Con alle spalle cinque anni di feste e poco più di dodici mesi di release, YAY si sta confermando come una delle realtà italiane più interessanti e apprezzate fuori dai nostri confini. Il merito degli ottimi risultati raggiunti va attribuito alle scelte coraggiose intraprese dal suo team, capace di contrastare con caparbietà e testardaggine alle difficoltà che di solito sbarrano la strada alle realtà di provincia e di mettere Varese sulla mappa del clubbing italiano. Oggi abbiamo il piacere di farci raccontare il percorso di crescita e le ambizioni di YAY da Luca Renton, uno dei suoi timonieri. Buona lettura!
Non è inusuale che un party si trasformi in etichetta discografica, specie se la sua identità musicale è piuttosto netta e riconoscibile. La discriminante, però, è il come vengono mossi i primi ingranaggi: quando e perché avete realizzato che erano maturi i tempi per trasferire sul vinile la vostra esperienza?
È piuttosto complicato dare una visione di come siano andate realmente le cose, perché il tutto è nato in maniera piuttosto veloce. La label è nata ufficialmente nell’estate del 2014, ma la prima release è arrivata a nel Maggio 2015. La voglia di dare un contributo maggiore alla musica elettronica è stato uno dei motivi principali che ci ha spinto a intraprendere questo percorso. Il fatto di poter dare qualcosa di tangibile a noi, alle persone che ci seguono, e che ci hanno iniziato a seguire è sicuramente uno dei motivi principali. La grande passione (che poi è anche quella che si riflette nel party) è un altro grande motivo. Non abbiamo mai parlato di business vero e proprio nel corso di questi cinque anni, ma la nostra attenzione è sempre stata rivolta nei confronti della musica.
Diversi nomi già affermati e tante, tantissime scommesse: quello intrapreso è un percorso che non conosce scorciatoie. Cosa deve avere un dj, e più in generale un artista, per colpirvi?
Ricerca musicale, esclusività, passione e personalità.
Dopo le prime quattro release, in che modo pensi che la label stia aiutando l’affermazione del party? È attraverso di essa che state dando al vostro progetto una vetrina internazionale?
Se si parla di affermazione a livello internazionale posso dire che la label ci sta dando sicuramente una mano, e ci fa molto piacere che la musica che proponiamo venga apprezzata dagli addetti ai lavori e non. Il discorso italiano è purtroppo ben differente da quello che si vive fuori dal nostro paese. Purtroppo in Italia c’è ancora troppa poca cultura nella scena underground, anche se ammetto che stanno nascendo e sono nate realtà molto interessanti, come il Pragmatism di Napoli, per citarne una.
Il progetto è YAY è relativamente giovane, basti pensare che la label ha all’attivo solo quattro release. Ciononostante non sono mancanti dei momenti significativi: quando e in che modo vi siete resi conti che il party stava diventando una faccenda grossa? E la label?
Se devo essere sincero non definirei il nostro party e tantomeno la label una faccenda grossa, ma un qualcosa sul quale stiamo lavorando con la stessa identica passione del primo giorno in cui abbiamo deciso di intraprendere questo percorso. Poi se sia o meno una faccenda grossa, non dobbiamo dirlo noi.
Delle tante realtà che hanno intrapreso il vostro stesso percorso, ce n’è qualcuna che avete preso a modello?
Sicuramente le amicizie nel settore e i dj che abbiamo sempre seguito sono stati il nostro modello più grande. Non c’è una singola persona o label sulla quale ci siamo ispirati. Label amiche come Seekers, Sleepers, Libertine, SlowLife, Undersound, Imprints…sono state sicuramente una fonte di ispirazione.
Riuscire a creare una realtà come la vostra in una città di provincia come Varese non deve essere stato semplice. Quali sono state le principali difficoltà che avete incontrato? Cosa cambiereste delle vostre scelte?
Le difficoltà riscontrate, e che tutt’ora possiamo riscontrare, possono essere legate alla venue. Varese è una piccola città e non dispone di tanti club dove poter organizzare un party (come da noi richiesto) quindi questo a volte si è mostrato un problema. Far capire alle persone cosa stiamo facendo non lo definirei come una difficoltà ma come un fattore sul quale abbiamo dovuto lavorare duramente, perché proporre un determinato tipo di musica a volte non è semplice. Delle nostre scelte non ci sono cose che cambieremmo, anche perché gli errori fatti ti portano ad una crescita, e quindi tornare indietro e cambiare qualcosa ci avrebbe portato sicuramente altrove.
Quali sono i risultati, EP e festa, di cui andate più orgogliosi?
La cosa di cui sicuramente andiamo più orgogliosi è vedere il numero di persone che si è avvicinata a noi, e che lo ha fatto in maniera profonda, sostenendoci. Un’altra cosa per cui lo siamo è vedere ragazzi giovani della nostra città avvicinarsi a questo genere musicale ed esserne contributori, come alcuni dei nostri resident che avranno modo di fare alcune release per label importanti. Per quanto riguarda il party siamo orgogliosi dei nostri cinque anni, senza citarne uno in particolare perché per noi sono stati tutti significativi, in qualche modo.
Dei tanti ospiti passati per YAY quali ti piacerebbe avere all’interno del vostro catalogo con un EP?
Ci teniamo a precisare che la label è collegata al party, ma il party non è un mezzo per avvicinare a noi determinati produttori. Le cose vanno su due binari differenti. La scelta dei produttori non è relegata alla scelta dei dj che vengono a suonare da noi, anche se non nascondiamo che la release da parte di qualche nostro guest non ci dispiacerebbe, ma non è qualcosa per la quale ambiamo in modo ossessivo.
Siete diventati uno dei punti di riferimento per gli amanti di quell’house essenziale e ricca di groove che ha la sua scuola principale nell’Est Europa. Cosa manca, secondo te, al nostro movimento per riuscire a creare una scena come quella rumena?
Io personalmente penso che un movimento già esista, ma che forse nel resto d’Italia non si è ancora fatto ben notare. Lo definirei, forse, di nicchia. Ciò è evidenziato dal seguito che stanno avendo certi party in giro per l’Europa.
Quali sono le prossime tappe del vostro percorso? Sembrano essere maturi i tempi per la pubblicazione del vostro primo long play…
Per quel che concerne la label c’è un EP che sta per uscire nel mese di settembre da parte di un produttore italiano di base a Berlino. Sarà la sua prima release in assoluto e siamo veramente felici ed orgogliosi di presentarlo alla scena. Al contempo stiamo lavorando su qualcosa di un pochino più grosso, ossia il nostro primo LP, che verrà rilasciato prima della fine dell’anno. Sarà un lavoro molto eclettico con sfumature techno, electro, breakbeat e ambient e sarà firmato da un produttore olandese che abbiamo avuto modo di pescare su Soundcloud dopo aver catturato la nostra attenzione. Siamo certi che farà lo stesso effetto a molti. Inoltre in futuro si rivedrà un EP da parte di uno dei nostri maestri quale Titonton Duvantè.