Il secondo giorno del Bermuda inizia per noi in maniera del tutto inusuale. Dopo aver dormito solo qualche ora ci svegliamo intorno alle 10 per precipitarci nella hall del Michelberger. Le nostre espressioni sono tutte abbastanza simili perché diciamocelo, tirarsi indietro difronte alle pulsazioni notturne di Berlino non è cosa facile per nessuno. Cerchiamo però di darci un contegno: The International Club inside the Ministry of Foreign Affairs is the next stop! Sì, avete letto bene, “Ministero degli Affari Esteri”…
Eravamo svegli da poco più di un’ora e ci troviamo difronte ad ascensori in legno senza porte e senza pulsanti. Direte voi “E come si fa a scegliere quale piano raggiungere?”. Semplice, sono catene di ascensori che salgono e scendono in continuazione senza mai fermarsi, obbligandoti letteralmente a saltarci dentro. Sì, in ogni caso il Ministero degli Affari Esteri di Berlino è munito anche di ascensori normodotati. Ma torniamo a noi: dalle realtà del Watergate e del Tresor veniamo catapultati fra uomini d’affari e politici in giacca e cravatta che discorrono nella “mensa” del ministero. Ci sediamo a tavola con Petra Kochendörfer (Deputy Head of Division of Cultural Affairs), noi di Soundwall ci sediamo direttamente di fronte e proprio lei per prima si interessa del nostro Paese, informandosi sull’importanza che ha la musica elettronica in Italia. Poi ci passa la palla e iniziamo a parlare di Berlino: Petra non ha meno di 50 anni e non è assolutamente una clubber anzi, è lei per prima a dirci che la musica elettronica non è il suo forte. Ha le idee ben chiare però! Anche lei come molti altri nota una forte commercializzazione di Berlino negli ultimi anni (e visto che non è una clubber, questo indica che è un problema che sta affliggendo un po’ tutte le forme d’arte). Tutti potrebbero parlare dei classici luoghi comuni positivi e non che avvolgono Berlino, ma chi è invece che conosce veramente Berlino? O ancor meglio, chi conosce la Germania? Questo è quello che ci chiede Petra in maniera molto seria. Non potendo che riconoscere questa problematica passiamo ad un’altro argomento: perché eravamo lì? Perché 7 ragazzi fra i 21 e i 35 anni vengono invitati in un posto simile? Ma soprattutto, perché solo ora, solo alla terza edizione del festival? Cosa è successo nel 2011? A questa mia domanda la deputata, come si suol dire, “la butta in caciara” con gran classe tirando fuori discorsi sull’importanza del non essere troppo distaccati dalle realtà giovanili, sull’interesse per queste nuove realtà e via discorrendo… Intendiamoci, non stiamo insinuando che non siano motivazioni reali o valide, ma qualche dubbio sul fatto che non siano le uniche, c’è.
E’ appena passata l’una: parte il “Berlin City Roundtrip”. Visitiamo i luoghi più noti di Berlino, le più note strutture e non solo, ci inoltriamo anche in zone per così dire brutte, che vanno ad evidenziare come Berlino continui a mantenere quella sua bipolarità, quel suo lato più cupo e prefabbricato che convive e coopera con quello più tecnologico e luminoso (esteticamente parlando). La cosa interessante è che questi due lati, geograficamente parlando, con il tempo si stanno invertendo. Il tutto è riassumibile con una frase che ci ha lasciato un berlinese Doc sul ponte di Willy-Brandt-Straße che divide visivamente i due poli della Berlino della guerra fredda: “Oggigiorno per fare un film sulla Berlino Est le troupe cinematografiche si recano nella Berlino Ovest!”. Sicuramente non ci si può fidare ciecamente, ma è un affermazione che da’ da pensare!
