Lo sappiamo, lo sappiamo: la tentazione è forte. Ve lo stanno dicendo tutti i vostri amici: “Vieni a Barcellona nei giorni del Sonar! Party ovunque, una festa dietro l’altra… sugli ultimi piani dei grattacieli, in spiaggia, su barconi, nelle bettole, nei finti castelli medievali, nei posti più assurdi…”. Tutto vero, nulla da dire – è effettivamente così. Ma se veramente non siete mai stati al festival catalano, allora permetteteci un piccolo ma caldo consiglio: sì i party collateriali, belli i party collaterali, evviva i party collaterali!, ma la prima cosa da fare resta quella di varcare gli spazi del MACBA di giorno (in pieno centro, dal primo pomeriggio fino ad ora di cena) e della Gran Fira di notte (tipo da mezzanotte a quando l’alba è arrivata), staccando il biglietto per il Sonar e prendendosi il gusto di studiarne la ricchissima line up passo dopo passo, set dopo set. Una line up che, dopo una storia più che decennale, continua imperterrita ad essere diversa dall’evento elettronico standard. Non mancano i grandi nomi, i draghi dei mega-eventi, quelli che si pigliano i caratteri cubitali nei manifesti di Time Warp, Monegros, Awakenings e stendono tutti a colpi di cassa, oh yes; ma sono solo un tassello fra molti, sono solo una delle vibrazioni possibili che si può capitare di attraversare nell’arco di un weekend lungo (si va dal giovedì alla domenica mattina). Il Sonar è stato e continua ad essere il posto delle scoperte, il posto dove sentire cose che non ti aspetti, dove cambiare completamente idea su un’artista o un genere musicale. Il posto dove anche annoiarsi, certo, così come il posto dove trovare live o dj set bruttini: succede. Ma, paradossalmente, questo non fa che aumentarne il fascino. Perché in questo modo i giorni sonariani non diventano mai una prevedibile messa cantata, con sempre-la-solita-liturgia, ma sono invece una sorpresa continua, sono qualcosa che spinge chi ci si tuffa a tenere la curiosità, lo spirito critico e la voglia di capire sempre accesi (una bellissima sensazione, credeteci: tanto quanto quelle altre bellissime sensazioni).
Tutto ciò si riflette sulle persone. Vi consigliamo di scandagliare il web alla ricerca di report fotografici sulla gente che frequenta il Sonar, la parte diurna più ancora della parte notturna: bizzarra e solare, intellettuale ma fricchettona, hipster ma simpatica, molto fuori ma molto alla mano, molto consapevole ma molto autorironica. Uno spasso. Da solo, già questo varrebbe il prezzo del biglietto. A questo aggiungere l’atmosfera, sempre molto rilassata, e la particolarità di una location incastonata nel centro come il MACBA (giorno) o la grandiosità della Gran Fira (notte). Chi scrive è già da dieci anni che viene al Sonar e, detto in francese, non si è ancora rotto i coglioni di andarci ogni anno. E non solo perché ogni volta ci sono quei cinque o sei nomi assolutamente imperdibili ed esclusivi nella line up. Quindi: ok i mille party collaterali, splendidi, ricchi, entusiasmanti; ma anche i migliori sono pur sempre una riedizione – per quanto di lusso – di qualcosa che potete già sperimentare a casa vostra durante la stagione, giusto amplificato e in scenari magari affascinanti. Invece, la frastagliata, entusiasmante complessità che vi regalano i tre giorni del festival vero e proprio non la troverete da nessun’altra parte. E, per quanto riguarda la nostra esperienza, in nessun altro festival. Allora, weekend lungo a Barcellona a metà giugno?