Come ti comporti, se sei un dj, quando sai che un contest a cui stai partecipando può cambiare la tua vita? Ci sono due approcci possibili. C’è l’approccio “pulito”, quello per cui fai il tuo nel modo migliore possibile, senza prenderti dei rischi, perché vuoi essere sicuro di avere tutto in controllo; c’è invece la possibilità di provare a sparare tutte le cartucce (accostamenti strani, suonare le hit magari in momenti inaspettati, stupire, lavorare su più canali) andando alla ricerca dei propri limiti – e oltre.
Questo era quanto ci si raccontava in giuria, all’Audiodrome Live Club torinese (gran bel posto, tra l’altro), durante le esibizioni dei finalisti italiani della Burn Residency, al Mix Off Event – ovvero la sfida in cui si sarebbe deciso chi era il trionfatore nel nostro paese, volandosene così ad Ibiza per il Bootcamp. Giuria che per noi vedeva Damir Ivic, per Danceland Daniele Spadaro, per Dj Mag (e Blow Up) Marco Ricompensa e poi una coppia di fuoriclasse della console: Rame (aka Enroll, aka un terzo dei Pastaboys) e Lele Sacchi. Giuria divertita (ce la si è parlata un sacco), ma giuria anche critica.
Perché avevamo notato che una parte consistente dei cinque finalisti aveva scelto la prima via, quella del “minimizzo i rischi, faccio il compitino per bene”. Che il compito lo stessero facendo per bene, nulla da dire; anzi, rispetto a David Di Sabato, Paul Eff e Younhan bisogna dire che Ramona Yacef l’ha fatto pure meglio, perché nella mezz’ora a sua disposizione era anche quella che meglio si muoveva sul mixer e meglio si rapportava col pubblico: lo guardava, lo “cercava”, invece di rifugiarsi a guardare il mixer e i display dei cdj. Però ecco, quando sul palco è salito per ultimo Lorenzo De Blanck si è capito fin da subito, fin dai primi minuti, che c’era un vincitore.
Mentre l’anno scorso, pur avendo fatto Lollino un set strepitoso (perché è di una bravura strepitosa: e infatti, ha vinto la Burn Residency 2016 a livello mondiale), c’era stata un po’ di discussione se era stato meglio il suo set o se invece c’era da considerare la candidatura alla vittoria di Denaila (brava brava anche lei – e gliel’abbiamo ripetuto vedendola fra il pubblico alle finali di quest’anno), con quindi due concorrenti che avevano fatto set iper-creativi ed esplosivi, quest’anno solo in Lorenzo De Blanck abbiamo riconosciuto il talento e anche un po’ la sfrontatezza di preparare un set complesso, scoppiettante, tecnicamente non banale, anche furbo in certe scelte per questa competizione finale.
Quindi insomma: oltre ai tanti complimenti a Lorenzo, che raccoglie il testimone di Lollino almeno per quanto riguarda l’Italia, ci sentiamo di lanciare subito un consiglio per chi l’anno prossimo (ri)tenterà la fortuna. Soprattutto se arrivate in finale, al Mix Off Event, non siate timidi. Non siate sparagnini, creativamente. Oggi bene o male in molti sanno mixare più che decentemente mettendo dei brani appropriati, non è quello il traguardo a cui tendere in una gara diretta, perché una gara diretta non è uno slot in una serata: la differenza la vedi quando tenti dei mix difficili, quando metti dei brani che sorprendono (perché non te li aspetti) o ti commuovono (perché sono classiconi che arrivano all’improvviso) o catturano l’attenzione (perché non te li ricordavi così). Chiaro, ambire a questo è un rischio: se ti va bene è un set della madonna, se ti va male si affloscia tutto e fai una figura da arruffone della console. Ma chi non risica non rosica. E, molto facilmente, non va ad Ibiza al Bootcamp.
Passaggio di consegne: il vincitore del Mix Off Event italiano dell’anno scorso, Lollino, col vincitore di quest’anno, Lorenzo De Blanck