Dopo questo excursus nell’economia, nella politica e nella geografia berlinese torniamo nuovamente al cuore della musica elettronica e al cuore del Bermuda con workshop, visita all’interno del Tresor club, esposizioni, esibizioni e incontri con i direttori del megazine De:Bug. Il workshop “How to make an album” tenutosi al Kater Holzig, lo abbiamo trovato a dir poco formidabile. Un classico loft underground berlinese è stato trasformato in un enorme studio in cui è stato concentrato l’intero processo di sintesi di un album: dalle registrazioni al mastering, dall’elaborazione della copertina e del libretto alla creazione del sito web e all’organizzazione del merchandising. Tutto questo in sole 24 ore di lavoro non-stop -quando voi starete leggendo questa pagina il disco sarà già su iTunes. Grandioso no?! Dopo questa fantastica full immersion nel processo di produzione di un album, siamo a cena con uno dei direttori di “De:Bug” e una delle collaboratrici della “Berlin Music Commision”. Oltre a parlare di come gli italiani al volante siano fantastici, di come però non supereranno mai la follia dei turchi, di come in Germania non ci sono così tante persone che riescono ad evadere il fisco, arriviamo a parlare delle problematiche che Berlino sta incontrando negli ultimi tempi. Nadine, la Project Manager della Berlin Music Commission, ci racconta di come anche in questa grandiosa città ogni tanto per riempire le casse si raschi il fondo: è stato stabilito infatti che le tasse che un club deve pagare invitando un Dj debbano essere alzate dal 7% al 19% (come quelle applicate ai live concert). Perché? Perché la gente quando segue un Dj set non ha gli occhi fissi sull’artista bensì si guarda intorno e questa cosa va tassata… Due sono le cose ora: o state ridendo o pensate che questa cosa non ha abbia assolutamente nessun senso. Sono le stesse reazioni che ha avuto Nadine raccontandoci tutto ciò, sta di fatto però che ora Berlino pretende che i club paghino quel 13% di tasse mancanti degli ultimi ben 5 anni! Veramente quando uno si trova davanti a questi racconti non sa se ridere o piangere.
Questo secondo giorno non si è concluso con corse in taxi da un club all’altro, abbiamo preferito invece assistere ad una esibizione organizzata dalla Schneidersladen (casa produttrice di sintetizzatori di ogni tipo e forma). Sul palco c’era un vero e proprio carousel, una giostra fatta di valvole e potenziometri: 6 sintetizzatori modulari fissati ad una struttura cilindrica che girava in tondo dando la possibilità a quei tre folli, Tom Körting, Carlo Krug e Paul Schulz, di giocare in qualsiasi modo con suoni sintetici, con rumori, con colpi di cassa e rullante totalmente fuori tempo, con cambi di frequenze e volumi improvvisi. Ma questa volta non me la sento proprio di parlare di masturbazione mentale, questa volta no! L’atmosfera era avvolta da una stupita fatticità, si guardava con occhio ingenuo a quelle macchine, con vero stupore.
Non c’è dubbio, con questo secondo giorno la realtà del Bermuda si è andata complicando, sono entrati in gioco nuovi dubbi, nuove dinamiche e nuove domande che si vanno a contrapporre alla cristallinità di alcune sensazioni, di alcune situazioni, di alcune conversazioni che abbiamo avuto. E’ come se questa edizione del Bermuda fosse divisa in due parti: quella che si preoccupa in maniera ossessiva di far bella figura, di uscirne vincente e quella che invece tira avanti come sempre, inventandosi nuove forme e nuovi suoni, proponendo nuove idee e che del resto se ne sbatte, ma non perché non ha interesse a fare questa famosa bella figura, bensì perché non è questo il suo obbiettivo, probabilmente sarà invece una conseguenza! Forse domani però qualche dubbio verrà chiarito: sarà una giornata totalmente dedicata al music business e alle label… Fino alle 23 però, perché domani non guarderemo in faccia a nessuno, domani notte sarà solo Daniel Miller, Alva Noto e Kangding Ray al Berghain e la Drumcode al Tresor!
Pics by Chiara Ernandes