Nuovo appuntamento con le interviste ai personaggi chiave che si celano “dietro” le etichette musicali (potete leggere le puntate precedenti qui) per scoprire le scelte artistiche che muovono alcune tra le migliori realtà internazionali in ambito elettronico. In questa puntata abbiamo intervistato Olaf Bender (aka Byetone) nelle vesti di management director della Raster–Noton – Archiv für Ton und Nichtton, etichetta dove l’elettronica è espressione di una sperimentazione concettuale – ma non ermetica – che coinvolge non sono la musica ma anche i campi dell’arte e della scienza.
La Raster–Noton – Archiv für Ton und Nichtton (o semplicemente Raster–Noton) nasce nel 1999 dalla fusione del tuo progetto condiviso con Frank Bretschneider “Rastermusic” con la “Noton Archiv für Ton und Nichtton” e quindi con l’apporto di Carsten Nicolai (Alva Noto). Comune denominatore la voglia di sperimentare linguaggi elettronici non convenzionali, giusto?
Sì, è corretto. La prima occasione nella quale abbiamo potuto lavorare insieme è arrivata con il progetto sonoro chiamato 20” to 2000. Durante la fase di produzione ci siamo resi conto che non aveva più senso la separazione tra Rastermusic in qualità di casa madre e Noton come sua sotto-etichetta.
A contare è anche il grado di trasporto che riuscite ad esercitare sull’ascoltatore. Immaginiamo sia difficile trasformare l’arte concettuale in musica diretta e avvincente, ma voi ci riuscite benissimo.
Siamo semplicemente partiti da noi stessi. All’inizio ci siamo chiesti in che modo potevamo contribuire (come persone provenienti da Chemnitz) alla causa musicale, senza adottare stilemi noti come ad esempio quello britannico o americano, che hanno condizionato la musica pop negli anni novanta. Ben presto ci siamo resi conto che questo approccio in qualche modo razionalista/intellettuale/concettuale era insito in noi e allora lo abbiamo assecondato. Ci sentivamo interconnessi con i movimenti dell’avanguardia del 20° secolo o, per meglio dire, quello era il nostro stato mentale artistico ideale: bauhaus, futurismo, suprematismo, nuova oggettività ecc. volevamo in qualche modo inserire tutto questo nella nostra musica, semplicemente perché era una parte della nostra vita, proprio come fatto, per esempio, da Stockhausen o The Velvet Underground.
Avevate in mente un suono particolare oppure all’inizio è stata la voglia di mettere insieme le vostre singole esperienze?
Ci conoscevamo già da tempo, precedentemente a Rastermusic/Noton, e c’erano sicuramente alcuni parametri che abbiamo definito prima. Non volevamo mostrare alcun lato emozionale, per esempio, perché abbiamo pensato che sarebbe stato solo un modo per farci pubblicità/promozione. Ecco perché abbiamo deciso di non usare elementi decorativi nelle cover dei nostri lavori. Penso che quello che ci ha influenzato maggiormente agli esordi è stata la domanda: cos’altro di più si può fare con la computer music?
Come prendete le decisioni che contano? Avrete incontri periodici per sviluppare le cosiddette “idee buone”.
La maggior parte delle decisioni che prendiamo sono semplicemente discusse in anticipo, e quindi valutate in questo modo. Ma non si tratta di riunioni propriamente dette.
Nella gestione di un’etichetta come la vostra conta più la programmazione oppure l’istinto?
Entrambe le cose! Non ci dovrebbe essere alcun conflitto tra pensiero e sentimento.
La componente visuale avrà influito all’identificazione dell’etichetta e quindi alla sua diffusione. Tu, insieme a Carsten Nicolai, hai realizzato la maggior parte delle opere grafiche (davvero splendide). Basta un colpo d’occhio per riconoscere un album Raster–Noton.
Abbiamo semplicemente condiviso il nostro interesse per la le forme ed i contenuti – lo facciamo in modo del tutto intuitivo – ma ci piacciono anche molti altri progetti grafici e ognuno di noi ha degli illustratori preferiti. Quello che è divertente è che abbiamo cercato di far realizzare ad altri le nostre copertine ma subito queste non sembravano più della Raster–Noton…
Quali sono le principali difficoltà nel mantenere un alto profilo nel tempo? Immaginiamo che esprimere qualità porti ad altra qualità ma non sarà solo questo.
