Tante storie ma alla fine siamo tutti uguali: avete presente quei bagni comuni in Inox diffusi in tutti i club del mondo? Ecco, anche a Berlino fino alle 12 pm pisciano tutti agli angoli per timidezza, dopo le 2 non si fa differenza fra angoli e spazi centrali! Non faremo dei reportage giornalieri per ogni singolo giorno del Bermuda, parlarvi del primo giorno però ci è sembrato qualcosa di obbligatorio!
Ore 15 pm arriviamo ad uno dei 2 aeroporti di Berlino (Schönefeld). Prendiamo la metro, perché sì, in parte ci piace l’organizzazione minuto per minuto, ma esser liberi, stare a contatto con la gente del posto, con Berlino e vedere le sue infinite espressioni non ha prezzo. Arriviamo a Warschauer Str. e quindi al Michelberger Hotel. Tutto è pianificato alla perfezione. L’appuntamento con gli organizzatori é alle 18. Nel nostro gruppo non siamo molti, siamo solo 6 o 7 “giornalisti” che rappresentano i più influenti magazine di musica elettronica di Francia, Polonia, Germania, Austria, Inghilterra, California e Italia. Siamo tutti carichi e ben disposti. Alle 19 inizia la cena. Si parla delle problematiche che stanno affliggendo il panorama elettronico mondiale, dei club di Berlino, del Rex Club di Parigi , dei club italiani e del perché il Berghain non abbia preso parte al Bermuda (e non ci vuole molto a capire come questa scelta sia stata ben ponderata ed estremamente funzionale al fine di preservare quel che il Berghain rappresenta).
Berlino pulsa, ma non solo perché c’è il Bermuda, più che altro perché è sempre viva, sempre carica, costantemente colma di musica di ogni genere: la città è come sempre tappezzata di manifesti che pubblicizzano ogni tipo di serata (con quello stile che solo Berlino ha), straripa di gente di ogni tipo, dalle famigliole ai tossici che non vedono l’ora inizi un nuova festa. Lasciamo la zona di Warschauer Straße per andare a cena. Uno dei punti fondamentali di cui si è discusso è di come il Bermuda debba rappresentare Berlino in tutte le sue sfumature elettroniche: c’è chi critica la Berlino degli ultimi anni, chi sostiene l’immortalità del sound di alcuni club berlinesi, c’è chi ama l’ultimo disco di Apparat, chi lo odia profondamente, più o meno tutti adorano l’ultimo lavoro dei Modeselektor, c’è chi critica Ellen Allien, chi adora a prescindere da tutto il Bermuda, chi lo condanna per la sua progressiva commercializzazione e chi ha problemi a prelevare le sigarette dal distributore automatico…
Dopo aver concluso la nostra chiacchierata al tavolo del ristorante, usciamo e ci dirigiamo verso il Watergate per la festa di apertura del BerMuDa. Non fa poi così freddo, 13 gradi sono più che onesti per esser il 2 Novembre! Noi reporter iniziamo a trovare il nostro equilibrio, iniziamo a sintonizzarci con le frequenze della città. Superiamo il ponte che trasforma Warschauer Straße in Oberbaumstraße: siamo finalmente al Watergate. Intorno alle 23 la situazione è più che tranquilla, come è ovvio che sia. Nonostante l’ora, l’impianto del locale non è poi così timido e gli organizzatori ed i promoter sono già tutti occupatissimi in conversazioni senza fine. Noi, da parte nostra, dopo aver parlato di attualità, iniziative ed interviste ci siamo seduti sui divanetti che affacciano sullo Sprea e per l’ennesima volta ci siamo fatti catturare da quella magia, quella vitalità, quella nuvola di interrogativi che avvolge Berlino.
E’ l’una di notte e l’opening party del Bermuda naviga ormai a gonfie vele: la gente è sorridente, i Djs sanno come far pompare la festa, l’impianto non tralascia nessuna frequenza; i berlinesi doc si riconoscono dalla compostezza dei movimenti e dagli zigomi rossastri che si contrappongono al colore chiaro del viso; gli italiani invece si distinguono per la loro vitalità nel ballare e per il loro simulare le melodie dei brani fischiettando (cosa che, a mio avviso, non è sempre poi così negativa. D’altronde la semiotica della club culture è intrigante proprio perché, più che mai, mette in luce le peculiarità di ogni cultura). Insomma, un primo giorno già carico di argomenti di cui discutere, carico di vitalità ed energia, colmo di un ottimo sound, di nuove problematiche e nuove prospettive. Se vogliamo mettere le mani avanti però, c’è da dire che organizzare un’apertura (o una chiusura) con i controcazzi, non dico che sia semplice, ma è sicuramente più facile che tenere alto il livello per 5 giorni. Staremo a vedere. Di una cosa siamo assolutamente sicuri però: Berlino c’è, e non tanto per dire!”
Pics by Chiara Ernandes