tue radici: nascere e crescere in una città come Rotterdam, fortemente influenzata dalle ritmiche hardcore di artisti come DJ Paul Elstak e venire invece influenzato dalle sonorità house è stato qualcosa di insolito oppure al tempo era diffusa in maniera radicata anche la scena house?
Nei primi anni ’90 quando i suoni hardcore stava diventando una cosa davvero grossa a Rotterdam, la scena dance si è divisa in due branchie separate: o ti aggregavi alla cultura gabber o facevi parte di quella scena chiamata “Mellow” che racchiudeva tutti i generi musicali più legati alla musica house. E’ buffo pensare che la parola “Mellow” abbia avuto un significato chiaro solo a Rotterdam. In effetti non mi è mai capitato di sentirla utilizzare da nessuna altra parte. Tornando a noi, nonostante Rotterdam fosse maggiormente conosciuta per la cultura gabber, c’erano molte persone che trattavano anche generi musicali differenti in diversi locali svariando dalla mellowhouse (Nighttown, MTC, Lunapark, Now&Wow, ecc..) fino alla techno più scura (Future, Soundarchitecture, Off Corso, Strictly Techno, ecc…) passando per la drum’n’bass (Waterfront, Major League, ecc…) e tutto ciò che stava nel mezzo. Il tutto ha portato la presenza di diversi negozi di dischi focalizzati su tutti i generi appena citati, tra cui il Clone per la techno e le sonorità di Detroit, il Triple Vision principalmente per la drum’n’bass e anche in piccola parte per la techno, il Basic Beat per la house e il Mid-Town che seguiva sia la scena hardcore che quella mellow. Vado molto fiero di provenire da un ambiente così versatile come è la città di Rotterdam!
Quali sono state le tue maggiori influenze nei tuoi primi anni? Ricordo di aver letto che tuo padre era un appassionato frequentatore dei club al tempo e che anche Planet E ha avuto un ruolo piuttosto importante nella tua formazione musicale.
Si, Planet E era uno show radiofonico locale presentato da Michel De Hey, che settimanalmente proponeva anche dei guest, ed era trasmesso il venerdì dalle 9 di sera alle 6 del mattino. Avevo più o meno tredici anni quando ho iniziato ad ascoltarlo ed è stato grazie a mio padre che lo sentiva sempre prima di uscire con la sua compagna dell’epoca. Planet E è stato il canale tramite cui ho sentito per la prima volta queste meravigliose sonorità house e techno, che erano davvero inusuali rispetto alla classica musica commerciale che passava in radio. Inutile dire che me ne sono innamorato istantaneamente. Sul programma suonavano principalmente detroit techno e tech house (anche se al tempo ancora non la chiamavano in questo modo) quindi Stacey Pullen, Dave Angel, le tracce di Soma Recordings, Plastikman, Josh Wink, Green Velvet, ecc.. Ero davvero ossessionato da quel programma, col risultato che passavo le notti stando sveglio a registrare tutti gli episodi su cassetta (a costo di perdermi le partite di pallone la mattina dopo), chiamando in studio settimanalmente nella speranza di vincere dei biglietti gratis per mio padre (purtroppo ero troppo giovane per prenderli per me) e quando sono andato a ritirarli direttamente in studio, ho potuto vedere la magia nel suo compimento e da quel momento in poi la mia vita è cambiata per sempre. Ad un certo punto, siccome chiamavo senza sosta, avevo vinto talmente tanti biglietti con loro che la radio dovette fare un annuncio in cui dicevano che “Benny Rodrigues non può più vincere biglietti” perché dicevano che non era corretto nei confronti degli altri partecipanti che vincessi sempre io. La verità è che al tempo ero già diventato amico con la maggior parte dei dj che lavoravano nello show ed ho comunque continuato a provarci ogni settimana. Mi piace credere che senza Planet E non avrei mai fatto la conoscenza di un certo tipo di musica.
