Berlino, autunno 2016. Cosa vuol dire veramente al giorno d’oggi “underground”? Sembra essere sparita quasi del tutto l’essenza di questo termine, preso, stuprato ed usato inconsciamente definendo stati d’animo e situazioni musicali che sono tutto davvero, tranne che underground. C’è chi però non si perde d’animo nel mare del capitalismo musicale e cerca ancora una via d’uscita. Tra essi, Nico Deuster (aka dj Flush) timoniere di Killekill, la label berlinese nata nel 2011 che da sempre ha fatto di testa sua proponendo musica ai confini degli standard. Al suo fianco, amica e collega Elena Puente in arte Alienata, selezionatrice musicale classe A, iberica di nascita ma berlinese di cuore, che da cinque anni a questa parte delizia la scena techno con dj set ipnotizzanti e sensuali. Li accomuna il fatto di avere sempre mantenuto durante gli anni una certa coerenza nel mondo della musica, mettendo davanti a tutto la passione, il rapporto umano tra artisti, il rifiuto al fattore economico negandosi al “vendere” il proprio nome e la propria arte in favore del successo e del mainstream. Noi li abbiamo incontrati al quartiere generale di Killekill a Friedrichshain.
L’idea di creare Killekill nacque dopo una serie di eventi che al tempo organizzavi al Kantine am Berghain nel 2008. Quali erano i tuoi obiettivi quando hai deciso di iniziare questo progetto?
Nico: In realtà la label iniziò alcuni anni dopo la serie di eventi al Kantine, per la precisione cinque anni fa. Cominciai il progetto con altre due persone, che però lo lasciarono molto presto per via della grandissima mole di lavoro che c’era da fare. Al tempo gli eventi erano ad appuntamento settimanale, ogni mercoledì, e alla fine arrivai a gestire tutto da solo nonostante la difficoltà immensa nel seguire individualmente il settore delle promotion, quello tecnico ed i problemi più generali di quando si organizza un evento. L’ho fatto per due anni e mezzo e se fosse diventato un appuntamento di successo è difficile ora da dire: a volte era davvero pieno, altre no. La cosa che ci portò notorietà fu il fatto che si costruì con il tempo la stima della gente che frequentava al tempo la scena: apprezzavano il fatto che stessi facendo qualcosa di completamente diverso da ciò che girava attorno alla scena musicale elettronica berlinese del momento. Erano ancora gli anni d’oro del Bar 25, ma ero così annoiato di sentire sempre e dappertutto quel tipo di techno. Questa è stata la ragione principale per la quale il motto di Killekill è “ammazza la noia”: perché era tutto quello che volevo fare, semplicemente. Inoltre gli eventi erano durante la settimana, quindi molti artisti erano liberi da impegni di date e fui molto chiaro sin dall’inizio con le condizione: non c’era retribuzione per gli artisti ma veniva solamente diviso tra tutti i coinvolti l’introito finale della serata.
Quindi divenne una sorta di rischio: inviare un nuovo concept da zero, all’interno di una scena musicale non particolarmente aperta a nuovi cambiamenti..
Nico: Esatto! Le serate che organizzavo al tempo erano particolarmente estreme, se parliamo di sub generi di musica elettronica: c’era industrial, noise, break-core, acid techno e tutto quello che potevo proporre di diverso. Il fatto che ancora Killekill non esisteva non aiutava di certo ad avere una propria serie di dj’s resident delle serate, come può essere ora. E tutto iniziò prima di Leisure System, prima del Berlin Atonal (riferendosi al Berlin Atonal dal 2013 in poi ndr), non c’era niente di tutto ciò ancora a Berlino, non c’era nulla di interessante, diverso o davvero stimolante.
Perciò al tempo ancora non avevi una specifica idea su come impostare il tutto?
Nico: No, solo creare e proporre qualcosa di completamente differente da quello che c’era al momento. Non solo tech-house fondamentalmente! (ride ndr)
Ed ora, vedendo il successo della tua “missione”, pensi che ci siano labels che hanno provato a ripercorrere la tua strada?
Nico: Non direi per forza imitato, sono davvero felice che oggi la scena berlinese propone un sacco di alternative diverse da quelle di alcuni anni fa. Parlando dal punto di vista del promoter, dire che ora è molto più difficile essere speciale perché prima c’eravamo solo noi mentre ora ce ne sono tanti come noi.
Quindi, tutta questa “ricerca di diversificazione” potrebbe ora diventare un po’ diciamo, ripetitiva?
Nico: Credo che parties come Liber Null o Cocktail d’Amore per esempio hanno diversi concetti tra loro ma al tempo stesso funzionano molto bene, come se si completassero. Ritroviamo molti ambienti completamente diversi e sono davvero felice di ciò. Ma penso anche che questo sia stata la conseguenza logica all’incremento del numero di persone che ogni anno iniziano a far parte della scena a Berlino, perché se ogni anno 500 nuovi artisti arrivano in città, è normale che ad un certo punto qualcosa di interessante ne venga fuori: quando essi si trovano, si fondono idee si inizia davvero a creare cose del tutto nuove.
Infatti! In effetti, moltissime cose sono cambiate negli ultimi anni e tu sei un dei testimoni di tutti questi cambiamenti, essendo protagonista attivo dell’evoluzione della scena berlinese. Quali sono stati allora i cambiamenti più evidenti o importanti?
