Siete tra quelli che sono rimasti sorpresi dal piglio classico del nuovo Daft Punk? Beh, anche noi. Però, riflettendoci bene, il loro non era un caso isolato: tutta la cosiddetta french-house che conoscevamo fino al decennio scorso s’è appassionata da un pezzo nella ripresa retrologica delle proprie radici storiche. Ve li ricordate i Justice di “Audio, Video, Disco” alle prese coi loro anni ’70? O quel Breakbot da sempre spinto in casa Ed Banger, che all’ultimo album s’è divertito ad arruffarsi i capelli col funk? È che il periodo pre-house oggi è sempre più affascinante e, complice magari questa spinta sempre più insistente verso l’EDM più trash a cui assistiamo un po’ ovunque, la voglia di tornare un po’ più colti e composti si fa ogni giorno più forte.
Gli ultimi arrivati in questo percorso sono i Burning House, duo formatosi di recente dall’unione di Chief Xcel, il producer californiano metà dei Blackalicious ben noti a chi ha frequentato i salotti Mo Wax, ed Hervé Salters, già avvistato tra le uscite eleganti dell’ambiente francese grazie ai suoi due dischi su Discograph. E’ uscito ieri, su Naïve Records, l’album “Walking Into A Burning House”, e il primo singolo “Post Party Stress Disorder” lo trovate solo qui sotto: una discreta botta di energia a metà strada tra Digitalism e LCD Soundsystem su una serie di immagini animate al limite del surrealismo. Non fatevi ingannare però dall’appeal strappa-consensi del singolo, l’album ha un carattere particolarmente intrigante, sfuma volentieri sul jazz, sull’orientale, sul soul e su tutte quelle derive stilose che rendono tanto stuzzicante l’ascolto. Noi ve lo suggeriamo, un po’ perché confidiamo che non ne rimarrete delusi, un po’ anche per restare sul pezzo circa le tendenze del momento.