Quanto state per leggere (e ascoltare) non è una pretenziosa guida di Berlino e della sua scena underground, chiariamolo sin da subito. Non è nemmeno un’approfondita retrospettiva su quanto germogliato nella sua ricettiva e propositiva scena musicale a partire dalla caduta del muro, venticinque anni fa. Per questa ragione risparmiatevi, qui, la ricerca di chissà quali verità oggettive: le poche righe che seguono riportano semplicemente i nostri punti di vista, le nostre sensazioni e qualche ricordo legato a questa città unica che oggi festeggia la fine della Guerra Fredda (e fratricida), un conflitto che l’ha segnata e che le ha regalato delle cicatrici impossibili da cancellare.
Berlino è un posto come pochi altri, questo lo sapete già, a noi premeva solo ricordarvelo.
[title subtitle=”Efterklang – Beetween The Walls”][/title]
Penso a Berlino e penso essenzialmente a un posto accogliente. Una città libera, piena di possibilità, aperta allo scambio tra le culture e alla contaminazione. Un cantiere a cielo aperto. È paradossale dirlo, ma è sempre stata così: lo era ai tempi del Muro, seppur in modo diverso, e lo è stata maggiormente subito dopo. Per questo se penso alla musica che è nata e che si è sviluppata all’interno della capitale tedesca, penso innanzitutto a quei musicisti che sono arrivati partendo da altrove e lì hanno trovato la loro dimensione. Penso a Bowie, Eno e Robert Fripp ai tempi della trilogia, penso ai Neu! che ci si trasferiscono da Dusseldorf, a Nick Cave, a Lou Reed, a Peter Broderick e tutti quelli che in un modo o nell’altro hanno subito l’influenza e l’impatto della città. Penso, oggi come oggi, a un disco di un gruppo danese, prodotto da un ragazzo italiano, penso che certe cose, davvero, solo a Berlino. – Emiliano Colasanti
[title subtitle=”Tony Lionni – Found A Place”][/title]
Berlino non è (solo) techno. È stile, essenzialità, è luoghi che sono oscuri, magici, sinistramente senza gravità. Come questa meraviglia di Tony Lionni. La caduta del Muro c’ha fatto perdere la “vecchia” Berlino, ma ha liberato energie per far nascere quella “nuova” – meno anarchica e selvaggia, più a quattro quarti. – Damir Ivic
[title subtitle=”Dr. Motte – You Can’t Stop Us”][/title]
Berlino, a vederla da fuori, è (anche) la casa delle Love Parade oceaniche, degli anni in cui la caduta del muro era ancora tutto sommato fresca nella memoria e, per questo, c’era una gran voglia di far festa tutti insieme. Noi non abbiamo forse mai avuto un evento così unificante e anche a Berlino le divisioni e le selezioni oggi hanno più peso del “tutti insieme”, ma le immagini delle migliaia di persone in strada per una festa saranno per sempre nei nostri occhi come simbolo di Berlino. – Mattia Tommasone
[title subtitle=”Neu! – Hallogallo”][/title]
La prima volta che sbarcai a Berlino indossavo due cuffie fin dalla partenza e poi sull’aereo. Attaccato al minijack un lettore CD portatile. Dentro un CD masterizzato che conservo ancora. Ci suonavano tutte quelle tracce che mi avevano tenuto compagnia durante il liceo, tracce che conoscevo benissimo. Poi mi sono ritrovato davanti al muro per la prima volta ed hanno iniziato a suonare solo per me i Neu!, i dieci minuti di “Hallogallo”. Era inverno e davanti a quel muro ho capito un milione di cose che anche adesso, se me le chiedi, te le saprei spiegare solo con questa canzone. – Mattia Grigolo
[title subtitle=”X-101 – The Final Hour”][/title]
La caduta del muro segna uno spartiacque nella storia del mondo. Non è questione solo di politica, ma anche di musica perché senza più muri a dividere la città si scoprono spazi abbandonati, energie nuove da sprigionare. Dimitri Hegemann è tra i primi a fiutare questa ventata d’aria fresca e, dopo l’UFO, fonda uno dei club che marchierà con il fuoco la storia della città e non solo: il Tresor. Da lì a poco uscirà anche la prima release dell’omonima etichetta che stabilirà un legame strettissimo tra Detroit e Berlino, destinato a entrare negli annali della musica elettronica. Jeff Mills, MIke Banks e Robert Hood, sotto l’alias X-101, sanciscono su vinile il primo capitolo della techno alliance per eccellenza. Ecco, per me nella storia del Tresor e della sua etichetta c’è tutta la Berlino post caduta del muro: spazi, creatività e libertà. – Dimitri Quintini
[title subtitle=”Mathew Jonson – Symphony For The Apocalypse”][/title]
Una volta riunita, Berlino ha saputo rimettersi prepotentemente “sulla mappa” anche grazie allo status quo di città open minded, diventando fin da subito, con la sua voglia di rinascita, un punto di riferimento per la comunità artistica internazionale. Molti DJ provenienti da tutto il mondo hanno fatto della capitale teutonica il luogo dove trarre ispirazione per la loro musica. Ancora oggi la poliedricità della scelta artistico-culturale offerta fa di Berlino una delle mete favorite da chi produce elettronica. – Federico Raconi
[title subtitle=”Henrik Schwarz / Âme / Dixon feat. Derrick L. Carter – Where We At (Version 2)”][/title]
Per me Berlino è soprattutto coraggio. Coraggio di mettersi in gioco e condividere le proprie idee, di provare soluzioni nuove e di ricercare vie alternative per veicolare messaggi, anche di vecchi e già assorbiti. Berlino è intraprendenza, è viva libertà. Berlino è una chance, per fa sì che tu possa arrivare (o magari “tornare”), ma è anche una porta che si chiude velocemente, perché almeno all’apparenza più meritocratica delle grandi capitali del clubbing mondiale. Berlino è tutto e tutto vi risiede: storia polverosa o avanguardia, moda glitterata o conservatorismo oltranzista; non importa. Bene, queste sono alcune delle mille ragioni per cui chi ama la musica non può non amare Berlino, e viceversa. – Matteo Cavicchia