Nico: Ho iniziato a promuovere serate a Berlino più di venti anni fa, quindi sicuramente ho potuto davvero vedere come molte cose sono cambiate! Quando mi trasferii qui ovviamente esistevano club, ma organizzare feste era molto più spontaneo, le location continuavano a cambiare….
Alienata: Sì c’erano così tanti posti che venivano occupati anche solo per una notte per la serata in se, così da poter evitare da tutti i problemi di licenza!
Nico: Giusto, poi tutto è cambiato quando i club iniziarono ad essere in location più “stabili”, quando hanno raggiunto un livello più professionale. Nel frattempo un sacco di posti furono chiusi e pochi club sopravvissero (come il Tresor ndr). Direi poi che Ostgut è stato un grande nodo di cambiamenti, solo per il fatto che avevano un’idea molto chiara su cosa fare e su quello che volevano. Organizzavo proprio lì al tempo un evento mensile più focalizzato sull’electro, chiamato Electroforce ed è stato difficile per me come promoter all’inizio, ma rispettavo davvero la loro etica. Ricordo tantissima gente in fila e a volte li mandavano via tutti. Sono arrivato a rispettare profondamente questo loro punto di vista: nonostante il fatto che sapevano che potenzialmente avrebbero potuto perdere un sacco di soldi, continuavano ad essere coerenti prima di tutto con le loro idee di clubbing. Il posto era enorme e a volte ti ritrovavi all’interno con 30, 50, 100 persone. E tutto ciò per anni! Ovviamente i tempi sono cambiati e non potevano fare quello che hanno fatto per sempre, ma fondamentalmente è da qui che viene la loro reputazione. Anche se con loro ho un particolare tipo di rapporto, a volte con tensioni, rispetto davvero la forza con la quale hanno rispettato la loro etica e cosa ci hanno creato attorno. Un’altro cambiamento radicale venne con l’apertura del Panorama Bar. Questo è un altro punto interessante perché con essa venne anche il successo del Berghain: portarono al club musica house e ciò attrasse molte più più persone. Penso che questo fu un enorme cambiamento perché creò una scena del tutto nuova, contemporaneamente all’arrivo di Ricardo Villalobos a Berlino, quando Perlon venne creata a molti artisti conversero in una grande scena Un altro momento importante avvenne più recentemente, negli ultimi 4/5 anni, quando alcune realtà più piccole ottennero molta più attenzione e per me è un feeling completamente nuovo. Tutte le sere guardo su Resident Advisor e trovo due, tre eventi interessanti, piccoli o grandi che siano e con questi eventi nuovi club, ad esempio il Griessmuehle, ai miei occhi uno dei più importanti club a Berlino anche se non ha ancora un riconoscimento a livello internazionale. Penso che per la scena sia davvero importante, perché danno la possibilità a molti promoters più piccoli di organizzare eventi a livello professionale. E la grande differenza è che questi gruppi di promoters più piccoli non potrebbero mai arrivare a lavorare con Berghain o Tresor per esempio, quindi avere a disposizione club così è molto stimolante per la scena in sè perché la tengono in un certo senso “viva”, permettendo la crescita di idee e concetti ed arrivando ad ottenere risultati che possono davvero gratificare. Questo non esisteva prima!
Abbiamo parlato molto di concetti idee ed etiche all’interno della scena. Qual è allora fondamentalmente quella di Killekill? “Ammazzare la noia” in pratica?
Nico: In realtà questa è una cosa molto soggettiva perché in realtà io vorrei solo proporre divertimento! (ride ndr) Infatti anche se noti da miei dj sets come Dj Flush non riesco mai davvero a stare all’interno di solo un genere, voglio davvero essere spronato dalla musica stessa verso il cambiamento. Vorrei dare qualcosa all’ascoltatore che è nuovo pure per me e se è ripetitivo e monotono mi annoia subito. Non vorrei mai mettermi all’interno di una categoria specifica perché sono io stesso che classifico la mia musica come un qualcosa che è più affine all’energia e all’originalità della musica in se. Può essere qualsiasi cosa davvero ma deve essere guidata da una sorta di istinto, qualcosa che viene da dentro di te prima di tutto.
A volte posso immaginare che, dal momento che label si espande ed altre persone vengono coinvolte, si rischia di perdere l’originalità del concetto iniziale. Come capo di un’etichetta, quanto credi sia importante seguire e credere nel tuo istinto personale prima di tutto il resto?
Nico: Molto importante, questa è la ragione principale per la quale seguo Killekill quasi tutta da solo. Ovviamente ho il mio team ma al momento sono l’unico che decide davvero, non perché penso che tutti dovrebbero fare così ma è perché ho provato diversi modi di gestire questo progetto coinvolgendo altre persone, ma ho sempre fallito. Ho una idea particolare a riguardo che non posso esprimere a parole e che non posso sempre condividere con altri. Non è facile avere un giusto equilibrio, anche perché quando inizi una nuova label e vorresti l’aiuto di altre persone non sempre hai i soldi per pagarle, succede raramente l’ipotesi “hey devi fare così questi sono i tuoi soldi”. Devo costantemente motivare che altri seguano le mie idee. E’ complicato perché bisogna mantenere al tempo stesso un alto livello di responsabilità ma al tempo stesso rispettare al 100% le persone con le quali lavori, includendo le loro idee senza perdere il concetto originale. Mi hai fatto una domanda difficile ma interessante su cui riflettere!
Come selezioni gli artisti con il quali collabori e com’è il tuo rapporto professionale con essi?
