Stavolta il grido d’allarme arriva dal Griessmühle, un club che in poco tempo – e con molti addentellati italiani – è riuscito a ritagliarsi uno spazio piuttosto significativo nella mappa del clubbing berlinese più autentico. Il video che hanno messo in circolazione è un grido d’allarme abbastanza chiaro: evidentemente anche per loro il rischio chiusura esiste, esiste per davvero, la classica chiusura da “riqualificazione urbana” che fin dai tempi della famigerata azione di rinnovamento delle sponde della Sprea (che ha ammazzato il Bar 25, poi comunque rinato, e ha messo e mette in pericolo la vita di tutto il complesso di Revaler Strasse 99) ha iniziato a mettere in discussione Berlino così come molti di noi hanno imparato ad amarla: alternativa, fatiscente, eccitante, unica. Al suo posto, vogliono sempre più rendere la capitale tedesca un solido agglomerato di uffici, case di lusso, grattacieli, moltiplicatori di fatturato. L’esatto opposto delle venue legno, mattoni, follia, debauche & creatività che sono da decenni un tratto distintivo della metropoli tedesca.
Non è solo questione di architettura ed urbanistica, appunto. Come spiega bene e in poche parole questo filmato, è anche una questione di spirito. L’ecosistema social dei club ha delle regole di un certo tipo, pensare di estirparle o comunque piano piano accantonarle in favore di qualcosa di “normale” è una scelta precisa con effetti precisi. “This is why so many people love Berlin”, si dice giustamente, perché in effetti il clubbing lì non è solo un mero “andare a divertirsi” ma assume proprio delle connotazioni sociali e culturali di libertà e di differenziazione. L’intenzione è normalizzare tutto ciò? Cancellarlo? O anche solo addomesticarlo? Domande che vanno al di là del destino di un singolo club, in questo caso il Griessmühle. L’impressione è che di tutto questo nel 2020 se ne parlerà ancora parecchio.