La canzone di Natale per chiunque sia un minimo appassionato di musica elettronica l’ha fatta Burial. La cometa sonora apparsa ieri, un po’ dal nulla come tradizione e come tradizione sempre su Hyperdub, figura come traccia unica a nome “Chemz”, anche se in realtà a metà c’è una cesura abbastanza chiara (ci sarà una release “fisica” per cui è già possibile andare di pre-order, e in essa ci sarà pure un’altra traccia, “Dolphinz”).
Al di là questo, stavolta Burial (o chiunque si celi dietro questo nome) è andato ancora più del solito ad addentrarsi nei flussi della memoria collettiva. Esattamente come fanno le canzoni di Natale, in fondo: che si tratti di Mariah o Bing Crosby o gli Wham o quel che volete, certe tracce sono ancora vive non solo per la loro qualità intrinseca (o i video epocali) ma perché nel scorso degli anni si sono “sedimentate” nei nostri ricordi, diventando più che belle in sé proprio maledettamente evocative.
Bene: Burial davvero stavolta è andato di retromania senza freni, condensando in dodici minuti non solo il suo suono classico (che già è una reminiscenza del ponte tra ’90 e 2000, tra intelligente jungle e certo UK garage raffinato) ma mettendoci anche dentro echi di Faithless, di trance trionfale, di Prodigy (le voci pitchate, ma non solo), di altro ancora, insomma, di un sacco di cose che hanno profondamente inciso nell’immaginario collettivo di chiunque abbia frequentato la musica elettronica ascoltandone non solo le ultime release su Beatport ma gli artisti che ne hanno tratteggiato la storia creando suoni e sentimenti così potenti da travalicare anche nel mainstream.
Il risultato? Bello. Anzi: natalizio. La canzone di Natale, per quest’anno, è questa. Anche perché non potendo frequentare i dancefloor nel presente, ci sta avere uno sguardo ancora più retromaniacale di quello che avremmo di per sé, no?