Nico: La cosa positiva è che ho da sempre organizzato eventi da vent’anni quindi conosco moltissimi artisti, non li devo cercare ma semplicemente li conosco e li contatto. Iniziamo ad avere una sorta di rapporto professionale e se entrambi siamo felici della direzione che le cose potrebbero prendere allora iniziamo una collaborazione.
Quindi è basato al 100% sul tuo gusto personale?
Nico: Si! E quello che sto imparando sempre di più con l’esperienza è che quello che mi piace maggiormente è proprio il fatto di poter costruire una sorta di relazione personale con l’artista. Sto cercando di lavorare sempre di più con persone che prima di tutto stimo, sia artisticamente ma anche personalmente.. Qualche volta in passato è successo che ho accettato il compromesso di lavorare con persone che non mi piacevano per il fine ultimo di una release di qualità, ma non ha mai davvero funzionato. Perché alla lunga non posso mai davvero separare la mia professione con la mia personalità e può succedere a volte che mi ritrovo davvero deluso da certi atteggiamenti, quindi sto cercando di essere un po’ più “esigente” nella selezione delle persone con le quali voglio davvero lavorare.
Perché il modo di vedere la tua professione è prettamente relativo alla sfera personale..
Nico: Il mio lavoro non potrebbe esistere senza di essa! Perché non è mai per i soldi. Non nell’ambiente underground. Non è mai per i soldi, quindi lo devi fare per qualcos’altro. E’ tutto relativo alle interazioni umani, il creare qualcosa per qualcun altro.
E’ bello vedere che voi ragazzi siete così intenti nel mantenere ciò, in un’era in cui niente sempre più importante del fare soldi!
Potremmo discutere di questo argomento per ore ed ore ma sfortunatamente abbiamo un tempo limitato, quindi vorrei parlare un po’ di un progetto che lavora parallelamente con voi da qualche anno, il “The 29 Nov Films”. Come avete iniziato a collaborare? E’ più in dettaglio, quanto importante pensi che sia combinare la musica con un’immagine visiva?
Nico: E’ stato particolarmente divertente perché quando iniziai Killekill fu pure quando i social media divennero più popolari. Avevamo un account Facebook ma non lo usavo al tempo, quindi pensai che fosse carino avere qualche video da combinare alle nuove release. Domandai ad un collega per un consiglio e mi diede il contatto di questi due ragazzi “ The 29 Nov Films”. Così gli mandai una mail con la nostra ultima release: mi aspettavo un messaggio di risposta che chiedeva la retribuzione e altre domande tecniche. Il giorno dopo ricevetti invece un file da Sebastian (aka Sebastian Kokow) con cinque video diversi, uno per ogni traccia dell’EP. Ero stupefatto, fu subito amore. Nessuno ha mai guadagnato nulla sui video poiché Sebastian e Kevin iniziarono a fare video su video gratis negli ultimi due anni e mezzo, così decisi di inserirli nei nostri parties di modo che potessero contribuire con i visual shows. Alla fine sono diventati parte della nostra crew e non posso essere più felice! (ride con Alienata ndr)
Quindi la parte visuale è come il dare alla musica una forma concreta?
Nico: Per me è più un’aggiunta, anche se a volte mi shoccano di come così facilmente sono in grado di percepire le mie emozioni all’interno di una traccia e farle visive. Per esempio il video di Eomac – Spook è davvero troppo giusto, è come se portasse la traccia ad un’altro livello, è incredible.
Parlando di releases, quali sono quelle che potresti segnare come highlights? Quelle che ti hanno fatto davvero capire di essere sulla strada giusta…
Nico: In realtà quella che starà per uscire ad ottobre, il nuovo album di Umwelt!!
Alienata: Lo sapevo, lo sapevo (ride ndr) Eravamo circa un anno fa in questa stanza e siccome sono una grandissima fan di Umwelt proposi a Nico di bookarlo per il Krake 2015 e lui mi disse “Sai che l’ho già fatto!”
Nico: Se devo pensare al suo nuovo album mi viene la pelle d’oca. Ogni traccia ha una sua propria melodia, così diversa dalle altre ma che in un certo senso le completa. Ogni traccia è al momento connessa con tutti gli aspetti della mia vita. E’ incredibile. Il fattore emotivo al suo interno è talmente tanto forte che lo fa diventare quel tipo di album che non puoi ascoltare e rimettere sulla mensola. Certo che ci sono stati molti highlights, perché non ho mai davvero realizzato un disco senza mai amarlo, come a volte succede quando una label sceglie di fare alcune “strategie”. I dischi di Eomac, Bill Youngman, Stingray per esempio sono stati intensi, ma quello di Umwelt è ciò che al momento mi rende davvero elettrizzato!
Benissimo! Sono davvero curiosa di sentirlo al più presto… Ma parliamo di voi ragazzi (Nico, Alienata) come vi siete conosciuti?
Alienata: Mi sono trasferita a Berlino nel 2012 ma io e Nico siamo entrati in contatto nell’estate 2011 perché suonai all’apertura dell’About Blank con Helena Hauff. In realtà fu proprio la notte nella quale conobbi molte persone delle scena berlinese come Traxx, i ragazzi di Rush Hour e così via. Vennero a quella serata un sacco di persone che stimo professionalmente e ne saltò fuori un evento fantastico. Mi ricordo suonai con tre piatti e alla fine del mio set venne da me un tipo che mi disse “ Hey la tua energia è davvero simile a quella di Killekill. Al tempo non sapevo cosa fosse esattamente Killekill ma il caso vuole che dopo pochi mesi Nico mi scrisse una mail chiedendomi di suonare ad uno dei suoi party. Tutto il resto è storia!
