Le radici, un intrecciato sottobosco di sonorità dub immerse ed avviluppate nel terriccio della techno dritta di fattura nord-europea, emergono in superficie coi loro fusti, attraverso lead distorti fino al punto in cui il fruscio perforante supera quasi la soglia del fastidio per l’apparato uditivo, sviluppandosi, spinose, con bassi carichi e aggressivi e strutture ritmiche il meno in vista possibile. Questa è la mia visione un po’ botanica di “Extra Works”, nuovo lavoro di Brendon Moeller, il quale si presenta a tutti gli effetti come un extra che va ad aggiungersi all’album pubblicato su Electric Deluxe di Speedy J dal titolo, appunto, “Works”.
L’uscita raccoglie due remix della già sentita “Far Out” a opera di Speedy J e Mike Parker. Con dei lavori onestamente mal riusciti, i due riescono ad appiattire considerevolmente l’original presentato da Moeller nell’album; specie Parker si rende autore di un remix che somiglia più a un loop buttato lì che a una vera reinterpretazione: 5.44 in cui, se non avete un caffè davanti, potreste ritrovarvi con la testa sulla scrivania. Noia pura. Mentre Speedy J dal canto suo riesce comunque a dare dinamismo al pezzo e a caratterizzarla col suo tocco personale, ma siamo davvero sulla sufficienza.
Le due tracce di Moeller sono su un altro pianeta: “Some Heavy Shit” è un evocazione sonora al duo Basic Channel, col suo kick secco e le mitragliate di hat; “Just Another Way To Fly”, a mio parere su un livello ancora più alto, è la chicca di questo supplemento all’album che, non per essere eccessivamente critico, dà realmente senso a quest’uscita un po’ povera di contenuti. Di un’eleganza sonora al di sopra della media, questa traccia prende forma modellandosi attorno a un lead-synth portante che viene stravolto dall’inizio alla fine con una miriade di modulazioni diverse, a questo si va ad aggiungere uno pad davvero notevole che completa, a livello melodico, una traccia realmente bella ed entusiasmante.
Direi che il nostro Brendon Moeller riesce a salvare la release in calcio d’angolo dalla mediocrità, facendo leva esclusivamente sulle due tracce in veste originale. Ben fatto, Brendon!