Infatti una delle prime persone che ha creduto nel tuo talento è stato Michel De Hey, figura storica della scena olandese e conduttore del tuo programma radiofonico preferito. Come vi siete conosciuti personalmente e come ha influito la sua presenza nel corso della tua carriera?
Come dicevo, Michel De Hey è stato il primo ad ispirarmi tramite Planet E. Uno dei primi dischi che ho comprato era della sua EC Records che è stata un’enorme influenza per me all’epoca. La mia prima gig è stata proprio durante una delle sue serate al Nighttown a Rotterdam. La serata si chiamava Future. E poi, come si suol dire, il resto è storia… Ero un suo grande fanboy a quel tempo. Ricordo quando avevo circa quindici anni di aver chiesto a mio padre di farsi fare un autografo da Michel a qualche festival dove andava e mi ricordo che quando è tornato a casa col bottino mi sono sentito il ragazzino più felice sulla faccia della Terra. Il mio primo incontro con Michel è stato negli studi di Planet E, per i motivi legati alle telefonato di cui parlavamo prima, ma quando ho iniziato a lavorare da Basic Beat che è diventato uno dei miei migliori clienti, perciò da quel momento il nostro rapporto è sfociato in una grande amicizia che dura ancora oggi dopo sedici lunghi anni!
Molti dj nel corso della loro carriera sono finiti, prima o poi, a lavorare per un negozio di dischi. Quanto è stato importante per la tua crescita musicale lavorare in un ambiente iper-dinamico come quello di Basic Beat Records?
Cavolo, mi sento male per tutti questi nuovi figli dell’era digitale che non hanno mai avuto l’opportunità di vivere l’esperienza di lavorare in mezzo all’atmosfera di un vecchio negozio di dischi. Essere circondati tutto il giorno da così tanti appassionati, vogliosi di essere i primi a scoprire e condividere il meglio della nuova musica, era qualcosa di davvero magico ed ispirante. E’ stata la miglior lezione di vita a cui potessi ambire. Ad essere sinceri, se potessi tornare indietro lo rifarei senza pensarci due volte. A volte in questi tempi fatti di media digitali e freddezza mi sento un po’ triste, perché mi rendo conto di quanto speciale e meraviglioso sia stato quel periodo della mia vita. Sono spesso soggetto a quel tipo di nostalgia.
“Mi sento male per tutti questi nuovi figli dell’era digitale che non hanno mai avuto l’opportunità di vivere l’esperienza di lavorare in mezzo all’atmosfera di un vecchio negozio di dischi.“
In una tua intervista passata ho letto che inizialmente la tua ambizione non era quella di diventare un dj. A che punto della tua vita ti sei invece reso conto che era ciò che volevi fare realmente?
In realtà non me ne sono ancora reso conto eheh! Tutto ciò che ho sempre voluto fare era scoprire che musica suonavano a Planet E e al Future, per questo motivo ho cominciato a lavorare in un negozio di dischi a quindici anni. A differenza di molti di quelli che lavorano in quei posti, ero maggiormente focalizzato alla scoperta della musica piuttosto che alla condivisione come avviene dal punto di vista di un dj. Ironicamente è stata proprio questa una delle ragioni principali che credo mi abbiano dato l’opportunità di avere grandi chance come performer. Non ero mai pressante nei confronti dei dj per fare si che comprassero i dischi, non ho mai mandato dei demo in giro né mi sono fatto particolare pubblicità. Ero semplicemente un ragazzino innocente ed entusiasta che viveva con gioia il fatto di essere circondato da tutta quella musica pazzesca. Quindi si, direi che sono diventato un dj un po’ per caso, e forse ancora oggi lo sono per lo stesso motivo ahah.
Circa un paio di anni fa ti sei creato un alter ego, ROD, col quale ti sei maggiormente focalizzato sulle sonorità techno, riscuotendo per altro riconoscimenti molto positivi da parte della critica. Come è nata l’idea di portare avanti questa personalità parallela?