Elena, perché hai iniziato ad amare questo “mondo berlinese”? Credo sia ben lontano da ciò che avevi in Spagna..
Alienata: Quando avevo 18 anni ero molto attratta dai suoni psichedelici e drone. In quel momento incontrai una persona davvero molto importante per la mia crescita artistica e questa persona mi introdusse a tutta la sua collezione di dischi. Era un visionario, è lo è ancora! Quindi iniziai a frequentare questo negozio di dischi, nel quale egli mi aprì le porte a tutta la sua musica e non solo elettronica: prova ad immaginare quando ti ritrovi di fronte a mensole e mensole piene di dischi da scoprire e prendi un disco come “Bam Bam” e non hai la più pallida idea di cosa sia, di chi sia Bam Bam, di cos’è la acid o la Chicago house ed inizi a suonare tutti questi dischi: un intero mondo va ad aprire ogni tua percezione. Impazzii completamente di gioia!
Per questo il tuo gusto musicale è così vario..
Alienata: Si questa è la ragione, iniziai ad ascoltare qualsiasi genere musicale proprio perché mi misi nella condizione di non avere nessun tipo di confine o limite. Posso dire che ho conservato questo mio approccio nel selezionare la musica con me nel corso degli anni, ed è ancora molto vivo dentro di me. Non so come spiegare, seguo semplicemente il mio orecchio, ascolto un disco e se mi piace lo suono! Non mi interessa se non è compatibile con gli altri che ho precedentemente selezionato.
E quando suoni ad una data, e sappiamo che ogni data ha un pubblico diverso, ti prepari sempre per i tuoi set?
Alienata: Certo ovviamente devo perché bisogna sempre avere un piano! Ma può succedere quando sei ai piatti che pensi “Mmm forse non dovrei suonare questo disco, ma vorrei!” Quindi in un certo senso corri il rischio: potrebbe essere orribile o stupendo. Oppure, capita che magari mi metto a pensare al piano uno, due, tre, quattro e finisco con il fare il piano numero sei! (ride) E’ come quando studi ad un esame ma alla fine ti chiedono completamente altre domande, ma sei conosci l’argomento puoi ancora fare una gran bella figura.
Quindi l’emozione nella musica è quello che conta davvero?
Alienata: Assolutamente. Ed intendo non solo a livello mentale ma anche fisico, il mio corpo reagisce alle emozioni in modo davvero forte: può succedere che pianga, che rida, che mi ecciti. E quando vedo che la gente reagisce con le stesse dinamiche con le quali io reagisco quando suono quel disco allora penso che sto facendo tutto con un senso. E’ come se costantemente mi augurassi che la musica regalasse alle persone ciò che dà a me: quando vedo che ciò succede, allora è lì che trovo davvero il senso di quello che faccio.
Allora è un approccio totalmente irrazionale?
Alienata: Direi che è sia razionale che irrazionale perché mi metto nella posizione di essere nel mezzo tra l’ascoltatore e la musica, penso a quello che faccio si ma di fronte a me ho persone che non sanno niente di quello che potrebbe succedere. E’ come quando vedo delle persone reagire di stupore : “Wow ma che traccia è questa!” perché è irrazionale, ma sono io che ho pensato a come creare quel momento.
Dunque, arriviamo allora alla famigerata domanda riguardo al tuo nome d’arte: Alienata, che è pure un termine italiano! Ho sentito tante volte che la ragione per la quale hai scelto questo nome è perché vorresti alienare gli altri. E’ inteso in senso positivo giusto?
Alienata: Certamente! Ho studiato Filosofia quindi qualche volta ho un’estetica molto astratta su determinati concetti, quindi quando parlo di alienazione non è intesa nel senso sociale negativo marxista, ma è il contrario in realtà: è semplicemente il presentare qualcosa di nuovo. E’ per identificare quel momento in cui non senti nient’altro a parte che la musica, quando sei alienato dall’intero universo perché è la musica stessa che ti fa sentire così. Questo è quello che provo ad ottenere, non è disconnessione con la realtà ma l’opposto: una forma di connessione con essa, te stesso e le tue emozioni, attraverso la musica. Ma forse sono troppo mistica! (ride ndr)
E per quanto riguarda le tue release prossime?
Alienata: Sto per iniziare una label sulla quale vi aggiornerò presto. Per tutto il resto amo davvero l’arte del DJing ma sto cercando di trovare una sorta di ispirazione nel fare musica, perché più lavoro con la musica e più ho bisogno della musica stessa per sentirmi viva. Non potrò mai fermare ciò. Sono quel tipo di persona che quando mi spingono a fare cose mi blocco, quando altre persone mi suggeriscono cosa fare per avere più gigs o avere più successo mi rifiuto di ascoltare perché devo fare cosa davvero mi sento di fare in quel preciso momento. Non voglio produrre musica random solo per i soldi, non sono una faccia nuova che ha bisogno di essere conosciuta, sono perfettamente felice di rimanere dove sono. Le mie intenzioni sono più profonde di esse.
Si penso che dai tuoi set sia bello evidente che il tuo approccio è tutto tranne che superficiale..
