Abbiamo incontrato Hilit Kolet, ovvero la digital content consultant dell’importante e celeberrimo BM Soho, negozio di dischi storico nel cuore di Londra, il quale negli ultimi vent’anni ha visto passare sui propri scaffali centinaia di nomi importanti della scena elettronica mondiale, codificando gli stili e gli input londinesi trasformandoli in mode musicali divenute con gli anni veri e propri punti di riferimento. Con Hilit abbiamo parlato di musica, del passato, del presente e del futuro, di come sia tutto cambiato rispetto a vent’anni fa, ma di come la qualità musicale in giro sia ancora molto alta e della stessa Londra.
Ciao Hilit, grazie per questa breve intervista concessaci, prego introduciti ai lettori di Soundwall.
Hey, sono Hilit Kolet e sono una producer, dj e digital content consultant per BM Soho. Mi sono trasferita a Londra da Tel Aviv, dove facevo la dj per la radio nazionale (l’equivalente di Radio 1 in Inghilterra o Radio 2 in Italia), la presentatrice tv per un programma di musica dance e dove ero il capo redattore dell’edizione israeliana di DJ Mag. Lavoro presso BM Soho da almeno sei anni e sono molto orgogliosa di essere parte di un tempio sacro della scena musicale londinese come questo. Per BM Soho mi occupo della ufficio marketing, che di fatto significa seguire le attività marketing online e offline, tra cui gli eventi in negozio e tutti i movimenti dei contenuti web e digitali del sito.
Ci racconti la storia di Black Market? Come è nato? E perché quel nome così ‘oscuro’?
Bè, anzitutto non si chiama più ‘Black Market’, bensì ‘BM Soho’ almeno da qualche anno ormai. Le ragioni del cambiamento sono molteplici, ma a parte il nome, il negozio in sé, il luogo fisico dove sorge il negozio non sono cambiati, mentre lo staff è lo stesso di prima per lo più. L’attività è stata lanciata alla fine degli anni ’80 con il nome ‘Black Market’, perché all’epoca si doveva venire fisicamente in negozio, farsi una bella coda che arrivava all’angolo del palazzo in cui si trova il negozio, poi tutti schiacciati si doveva entrare nel negozio e solo allora sperare di essere così fortunati da trovare il promo che si stava cercando – comprare un vinile deve aver avuto lo stesso fascino di entrare in un mercato nero direi…
BM è aperto sin dal 1990 ed ovviamente ha un ruolo importante nella scena cittadina. Di sicuro chi come te abbia lavorato nel ambiente da tempo avrà visto susseguirsi le varie mode musicali, così come avrà vissuto il cambio da analogico a digitale ed ora questo ritorno al supporto classico del vinile.
La gente sta tornando al vinile per le ragioni che sappiamo tutti: in vinile riesci a trovare uscite che non vengono parimenti pubblicate in digitale; col vinile vivi un’esperienza differente che supera il semplice cliccare di un mouse su di un computer; perché il nostro staff di BM ad esempio riuscirebbe a farti una lista di artisti ed etichette di cui nemmeno conosci l’esistenza. E poi sì, il vinile è molto più divertente! Per quel che riguarda la mia personale esperienza, posso dirti che quando compro musica (uso un metodo ibrido: compro entrambi, sia vinile che digitale), mi piace molto di più andare a comprarmi dei vinili, piuttosto che cercare dei file online, mi sento più ‘gasata’ quando ascolto un vinile, dal momento in cui lo scarto dalla confezione, quando lo metto sul piatto, quando metto su la puntina…. il tutto conferisce un certo rispetto alla musica ed è meglio che ascoltarla con un click!
Questa dicotomia analogico/digitale è argomento ormai consolidato almeno quanto i discorsi sul tempo in ascensore, ma a parere tuo quali sono le differenze tra prima dell’avvento del digitale di massa e dopo? E’ possibile fare un discorso qualitativo?
Non credo che si possa trattare l’argomento in termini di ‘meglio’ o ‘peggio’ direi più che altro che sono proprio due mondi diversi il prima e dopo la rivoluzione digitale di massa sia che tu vendessi dischi e promo e sia che tu fossi un dj. Per quel che mi riguarda cerco di coglierne il lato positivo piuttosto che deprimermi su quello che non va bene: così è chiaro che ora hai il triplo della musica da ascoltare, perché c’è così tanta roba là fuori – pensa che ricevo ogni giorno email da distributori e da etichette su nuove uscite, ma allo stesso tempo mi segno sempre tutti gli edit/remix che riesco a trovare su Soundcloud o cerco quei bootleg che si ascoltano nelle radio online… non riesci a stare dietro a tutto quello che c’è in giro ora, cosa che forse è piuttosto frustrante. Ma d’altro canto, ora riesci ad accaparrarti rarità grazie a siti come Discogs o a farti spedire un disco da un negozio dall’altra parte del mondo senza manco uscire da camera tua – cosa che è in effetti meravigliosa. Per il resto, esistono ancora posti come il BM Soho dove si aiuta ancora chi vuole scoprire nuova musica.