Sin dalla prima volta che ho comprato dei dischi, ho sempre ascoltato sia house (ad esempio i Masters At Work) che techno (per dirne uno, Jeff Mills) ed ho sempre provato a proporli entrambi all’interno dei miei set in una maniera che avesse un senso. Ma mettevo anche quella minimal techno un po’ ripetitiva (come Surgeon o The Advent) che non andava molto a braccetto con la mia roba houseggiante, perciò mi è capitato di fare anche dei set esclusivamente techno anche sotto il nome di Benny Rodrigues. Infatti anche perché in Olanda mi ero fatto conoscere in particolare per una certa versatilità, ho deciso ad un certo punto che questa parte essenzialmente legata alla techno necessitava di essere conosciuta anche all’estero, perciò che quando ho finito di realizzare “Malmok” mi sono reso conto che quello era il momento adatto per lanciare pubblicamente quel lato così scuro della mia personalità musicale e gli ho dato il nome ROD. Sotto questo nome mi vedo decisamente più come un figlio dell’old school degli anni ’90 e dello spirito techno che li contraddistingueva piuttosto che un prodotto dell’hype che al momento gravita intorno al movimento techno in Europa. Avrò anche creato ROD nel 2011, ma è stato qualcosa che era dentro di me da almeno sedici anni a questa parte. Sono molto felice di tutto il successo ottenuto come ROD perché, come ho detto prima, rappresenta una parte sincera del mio essere e non è frutto della moda del momento.
Nonostante la grande fama come ROD, hai continuato a proporti a pieno regime anche come Benny Rodrigues. Infatti al prossimo Time Warp Natherlands ti esibirai sotto quel nome. E’ complesso gestire due carriere musicalmente così differenti? Ti è mai capitato che una prendesse il sopravvento sull’altra?
L’unico vero motivo per cui mi esibisco ancora utilizzando entrambi i moniker è che sono profondamente innamorato sia della musica house che della techno. Mi danno mentalmente e fisicamente le stesse identiche sensazioni e non riuscirei mai a scegliere di concentrare i miei sforzi esclusivamente su di un genere e basta per un lungo periodo. In qualche modo sia Benny Rodrigues che ROD rappresentano la stessa cosa per me, ma esteticamente è evidente la differenza tra gli stessi. E mi sono reso conto che spesso la gente che mi vede esibire come Benny Rodrigues si aspetterebbe qualcosa di più simile alle sonorità di ROD e quindi faccio sempre in modo che il modo in cui è scritto il mio nome evidenzi a pieno il mio modo di suonare per quella sera. Giusto per evitare di fare confusione. Niente aka o cose del genere.
“L’unico vero motivo per cui mi esibisco ancora utilizzando entrambi i moniker è che sono profondamente innamorato sia della musica house che della techno.“
Quali sono secondo te le differenze (sempre che tu ne veda) tra il pubblico che segue la scena house e quella techno? Con quale delle due categorie senti di avere maggior affinità quando sei in consolle?
Quindici anni fa c’era una differenza marcata tra feste house e techno. Tutte le belle ragazze andavano a quelle house e si interessavano minimamente alla qualità della musica e in gran parte al lato fisico e “sessuale” della cosa. Mentre nei techno parties c’erano più che altro uomini vestiti con t-shirt nere con l’espressione seria, intenti a condividere la loro conoscenza musicale con gli altri. Oggi direi che il tutto si è dovutamente mescolato e non è inusuale vedere anche parecchie ragazze ballare techno. Ovviamente questo aspetto è sicuramente legato al fatto che questo genere negli ultimi anni è diventato sempre maggiormente mainstream. Per quanto mi riguarda non sento una particolare affinità con nessuna categoria di persone per partito preso. Diciamo che ogni volta che sono in consolle è come una nuova sfida da affrontare!
Quali sono stati i locali dove hai avuto (o hai) più piacere a suonare? O magari anche qualche Nazione dove hai trovato un pubblico particolarmente scatenato?
Ho suonato in molti bellissimi eventi e club in giro per il mondo, ma niente batte la mia terra natia. Noi olandesi abbiamo una delle migliori scene dance di tutto il pianeta!