Questa è una domanda difficile! Coerenza, fermezza, fede e ambizione sono sentimenti che riteniamo imprescindibili.
Nella vostra esperienza com’è cambiata l’industria discografica? Le sfide dell’oggi saranno molto diverse da quelle del vostro esordio.
Nei primi anni novanta l’industria musicale era attenta sopratutto alla distribuzione sul mercato di album e singoli perché era redditizio. A parte questo, lo stile di vita degli anni novanta era fondamentalmente diverso da quello degli anni settanta, i tempi passati erano solo un vago ricordo. Il primo album dei Beatles suonava diverso dal loro terzo e così via… oggi, quasi tutto è digitalizzato, si fruisce tutto in modo simultaneo e il luogo ha perso d’importanza. Nell’accezione industriale, oggi l’azienda deve generare interesse e vendere qualcosa, non importa che cosa. L’industria discografica si è trasformata in una agenzia pubblicitaria.
Avete un osservatorio dove tenete d’occhio i nuovi talenti?
Le raccomandazioni di amici e colleghi sono importanti, poi solitamente è necessario cercare di conoscere la persona segnalata in prima persona.
Quali sono state le tappe più importanti di crescita per la Raster–Noton?
Il mercato giapponese è stato importante per noi, così come quello del sue ed est Europa.
Ci riveli una tua scelta strategica operata nella Raster–Noton della quale vai particolarmente fiero?
Il fatto che la nostra identità non sia facilmente etichettatile, pur essendo ben definita.
Dacci una manciata di brani per comprendere al meglio l’evoluzione della Raster–Noton fino ad oggi.
Ø + Noto – Mikro Makro (r-n006)
William Basinski – The River (r-N048)
Entrambi i dischi sono esempi di una musica che non è che così accessibile in termini di struttura musicale, ma sviluppa il suo effetto attraverso l’ascolto prolungato.
Cyclo – Cyclo (r-n041)
Si tratta di un progetto di collaborazione tra Ryoji Ikeda e Carsten Nicolai che riflette la digitalizzazione assoluta, fredda e tecnica della musica, sotto forma di una sorta di test di set-up.
Byetone – Plastic Star (r-n081)
Penso che questa uscita ci abbia spinti verso il club, dal momento che accidentalmente, è divenuta una piccola hit popolare.
CoH – CoH plays Cosey (r-n091)
Questo disco è molto sperimentale, e la sua caratteristica peculiare è che la musica è basata sulla voce, come se si trattasse di una manipolazione ad opera di Anne-James Chaton, per esempio.
Programmi per il prossimo futuro? Magari puoi svelarci qualche gustosa novità.
Stiamo pianificando alcune nuove opere di installazione e anche all’uscita di nuovi libri. Stiamo anche pensando ad una nuova serie di uscite, a dimostrazione, tutto sommato, che la nostra attenzione è puntata sul 2016, l’anno che segna il nostro 20° anniversario. La nostra prossima uscita sarà un lavoro molto concettuale di Frank Bretschneider “SINN + FORM”, seguito da un album di Dasha Rush, una nuova artista donna in etichetta.
English Version:
New round of the interviews with key people that act “beyond” the music labels (you can read the previous date here) to discover the artistic choices that move some of the best international brands in the field of electronics. In this episode we interviewed Olaf Bender (aka Byetone) in the role of management director of Raster–Noton – Archiv für Ton und Nichtton, the label where electronic is an expression of conceptual experimentation – but not really binding – which involves not only music but also the fields of art and science.
Raster–Noton – Archiv für Ton und Nichtton (or simply Raster–Noton) was founded in 1999 by the unification of your project shared with Frank Bretschneider “Rastermusic” with the “Noton Archiv für Ton und Nichtton” of Carsten Nicolai (Alva Noto). The common ground is the desire to experiment with unconventional electronic languages, right?
Yes, that’s quite right. The actual reason to work together was our 20” to 2000 series. during the planning phase, we realized that it makes no sense anymore to separate between Rastermusic as the main and Noton as a sub-label.