Alienata: Questa è la ragione per la quale ho bisogno di stare da sola, prendermi il tempo di progettare me stessa all’interno di qualcosa che credo al 100%. Questo coincide ancora con il concetto di alienazione, perché quando sono connessa con la musica è come se sparissi, è come se fossi persa nel suono e solo al suo interno posso trovare di nuovo me stessa.
Da poche settimane si è svolto all’About Blank il release party di “Vanta Series”. In che cosa sarà diversa questa nuova sub-label di Killekill? Cosa ci aspetteremo da essa?
Alienata: In realtà saranno tre sub labels!
Nico: Si ti dicevo a riguardo della diversità di Killekill e ho avuto un paio di conversazioni con alcune persone perché non capivano l’estetica della label proprio per il fatto che non riuscivano ad inserirla all’interno di nessuna categoria. Quindi ho pensato di iniziare una sub label per club music come Vanta: questo è prettamente per quel settore e proverò a lasciare tutta la parte experimental e freaks che normalmente metterei nel B side for altri progetti. Può essere acid, techno, house o qualsiasi cosa in realtà che vorrei suonare in un club nelle ore più “calde”. In più ci sarà pure un’altra sub-label quella dove verrà realizzato il nuovo LP di Umwelt, Boidae, che si concentrerà solo su album. Non c’è concetto nemmeno in essa, per esempio il prossimo release potrebbe essere qualcosa di completamente diverso da questo.
Quindi ci sarà Vanta Series, Boidae, e la terza?
Nico: Si chiama Death by Rainbow e la gestisco insieme ad Hanno Hinkelbein, che è anche un resident dj di Killekill. L’etichetta è più per gli artisti queer e temi specifici di genere, come Furfriend quindi è un concetto molto preciso.
Altri progetti in arrivo?
Nico: Si! Inizierò un’etichetta con i ragazzi di The 29 Nov Film in novembre in occasione dei loro dieci anni di vita. Ovviamente sarà chiamata he 29 Nov Film Records! Non c’è gran che da sviluppare perché in realtà il concetto è molto chiaro con una serie di compilation di artisti che amano e per i quali hanno fatto i video.
Un’ultima domanda: durante un’intervista tutti noi parliamo molto e quasi sempre ci si dimentica di dire qualcosa, specialmente dal nostro lato di interviewer a volte proprio perché ci sarebbe sempre tanto a chiedere, è impegnativo afferrare i giusti argomenti su cui riflettere. Dall’altro canto, come artisti vi potrebbe succedere di aspettare una o qualche domanda che alla fine non arriva. E sulla via di casa magari pensare: “Ma perché non mi ha fatto quella domanda”. Quindi mi piacerebbe lasciarvi lo spazio per parlare liberamente di quello che vi piacerebbe sentirvi chiedere.
Nico: Mi piacerebbe dire una cosa sola. Una cosa a cui mi auguro che le persone nella scena credano e stiamo coerenti a riguardo: è la connessione con la realtà che ci sta attorno, la vita, intesa anche come realtà politica. Per me tutta la musica elettronica e la musica in generale è sempre un’espressione di resistenza. Vengo da un background punk, dove il senso è quello di andare contro a tutti gli standard tradizionali e le pressioni della società e dei governi. Vorrei che ci fossero più persone che vogliano mantenere viva questa dimensione e continuare a pensare a queste cose in modo specifico e non solo riguardo alle sfere legate alla moda o al lifestyle. In particolare per quanto riguarda il mondo della moda, non è mai andato d’accordo con la mia idea di musica, non capisco come le persone possano dire: ” Amo la musica e la moda”. Perché questi due concetti sono completamente opposti in mio parere. So che è anche una questione che riguarda il fatto di come venga definita la moda, e sono consapevole di che piega potrebbe prendere questa conversazione, ma sono convinto che mantenere una sorta di criticismo nell’ambiente intorno a te aiuta in un certo senso a tenere viva l’energia della musica. Non voglio fare parte della scena perché è fashion, voglio solo stare attorno a gente normale, esseri umani che amano la musica.
E…. vorrei salutare mia figlia! (ride ndr)
English Version
Berlin, Autumn 2016. What does it really mean nowadays the word ‘underground’? It seems to have disappeared almost completely the essence of this term, taken, raped and used incorrectly defining moods and musical situations that are everything apart from underground. Some people, however, do not lose heart in the sea of music capitalism and are still looking for a way out. Nico Deuster (aka DJ Flush) helmsman behind Killekill – the Berlin label founded in 2011 that has always made its own ways – believing in the diversity of its artists proposing quality music. At his side, the friend and colleague Elena Puente aka Alienata, music digger class A, Iberian-born but Berliner adopted which for five years now delights the techno scene with her mesmerizing and sensual sets. Their common feature is that they always have maintained in years a certain coherence in the music world, putting before everything else the passion, the human relationship between artists, the rejection to the economic factor, denying to “sell” its own name and its own art in favor of success and the mainstream. We met them at the headquarters of Killekill in Friedrichshain.
After organizing a series of events at Kantine am Berghain during 2008 , the idea for the Killekill project was born. What were the goals when you decided to start this new project?