Quest’anno, dopo i b2b con Darko Esser nel 2011 e con Michel De Hey nel 2012, sarà la tua prima volta da solista all’edizione olandese del Time Warp. Come è stato suonare davanti ad un pubblico così vasto come quello? E quali sono le tue aspettative per questa edizione?
Il Time Warp Natherlands è uno di quegli eventi che attendi con ansia già durante l’estate dei festival. Così anche molte persone programmano la loro visita all’evento mesi prima ed è proprio questo uno dei motivi per cui si crea quell’ineguagliabile energia che lo contraddistingue. E’ gigantesco e al suo interno si possono trovare così tanti tipi diversi di persone provenienti da un sacco di Paesi differenti. Faccio sempre in modo di avere uno spot libero nella data in cui il festival prende luogo, così anche se non avessi la possibilità di suonarci potrei avere comunque modo di vivere un’esperienza notevole anche come semplice visitatore. Ma anche quando suono mi piace da morire passare il resto della notte andandomene in giro per i padiglioni sperimentando tutti i diversi tipi di energia e vedendo tutti quei dj al lavoro. E quest’anno non farà eccezione!
Quali sono i tuoi progetti per i prossimi mesi? Hai qualche gig che attendi particolarmente o qualche uscita importante in vista?
Come ROD ho appena rilasciato un nuovo EP su Klockworks, l’etichetta di Ben Klock, chiamato “Anindica/Hux” e a breve avrò anche una release sulla CLR di Chris Liebing. Inoltre arriveranno anche dei remix per Ben Sims, Josh Wink, Heiko Laux ed ovviamente il mio primo album nella primavera 2014. Come Benny Rodrigues sto lavorando ad una release su Desolat ma non c’è ancora nulla di confermato al momento. Nel frattempo, quando non sono impegnato in studio, continuo a suonare in giro il più possibile. E segretamente sogno sempre che prima o poi arrivi la chiamata da QUEL Time Warp.[/tab]
[tab title=”English”]Each artist has a history, a journey that led him one day to converge the line of his experience with that of electronic music, club culture and decks. Every DJ we brought on our pages holds aspects of memory that can make his history something very special. Benny Rodrigues is no exception, and his enthusiasm and sincere desire to open up and tell immediately captured us. He grew up in Rotterdam in the middle of its nightlife’s golden age and has been influenced his father’s passion for clubbing becoming a fanatic too. From the long nights spent listening to Michel De Hey’s radio show until his work in a record store, Benny has always lived music as a cult even before that as a job and he wants to give us a share of the fact that in the depths of his soul this is still the main emotional boost that characterizes his way of approaching everything that happens in his career. We will talk about how, almost by accident, he has ended up behind the decks, almost like a natural evolution of his passion, to play during last years in some of the most famous venues in the world. Also thanks to its new moniker, ROD, which represents the dark and techno part of his musical background. We have met him a few days before his third appearance in front of the large audience at the Time Warp Netherlands and we asked him to tell us his history.
Let’s start from your roots: you’re from Rotterdam, born and raised, which has always been strongly influenced by the rhythms of hardcore artists such as DJ Paul Elstak. Having been influenced by the house vibes was something unusual at the time or there was a deeply rooted house scene too?
In the early 90’s when the harder sounds was becoming very big in Rotterdam, the dance scene divided in 2 parts either you liked hardcore/gabba, or go with ‘mellow’ which was the name for all (deeper) more ‘mellow/chill’ house styles. It’s funny because i think ‘mellow’ had mostly a clear defining meaning in Rotterdam, because the hardcore sound was getting super huge over here. I actually never heard the term ‘mellow’ anywhere else? Anyway, even though Rotterdam will mostly be known for creating hardcore/gabba, there were plenty of different kinds of people for different kinds of music in different kinds of clubs variating from mellowhouse (nighttown/mtc/lunapark/now&wow etc…) to deeper techno (future/soundarchitecture/off corso/strictly techno etc…), drum & bass (waterfront/major leaugue etc) and everything in between, which also resulted in many local record shops focussing on all the relevant music styles at the time (clone: detroit techno/electro) (triple vision: drum&bass/techno) (basic beat: house/techno), mid-town (hardcore/mellow) etc etc. I’m very proud and happy to come from such a versatile city as Rotterdam!