Prima parlavi di etichette e distributori, come scegliete i titoli da vendere in negozio?
Abbiamo specialisti per ogni genere e sotto-genere musicale che controllano le uscite giornaliere e che scelgono nel mucchio quelle che sembrano migliori, solo allora compriamo da distributori e da singole etichette.
Di queste uscite che avete, cercate di comprare solo cose che vi piacciono, o cercate di essere il più obiettivi possibile? Esiste una regola di popolarità? Quanto un negozio c’entra nel processo di fama che riguarda un disco o un’artista?
Bè, è importante puntualizzare che BM Soho è un negozio particolare: non compriamo tutto quello che esce. Ci limitiamo solo a quello che veramente amiamo, a quello che noi stessi suoneremo come dj, puoi dire che quello che vendiamo è musica già selezionata per il djing. In questo modo è molto più facile raccomandare un disco, chiaro, ma non cerchiamo di sbatterti in faccia tutto quello che vendiamo, il tutto è più che altro basato su una conversazione amichevole: si parla di musica, suggeriamo una manciata di brani, e a seconda di come li senti, ne seguiranno altri. Questo metodo è utile sia per i musicofili che per gli aspiranti dj.
Parlavi di dj e djing, sei una dj, lo siete tutti in negozio? Organizzate anche delle feste a Londra?
Ogni singolo membro dello staff del BM Soho fa parte della scena dance underground della città, chi in un modo chi in un altro: abbiamo dj, produttori, chi possiede etichette, chi fa il promoter, e sì, anche io ne faccio parte, in veste di dj. Metto i dischi in giro per la città sotto nomi diversi: come Sshake! allo Zigfird in Hoxton Square in una serata deep house/disco, come Command F al Bar Music Hall, che è un po’ il nome di punta di oggi a Londra. Chiaramente organizzo gli eventi in negozio, abbiamo chiamato a suonare circa 70 dj internazionali e nazionali tra cui Derrick Carter, Andrew Weatherall, Kerri Chandler, Moodymann, Louie Vega, Mark Farina, Karizma, Scott Grooves, Floating Points, Ben UFO, Phil Asher, Brothers Vibe, Cassio Ware, Trinidadian Deep, Sandwell District, Osunlade, Atjazz, Ron Trent, Todd Terry, Jimpster, Giles Smith…
Un’ultima domanda, in che modo pensi che Londra influenzi te e il negozio in cui lavori?
In ogni possibile modo! Sono cresciuta ascoltando musica prodotta in UK – tutti i tipi, dal synth pop all’indie fino alla dance music – ed è grazie alla musica che ho voluto trasferirmi a Londra. Tutto il mondo musicale gira intorno a Londra e sono così felice di farne parte, esiste qualcosa di speciale riguardo al rapporto tra questa città e la musica: è parte stessa delle strade, è dentro il cemento. Parlando di musica underground e indipendente, bè Londra è sempre stata la capitale della musica alternativa; è qui che è nata la cultura del rave, è qui che è nata la speed garage e il dubstep, idem per la bass e la trap music, è sempre qui che sono nate le warehouse e i super club entrati nella storia della musica… molto prima dei vari Berghain e Skillex… per me e molti altri è qui che le cose succedono!
English Version:
Soundwall met finally the lovely Hilit Kolet, which is the Digital Content Consultant for the famous and important BM Soho, once Black Market. This shop is based in the heart of Soho in London, and for the last 25 years has been the forum of the electronic music in the city, selling and buying big names of the world music scene, understanding modes before anyone else and creating a rich and deep underground scene. Together with Hilit we have spoken about music, past, present and future, about how everything is changing in the music system, about the quality and about London itself.
Please, introduce yourself, and tell us for how long have you been working in BM. Why are yo working there?
Hey, I’m Hilit Kolet and I’m a dj/producer/content consultant. I moved to London from Tel Aviv, where I was radio DJ on national radio (the equivalent to Radio 1), a dance music tv presenter and the chief editor of the Israeli DJ Mag. I’ve been working for BM Soho for over six years now, and I’m very proud to be a part of this iconic London institute. I’m the Content and Marketing Consultant, which basically means I’m in charge of all online and offline marketing activities including in-store events and other web/digital strategies.
Can you tell us the history of Black Market shop in few sentences? Why the name ‘Black Market’?