Nico: Actually the events began with Klubnacht eight years ago but the label was officially launched five years ago. It started with two other people but they dropped out very quickly cause there was so much work to do. At the time it was a weekly event, every Wednesday and at the end I managed to do it all by myself despite the immense quantity of work behind the promotion, the technical and general issues. I did that for two and a half years, and if it was successful it’s hard to say: it was very busy sometimes but not often. It was successful in the way of building up some sort of appreciation by the people in the scene: they liked the fact that I was doing something completely different to the average around in the Berlin electronic music environment. That was still the golden time of the Bar 25, and I was so bored of hearing that kind of techno everywhere. That’s the reason why the Killekill motto ended up to be “Kill you boredom” : cause that was my main intention with it.The events were during the week, so a lot of artists were free from gigs and I was very clear with the direction there was no fee, and we divided what’s left each night.
So it was a kind of risk itself: starting a new concept from zero inside a scene that was not really open to change.
Nico: Exactly! The nights were also really extreme at the time , if we talk about electronic music sub genres : there was industrial noise, breakcore, acid techno or whatever i could get hold of. The fact that the label Killekill wasn’t created also did not help with putting up a roster of resident DJ’s. This was before Leisure System, before Berlin Atonal (talking about the Berlin Atonal from 2013) they all were not there, there was nothing really interesting or exciting.
Then at the time you still didn’t have a specific idea about what to do?
Nico: No, just to put up in town something completely different from what other people were doing. Just not Tech House basically! (laughing)
And by now, seeing the success of your “mission”, do you think there are a lot of labels trying to retrace your path?
Nico: I wouldn’t say imitating of course, I am really happy now the scene is a lot more diverse than it was years ago. Talking from the position of a promoter I would say now it is more difficult to be special cause before you used to be the only one and now there are many of this kind.
So, all this “searching for diversification “ might becoming now a bit repetitive?
Nico: I think parties like Liber Null, or Cocktail d’Amore, they all have different concepts and they actually work quite well, you’ve got much more diverse environments and I’m really happy about it. But I think this was the logical result of the increasing of the number of people who join the Berlin scene because if every year 500 new artists come to Berlin at some point some interesting things will come out: they gonna find each other, idea got fused together and start making things happen.
Indeed! Many things have changed in the past few years and you are one of the main witness of all this changes as an active protagonist of the evolution of the Berlin scene. What were the most evident or important then?
Nico: I started promoting nights in Berlin over 20 years ago so definitely I see many things have changed! When I just moved here there were clubs of course, but putting up a party was much more spontaenous, the locations were kept on changing..
Alienata: Yeah there were so many places occupied just for a night for the party itself, so you could escape from all the license issues!
Nico: Right, and that all changed when the clubs start being established, when they got more professional, meanwhile lots and lots of places were getting closed, just few clubs survived (like Tresor). I would say that Ostgut made a big mark , just for the fact that they had a really clear idea about what to do, and what they wanted. I used to do there a monthly event more focused on Electro and it was hard for me as a promoter but I did really respect at the time their ethics. The place itself was really empty sometimes inside but they still were sending away people trying to attend at the club, everybody who basically wouldn’t fit with their concept. I remember lots of people queuing up sometimes and they were sending all the entire queue back home. I ended up to respect this point about them so much: despite the fact they knew they were potentially going to lose a lot of money but they still were coherent with their ideas of clubbing. For years! The place was huge and sometimes you end up to rave with 30, 50, 100 people inside. Of course time has changed and they couldn’t do that forever but this is where all their reputation comes from. Even if I had a very specific relation with them, sometimes quite tense, I really respect this strength to follow their concept and what they create with it.Also consistent changes were with the opening of Panorama Bar. Thats another interesting point cause with the opening of that it started the success of “Berghain”: they brought house music and this made it much more interesting for many people. That I think was a massive change cause it created a new scene, at the same time when Ricardo Villalobos moved to Berlin, when Perlon got together and lot of these artists converse in a big new scene.Another cut was more recently in the last 4/5 years was when many small realities getting more and more attention and for me is a totally new feeling. Every night I look in RA and I find two or three interesting event, small or big and with these events born new places – as for example Griessmuehle – in my eyes a very important club in Berlin even if it doesn’t have an international reputation yet, but i think for the Berlin scene is super important, because they give the possibility to many “small” promoters to put up event on a professional level. And the big difference is that these small groups of promoters could never ever get to work with Berghain now or Tresor, so having clubs like that is very stimulating for the scene itself to always be “alive”, to grow and maybe arrive to a next level and so on and so on. This was totally missing before!
So we’ve talked a lot about concepts and ideas, and ethics in the scene. Whats the Killekill one? Kill the boredom basically?
Nico: Actually this is a very subjective thing because I just want to give entertainment! (laughing) Even if you check my dj sets as Dj Flush I can really never stick to one genre, I really want to be challenged by music. I want to give something to the listener which is even new to me, and inspires me, and if it’s just repetitive I just get bored myself. I never would put myself into a specific style because I would classify my music as more something that has to do with energy and originality , it can be whatever, but it has to have some instinctual drive in it, something that has an artistic urge, something that you notice is coming from inside of yourself in the first place.
Sometimes, I can see that as the label gets bigger – with other people getting involved – there is the risk of losing the original vibe of the concept. As a label owner, how important do you think it is to follow and trust your personal instincts?
Nico: Very important, this is the main reason why I do it by myself. I have my team obviously but actually I am the one who is deciding, and it’s not because I think what everybody should do it but because I try to do it other ways and involve third parts and I always fail. I have a specific ideas which I can’t put down in words and I can’t always share with others. It doesn’t necessary make it easy because when you try to involve other people – and you just start a label – quite often you don’t have the money to pay them, its not like “ hey you have to this and that and there’s your money”. I have to constantly motivate people to somehow follow my ideas. Its a real difficult situation because I have to maintain an high level of responsibility but at the same time respect 100% the people I work with and try to include their ideas without losing my original concept. It is always a difficult balance to do and it’s a very good question that you pointed out.