What were your main influences in your early years? I have read that your father was a passionate clubber at the time and that Planet E has had quite an important role in your musical training.
Yes, Planet E was a local radio show presented by Michel De Hey and weekly rotating guests broadcasted every friday between 9pm and 6am. I was around 13 at the time when I first discovered this radio program through my father who always had it on before going out with his girlfriend at the time. Planet E was basicly the 1st time I ever heard these amazing deeper house/techno frequencies that were very unusual comparing to the typical commercial radio music and I instantly fell in love with it. They played mostly Detroit techno and techhouse before it was called techhouse (Stacey Pullen, Dave Angel, Soma Recordings, Plastikman, Josh Wink, Green Velvet, etc…). I was very obsessed by this radioshow, resulting in me staying awake recording all the shows on casette (missing my soccer game the day after), calling the show on weekly base to win free tickets for my father (as I was to young to go out myself) and pick the tickets up in the studio where I saw all the magic happen in real time and it changed my life ever since… At some point, becauese i kept calling non stop, I won so many free tickets in the show that the radio station had an official announcement that ‘Benny Rodrigues could not win any tickets anymore!, because it was not fair for the other contestants’ haha…, but by that time i was already ‘friends’ with most of the dj’s in the show and would still drop by every single week “without planet e i jus’ wouldn’t know”.
One of the first persons who believed in your talent was Michel De Hey, a historical Dutch scene’s figure. How did you meet and how his presence has impacted your career?
Michel de hey was the first dj that inspired me with his music on Planet E. one of my first records I bought was a record from his EC Records which was a huge (the biggest) influence at that time. My first gig was at his weekly ‘the future’ residency-night in night town and so on and so on… I was a huge fanboy at the time. I even remember asking my father to ask Michel’s autograph at some festival where he went to when i was around 15, when my dad came back from the festival with his autograph, I remember being the happiest kid alive. So we met at Planet E first, me being a fanboy/stalker haha… but when I started working at a local record shop (Basic Beat), he was one of my biggest customers, so from there on our relation developed into a great friendship still going strong 16 years later!
Many DJs throughout their career have found themselves, sooner or later, to work for a record store. How important was it for your musical growth to work in a hyper-dynamic environment as Basic Beat records was?
Man, I truly feel sorry for all these new (digital) guys who never had the opportunity to experience the ‘working in a oldskool record store vibe’. Being surrouded all day long with likeminded passionate people next to being the first to discover and share all the new music was truly inspiring and magical.. it was the best learning school i could ever ask for. To be honest.. if i could return back to that time, i would do it without a doubt.. sometimes in these cold efficient and lonely digital times i feel kinda sad when i realize how beautiful and special that time was.. i’m a big sucker for that kind of nostalgia.
“I truly feel sorry for all these new (digital) guys who never had the opportunity to experience the working in a oldskool record store vibe.“
In one of your past interviews I read that your first ambition wasn’t to become a dj. At what point in your life you have instead realized that was what you really wanted to be?
I still don’t haha! All I wanted to do at that time was to discover the music being played at Planet E and Future, so that’s why i started working in the record shop when I was 15. Unlike many other people working in record stores, I was more focussed and interested in discovering music than I was with sharing it from a dj point of view, and ironically that’s one of the reason why I think I got offered great dj opportunity’s at that time… I was never pushy to dj’s buying records in my store, I never send demo’s or promoted myself. I was just a young innocent enthousiatic kid who was honestly happy to be surrounded by all this amazing music… so yeah… I kinda became a ‘dj’ by accident and I still am, haha.