To count is also the emotive transport you give to the listener. We imagine it’s not easy to transform conceptual art into a direct and engaging music, but you get it.
We simply start off from ourselves. In the beginning we asked ourselves what we (at this point in time as people coming from Chemnitz) can contribute to music without simply adopting, for example, a british or american lifestyle, because that’s what pop music was mainly influenced by in the nineties. We soon realized that this somehow rational/intellectual/conceptual approach is indeed quite typical of us and we all think it’s ok like that. We also felt connected with the avant-garde movements of the early 20th century, or in other words, this was our mental/intellectual home: bauhaus, futurism, suprematism, new objectivity etc. we somehow wanted to put all this into the music, simply because it was a part of our life just like, for example, Stockhausen or The Velvet Underground.
Did you have in mind a particular sound or in the beginning there was the desire to put together your own experiences?
We already knew each other for a long time before we started Rastermusic/Noton, and there were certainly some parameters which we defined before. We didn’t want to exhibit any emotions, for example, because we thought it was too advertising/promoting. That’s why we decided not to use too much cover decoration. I think what has influenced us the most in the beginning was the question: what more can computer music sound like?
How you take the decisions that counts? You might have regular meetings to develop the so-called “good ideas”.
Most of the decisions we make are simply discussed beforehand, and scrutinized in this way. But there are not that many serious meetings.
In the management of a label like yours is more important to program or to follow the instinct?
It’s both! There should be no conflict between your thinking and your feelings.
The visual factor has affected the identification of the label and its outspread. You, together with Carsten Nicolai, made the most of the graphic works (really beautiful). It needs Just a glance to recognize a Raster–Noton album.
We simply share this interest for form and content – we just do it intuitively – but we also like many other cover designs and designers, respectively. What is funny is that we tried to let somebody else do our cover designs, and it instantly didn’t look like Raster–Noton anymore…
Which are the main difficulties in maintaining a high profile in time? We imagine that present quality leads to other quality but it will not be just that.
That’s a difficult question! Attitude, austerity, faith and dissatisfaction are not that unimportant.
In your experience how has changed the music industry? Todays challenges are probably very different from those of your debut.
In the early nineties, the music industry was mainly thinking in albums and singles because the selling of recordings was profitable. Aside from that, the lifestyle of the nineties was fundamentally different than the one of the seventies, a past era was definitely over. The first Beatles album sounded different than their third and so on… today, nearly everything is digitalized, simultaneous and placeless. In an industrial dimension, the business today is to generate attention and to sell things, no matter what. The record industry has turned into media concerns.
Do you have a kind of observatory where you keep an eye out for new talents?
Recommendations by friends and colleagues are important, and to get to know someone personally is usually also necessary.
Since the beginning to date which were the most important growing stages for Raster–Noton?
Japan has been important for us, as well as south and east Europe.
Can you reveal to us one of your strategic choice inside Raster–Noton of which you are particularly proud of?
That we do not have a simple, easily recognizable identification “tag” or “label”, but however still have some…
Give us a handful of tracks to better understand the evolution of Raster–Noton to date.
Ø + Noto – Mikro Makro (r-n006)
William Basinski – The River (r-n048)
Both records are examples for a music that is not that accessible as a musical structure, but which unfolds its effect through its flowing sound.
Cyclo – Cyclo (r-n041)
It’s a collaborative project by Ryoji Ikeda and Carsten Nicolai and reflects the absolute digitization, coolness and technization of music, in the form of some kind of test set-ups.
Byetone – Plastic Star (r-n081)
I think this release has pushed us towards the club, since accidentally, it became a little working class hit.
CoH – CoH plays Cosey (r-n091)
This record is very experimental, and an outstanding characteristic is that the music is based on voice, like it was continued by Anne-James Chaton, for example.
Plans for the near future? Maybe you can tell us some tasty news.
We are planning some new installation works and book releases, too. We are also thinking about a new series, which all in all shows that our focus is already on 2016, the year that marks our 20th anniversary. Our next release will be a very conceptual work by Frank Bretschneider “SINN + FORM”, followed by an album by Dasha Rush, a new female artist on the label.