How do you go about selecting the artists who collaborate with your label and what is the professional relationship like with them?
Nico: The good thing is that I’ve been playing and promoting events for twenty years so I actually know a lot of artists, I don’t actually have to search for them, I just know them and some I obviously like more then others, so start just to talk with them, we start to set up a connection and if we are both happy with the idea we start a collaboration.
So it’s based absolutely 100% on your personal taste..
Nico: Yes! And what I am learning more and more with the experience is that I really enjoy to build up a personal relationship with the artists and I am trying to be more aware of that and try to work more and more with people that on the first place I deeply estimate, personally and artistically. Sometimes in the past I did accept a compromise to work with people I don’t really like for the good of a quality release, but it never actually worked out properly or the way I wanted it to be. Because on the long run I can’t really separate my profession from my personality and it can happen that sometimes I feel really disappointed from some kind of behavior so I am trying to be more picky now with who I really want to work with.
Because your profession is strictly related to the human sphere isn’t it?
Nico: My work can’t exist without it ! Because it’s never about money. Not in underground music. It’s never for that, so you have to do it for something else. It’s all about human interaction and the human dimension of creating something for someone else.
It’s good to see that you guys are so keen to maintain that, in an era that nothing seems more important than making money! We could talk about it for hours and hours but unfortunately we have a limited time, so I wanted to focus on a topic that works with you in parallel for many years, “The 29 Nov films”. How did you guys get together? And more specifically, how important do you think it is to combine music with a visual imagine?
Nico: It was kind of bizzarre because when I just started the label was also when all the social media waves also started getting popular. We had a Facebook account for Killekill but I wasn’t using it and at the time I though it would be nice to have new videos to combine with new records that were coming out. I asked a colleague for a recommendation and he gave me the contact of these guys, the “29 Nov Films”. So I send them a message with our last release: I was expecting just an answer asking the retribution and these kind of technical stuff. The day after I received instead a file from Sebastian ( aka Sebastian Kökow) with five different videos for the all the five tracks of the release, and I was just like: “What the hell!”. Was immediately love! I never made any money out of it in these two and half years and I always deal with them with the same attitude I use with the people I work with. We got very close very quickly, so he came to Berlin, we met each other and he introduced me his partner Kevin. They started making all the videos for free, so I wanted to give them something back and I started to book them for the parties, so they could contribuite with the visual show in them. At the end they becoming part of our crew and I cannot be more happy about it!
So the visual part is giving the music a concrete form?
Nico: To me is more an additive, even if sometimes they shock me with how easily they understand the emotion that I personally feel in a track that is going to be released. Like for example the Eomac’s video for Spook is so on point! It’s like taking the track to another level, it’s really indescribable.
Talking about the releases, what were the ones that you remember in particular as highlights? The ones that made you feel like “oh yeah, I’m heading in the right direction…”
Nico: Actually, the one that will be coming out at the end of the month, the Umwelt album is absolutely wicked!
Alienata: I knew it, I knew it! (laughing) we were in this room maybe a year ago and as I am a huge fan of Umwelt I proposed to Nico to book this guy for Krake 2015, and Nico just told me “You know what, I did it already!”
Nico: If I have to think about the new album coming out, I get goosebumps. Every track has its own melody, it’s so different and complete and every track is right now connected so strictly with my life. It’s fucking incredibile really. The emotion in there is so powerful which makes it not the kind of album that you can listen to and then you can put it back on your shelf. Of course there are many more highlights, because I never put out a release without really loving it as sometimes that can happen when a label chooses to do some sort of “strategies”. The release of Eomac, Bill Youngman, Stingray for example, but the new Umwelt album is something that I am really really excited about!
Alright then! I am really looking forward to listen to it.. So lets talk about you guys (Alienata, Nico) how did you get to know each other?
Alienata: I moved to Berlin in 2012 but I got in touch with Nico in the Summer of 2011 cause I played with Helena Hauff on the opening night of About Blank. It’s actually the night when I met Traxx, all the people from Rush Hour and so on. Lots of people that I estimate professionally were there that night and the result of it was amazing. I played with 3 turntables and when I just finished some people come to me and told me: “Hey your energy is very similar to the one of Killekill”. At the time I didn’t know what exactly the concept of Killekill was but the case was that a few months later Nico wrote me an email saying he wanted to book me. All the rest is history!
Elena, why did you start to love this “Berliner world” I imagine it’s quite different from your Spanish hometown ?
Alienata: when i was 18 I was so much into psychedelic sounds and drone music. In that period I met a person really important for me and this person introduced me to all his record collection. This guy was like a visionary – and its still is! So I started to hang out with him in this record shop and he opened to me the doors of all his music: try to imagine to be in a place where there are shelves and shelves full of records to check out. Try to imagine a situation when you search in a record collection and find something like that “Bam Bam” record and don’t know what it is, who is Bam Bam, what is Acid music or Chicago House and you start playing those records: en entire world is going to open your perceptions. I was going absolutely crazy!
This is why your taste is so varied..
Alienata: Yes thats the reason, because I started listening to every type and genre of music, I always put myself in a position of not having any boundaries and I can say that I have brought this approach to digging and selecting music with me through the years and it’s still very alive inside of myself. I just follow my “ears”, I listen to a record and if I like it I will play it! I don’t mind if it doesn’t fit with the others I selected before.
