Ok me ne rendo conto, di sentir parlare del Berghain e delle mille controversie legate alla rigidissima selezione all’ingresso non se ne può davvero più. E’ vero anche però, almeno per quanto mi riguarda, che una delle emozioni più grandi che il Berghain mi abbia trasmesso (oltre a quando I-F mise gli ABBA al Panorama Bar, ma quella è un’altra storia) fu proprio quel fatidico momento in cui per la prima volta arrivai alla fine del “serpentone” di transenne e si diede il via al grande duello: come una vera lotteria dei rigori. Tu e lui. Tu e Sven (o chi per lui, ma a me capitò proprio lui). E checchè ne dicano i più narcisi, a tutti è battuto forte il cuore in quei 5-10 secondi che sembrano anni.
Ricordo che, nella mia malattia mentale misto ansia patologica, mi ero preparato mentalmente, sfruttando il poco tedesco che ricordavo dai tempi di scuola, delle domande che avrebbero potuto farmi e delle risposte adeguate così da non dover per forza perdere punti chiedendo l’inglese. Un po’ come faccio adesso quando vado a fare la spesa in Olanda. So già che una volta pagato mi chiederanno in olandese se voglio lo scontrino e poi se voglio i bollini per comprare non so quale diavoleria si compri da queste parti con le raccolte punti. Avendo ormai assimilato il suono di quelle frasi, anche se non dovessi capire tutte le parole, la mia mente sarà già pronta a rispondere di conseguenza. Tutto questo, come da Fantozziana memoria, salvo tragici imprevisti. Tipo quel primissimo rimbalzo colossale che mi presi da giovanotto in una freddissima domenica di Marzo cercando di farmi passare per uno che sapeva il tedesco, col buttafuori che prima mi fece una sorta di “supercazzola” parlando una lingua che a me sembrava aramaico antico, salvo poi farmi segno di levarmi di torno quando desolato chiesi se era possibile passare all’inglese. Un errore da dilettanti pensare di ingannare chi per lavoro scruta ogni piccolo particolare come metro di giudizio. Alla fine poi con Sven è andato tutto bene, non mi ha chiesto niente e ha solo fatto segno di entrare. Io ho reagito con compostezza ma dentro urlavo di gioia. Fu di gran lunga la cosa migliore di quella sera e tutt’oggi è, come detto, uno dei miei ricordi più preziosi legati ad un club che non ha mai fatto davvero breccia nel mio cuore.
Tutto questo preambolo di storie agrodolci e racconti di disagio vissuto per arrivare al motivo per cui stiamo ancora scrivendo della selezione al Berghain: e dobbiamo riconoscerlo, questa volta siamo arrivati ad un livello di genio/follia che merita quanto meno di essere riportato e discusso. Dopo aver visto tutorial su come vestirsi, come parlare, come comportarsi in fila e mille altre (pressoché inutili) accortezze, siamo giunti alla fase finale. Infatti, il sito Berghain Trainer offre un autentico simulatore della dinamica di cui abbiamo discusso poco fa, cioè del fatidico duello rusticano tra voi ed il bouncer di turno, di fronte alle porte del locale.
Come funziona? Grazie al riconoscimento della mimica facciale (lo stesso utilizzato da app famosissime come MSQRD) e del tono della voce, tramite webcam e microfono, il simulatore vi permetterà di interagire direttamente col buttafuori che, dopo avervi fatto tre domande (ovviamente in tedesco) ed aver pazientemente ascoltato le vostre risposte, vi darà accesso al locale o, nella maggior parte dei casi (il sito dice che 8 su 10), vi indicherà la via per tornare verso Ostbahnhof.
Che si stia raggiungendo la psicosi è quanto meno evidente, ma di tante che se ne sono dette e fatte in merito, questa sembra davvero una di quelle riuscite meglio. Ora non resta che dare sfoggio delle vostre abilità di commedianti. E se non altro per una volta vi rimbalzeranno senza aver fatto pure due ore di coda al freddo!