About a couple of years ago you created an alter ego, ROD, with which you have focused more on techno sounds, receiving very positive acknowledgments from critics. How did the idea to give birth to this parallel personality come to your mind?
Since the first time I bought music, I used to buy and play house (Masters At Work) and techno (Jeff Mills) and I try to play them in the same set in a way that it makes sense but there was also the more loopy minimal techno (Surgeon, The Advent, etc…) that didn’t make sense with my housey stuff, so I also did strictly techno sets under my ‘Benny Rodrigues’ name next to all the other styles I was playing. Even though in Holland I got known for this kind of versatility, at some point I decided that this ‘pure techno’ side of me needed more focus for (international) people to understand even better, so when I finished ‘Malmok’, I knew this moment would be the perfect moment to launch this other side of me by creating ROD. As ROD I definitely see myself being more a child of the oldskool 90’s techno spirit than being connected too much with the current techno hype. I may have started ROD in 2011, but he’s been around for 16 years already… I’m very happy with all the love I receive for ROD, because as mentioned before, this is a serious and honest part of me for a long time, not only because of the hype.
Despite your great fame as ROD, you have continued to perform at full throttle as well as Benny Rodrigues. In fact, at the next Time Warp Holland you’re going to perform under that moniker. Is it hard to manage two musically different careers? Has it ever happened that one has took over the other?
The only reason i still perform under both names is because i still really love both house & techno music. They both emotionally and physically mean the same to me and i could never choose playing one style over another for a longer period of time… in a way both benny rodrigues as ROD is all the same to me, but esthetically there’s sill a big difference between the 2, and lately i notice that it get’s harder when i play somewhere as benny rodrigues and people still expect me to play the kind of more abstract music i play under ROD. so to be able to function the best way possible, i always make sure that i’m booked either as ROD or benny rodrigues.. just to avoid the possible confusion.., no ‘aka’ or something like that.. and from there on the journey starts.
“The only reason i still perform under both names is because i still really love both house & techno music.“
Which do you think are the differences (if you see some of course) among the public that follows the techno and the house scene? With which of the two categories you feel you have higher affinity when you’re behind the decks?
15 years ago there was a clear difference between house & techno parties, all the hot girls would go the the house parties and it would be less about the music and more about the ‘sex’, where in techno parties there would be mostly man in black t-shirts looking all serious spreading their ‘knowledge’ but nowaydays I think it’s all very well mixed and you see many girls on the techno floors as well. I think this also has a lot to do with techno become more & more mainstream. I don’t necessarily feel higher affinity with any type of crowd… it’s always a challenge!
Which were the venues where you’ve had (or have) more fun to play? Or maybe is there some country where you have found a particularly wild audience?
I’ve played many amazing events and clubs around the world, but nothing beats my native Holland, we have one of the most amazing dance scene’s of the world!
This year, after the b2b sets with Darko Esser in 2011 and with Michel De Hey in 2012, will be your third performance in Time Warp’s dutch edition (again b2b with Michel). What was it like to play in front of such an enormous audience like that? And what are your expectations for this years’ show?
Time Warp is one of those events where you look forward to already during the festival season and because most people plan their Time Warp already months in advance, there’s always this unique and amazing kind of energy, it’s so big, so many different people from so many different countries… I always make sure to keep the date free so that next to my own dj-experience, I can also get lost in this enormous event as a visitor myself! I truly love to walk around that space just experiencing all this different energy and all the amazing dj’s doing their thing and this year will be no different!
What are your plans for the coming months? Do you have any gig that you’re particularly waiting for or some big release coming up?
As ROD I just released a new 12inch on Ben Klock’s Klockworks label ‘Anindica/Hux’ + I will have upcoming releases on Chris Liebing’s CLR label and remixes coming soon for Ben Sims, Josh Wink, Heiko Laux + also my debut album in spring 2014. As Benny Rodrigues I’m working on a follow-up release for Loco Dice’s Desolat records, but nothing too concrete yet, next to studio works I’m mostly just djing everywhere and nowhere and secretly still hoping for that Time Warp.[/tab]
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