When you go to play a gig – every gig is going to have a different crowd – how do you prepare for your sets?
Alienata: Yes of course I have to do that because you always have to have plan! But it can happen on the dance-floor that sometimes you think: “Mmm maybe I shouldn’t play this record, but I really wanna play it” So you take the risk, can be awful or either amazing. Or like I’m making plan 1, 2, 3 or 4 and I end up to do plan 6 !! It’s like when you study for an exam but at the end they ask you completely other questions but if you know the topic, you can still make it.
Is the emotion in music is what really matters?
Alienata: Absolutely. And I mean not just mentally but also physically, my body is reacting to it very strongly: it may happen to cry, to laugh, to be excited. When I see people react with the same dynamics I do when I play that record then I think I’m doing it right. It’s just like I am wishing that music give to people the same feelings it does to me : when I see that this happen, there I find the real sense of what I am doing.
So its a total irrational approach?
Alienata: I would say it’s rational and irrational cause I am putting myself in between the crowd and the music, I am thinking about what I am doing but in front I have a crowd that is fully unaware of what is gonna happen next. I like when I see people react like: “Woah what the hell is this tune!” cause is totally irrational, but I have thought about how to create that moment.
Well, we arrive now to the infamous question of your artist name: Alienata, which is an Italian word as well! I’ve heard many times that the reason you chose this name is because you like to “alienate” people. Is that in a positive way right?
Alienata: Of course! I studied Philosophy so sometimes I have an aesthetic very abstract about things, so when I am talking about alienation is not meant to be in the social “marxist” negative way, is the opposite actually: is just to present something new. It’s just to identify that moment when you don’t feel anything else apart from the music, you are alienated from the entire universe cause the music itself make you feel like that. That’s what I try to achieve, it’s not disconnection from reality but actually is the opposite: a form of connection with the reality and yourself and your feeling, through music. But maybe I’m too mystic! (laughing)
What about the next release coming up?
Alienata: I am about to start my own label which I will update you guys on very soon and for the rest I love DJing but I am trying to find some sort of inspiration in making music because the more time I’m working in the music more I need the music itself to make me feel alive. I never could stop that. I am that kind of person that when I got pushed to do something I get kind of blocked, when people try to suggest what I should do to get more gigs or become more successful I just kind of refuse it because I have to do what I really feel to do in that specific moment. I don’t want to produce something random just for the money, I am not a new face that need to be known, I am perfectly happy to stay where I am. My intentions are deeper than that.
Yeah I think from your DJ’s sets is pretty evident that your approach to music is definitely not superficial..
Alienata: That’s the reason why I need to be on my own, taking the time to project myself into something I believe 100% .That again coincide with the alienation topic, because when I’m connected with music I kind of disappear, I’m lost in sounds and then just in there I can feel myself.
The Vanta Series release party just recently took place at About Blank. What is going to be different about this new sub-label from Killekill? What can we expect from it?
Alienata: Actually is gonna be three sub labels!!
Nico: I told you about the diversity of Killekill and I had a kind of funny conversation with people because they couldn’t follow the aesthetic of the label cause they couldn’t put our sound into certain categories. So I thought about starting a sub label for club music as Vanta: this is strictly for that and I try to leave all the freaks and experimental stuff I would usually put on the B1 or B2 for other projects. It can be Acid, Techno, House or whatever but is something that I would play as a DJ in the peak time. In addition there’s another label, actually the one where the new LP from Umwelt is gonna be released, Boidae which is more for albums. Theres no concept in it neither, next release can be something completely different from the first one.
So its gonna be Vanta, Boidae and the third?
Nico: It’s called Death by Rainbow and I run that with Hanno Hinkelbein, who’s also a resident dj in the Killekill roster. The label is more for queer artists and gender specific topics like Furfriend and stuff like that so its a very specific concept.
Other projects coming along?
Nico: Yes! Actually Im gonna start a label with the guys from The 29 Nov Film in November for their 10th anniversary and its obviously gonna be called The 29 Nov Film Records! There’s not so much to develop as the concept is clear: it’s them and will be a compilation of artists who they like and for who they did videos for.
One more question: when an interview is going on all of us talk a lot and everybody always forgets to say something, especially from our side as an interviewer it’s kind of difficult sometimes to catch the right issues to point out. On the other hand, as an artist you may be ready to expect one or some questions that at the end you don’t receive. So on your way home you might think like: “Oh damn why she/he didn’t asked me that! I’d like to say something about that topic”. So I am leaving you guys here the space: feel free to say something that you wish to state.
Nico: I’d like to say one thing that I wish people in the scene maintain and stay real about: it’s the connection with the real life, which is also a political life as well. To me all electronic music and music in general is always an expression of resistance in some specific ways. I come from a Punk background, so it’s all about going in opposition to any mainstream standards and pressures of society and governments. I wish there would be more people keeping this dimension alive and keep on thinking about these things specifically and not just about the sphere related to fashion, or life style. In particularly fashion, it never went together with my idea of music, I don’t get how people can say “I love music and fashion” because these two concepts are total opposites to me. I know it’s also a matter about how you define fashion – and I am aware how this discussion can be going towards – but I still believe that you have to maintain a sort of criticism of the environment around you to keep the energy of music alive. I don’t want to be in the scene because it is fashionable, I just want to stay around nice people, humans that love music.
And…. I would like to say hello to my daughter! (laughing)