It’s actually not called ‘Black Market’ anymore – the name is BM Soho for the past few years, for various reasons, but it’s still the same shop/ address/ staff. It launched as ‘Black Market’ in the very late 80s because back then, in an era when you had to physically come to the shop, queue around the corner in order to just be able to get in, then squeeze in the corner and hope to be lucky enough to put your hands on that promo – buying vinyl did have that mystique appeal of a Black Market I guess… Funny that these days, getting stocked up on black wax is also complicated, but for a very different reason haha.
Black Market shop has been open since 1990 and it has a long and important history in the London house music scene. Of course, you’ve been seeing all the trends passing by since the last 23 years, including this last return to the vinyl. In your opinion, why are we seeing this revival of the vinyl in our downloading era?
For all the famed reasons: you can get exclusive vinyl-only releases rather than mass charted digital files; buying music this way is much more intriguing – you stumble upon things differently because you’re using other senses rather than your clicking finger; our clued up staff will expose you to labels and artists you never knew existed, and most of all – because it’s much more fun! I can only say from my personal experience, that when I buy music – and I use a hybrid system of analogue and digital, so I’m buying both – I’m enjoying record shopping so much more than file hunting. I have more stamina when I listen to vinyl; by the time you take the record out of the sleeve, place it on the deck, then the needles come on… You give it some respect and give it a better chance. It’s not the same when you’re clicking away on your trackpad!
How many of you guys are djs? Are you? And do you organize parties? Have you organized parties in the past?
BM’s hand-picked staff are all leading figures in the London underground dance scene – be it djs, producers, label owners and clubnight promoter, and yes, so am I. I dj quite a lot and I run my own nights: Sshake! at Zigfrid in Hoxton Square which is a deep disco/deep house night and Command F at Bar Music Hall, which is all about the big house names of today and tomorrow. And of course, I organise the in-store events at BM Soho; we’ve put together about 70 of those since I started at BM – we had Derrick Carter, Andrew Weatherall, Kerri Chandler, Moodymann, Louie Vega, Mark Farina, Karizma, Scott Grooves, Floating Points, Ben UFO, Phil Asher, Brothers Vibe, Cassio Ware, Trinidadian Deep, Sandwell District, Osunlade, Atjazz, Ron Trent, Todd Terry, Jimpster, Giles Smith and many others playing for us.
Ok, let’s talk about internet and the music business: what was better BEFORE the web revolution and what was WORST before the web revolution? What are you missing of those time in which there were no social networks and downloading, and what are you not missing?
I’m not sure you can cut it like this – better or worse – it was just a different world altogether before the web revolution, whether you were running a record shop or djing or promoting parties or actually doing anything else at all. I’m trying to focus on the positive bits though rather than dwell on the past! So yes, it obviously makes finding great new music a triple full time job, as there is just so much out there – I get daily emails from distributors and labels with forthcoming releases, but I also wanna find out about new unsigned edits that might be around on Soundcloud or about that bootleg which was played on this internet radio station… You can never really be on top of it all which is sometimes a little overwhelming. On the other hand, you can put your hands on rare copies through Discogs or get records mailed over to you from a shop abroad without ever getting out of your cave – which is pretty effing amazing. And for the most part, with telling the wheat from the chaff, this is where BM Soho can give a hand, lend an ear and lead you in the right direction.
A technical question: how do you choose the labels you sell, how it works? Do you have suppliers or do you look for singular labels?
We have subgenre specialists checking out all forthcoming releases on a daily basis, then selecting the ones they think are best – we then buy them either from distributers or directly from labels.
Is there a rule of popularity when it comes to records? What sees hype around a record, or for that matter a label? When records/labels start to get hyped what is your role in that process? Do you personally push records you like more, or do you apply the same method to all of the records you sell?
It’s important to understand that BM is a very special kind of record shop: we don’t buy everything. We only buy records we really love and releases that we will play out ourselves, so our racks are already made up of music truly dig and support. This makes recommending a record a lot easier, of course, but we won’t just pull out a random selection when you come in. It’s all based around a friendly conversation. We chat a little, suggest a few tunes, see how you’re feeling them, give you a a few others. This, I think, makes up really good advice that helps and even inspires DJs as well as music lovers.
In which way, in your opinion, London is related to music and to you?
In every possible way! I grew up listening to music that originated in the UK, be it synth pop, indie or (for the most part) dance music – so much so that I just HAD to move to London and live here. My entire musical wonderland revolves around London, so I’m really grateful that I have a chance to be a part of it, too. There’s something so special about London and its musical heritage; it’s embedded in the city’s streets. Even more so when it comes to underground dance music – undeniably, London has always been dance music’s Capital city; this is where rave culture developed, this is where garage and dubstep and bass brewed, this is where warehouses and superclubs made history… Long before there were any Berghains and Skrillexes. To me, and to many other people – this is where it is all still happening.