Un dj in continua evoluzione, un camaleonte della scena elettronica che passa con facilità dalla Techno dell’ultima release in termini temporali, passando per l’House più danzereccia, questo è Butch. Centinaia di tracce e 2 album all’attivo, un’etichetta discografica da dirigere, due grossi progetti in uscita su major label come Hot Creations e Visionquest e metteteci almeno due show a settimana. È una palla di cannone sia in studio di registrazione che sul dancefloor con il suo sound riconoscibile dai colpi potenti e inebrianti che dà alle casse. E qualcosa da dire sul dancefloor italiano ce l’ha.
Sarebbe davvero inutile perder tempo parlando sul come in questi anni il tuo nome sia divenuto imponente nel panorama musicale; la lunga serie di premi vinti parla per te. Lo avresti mai immaginato dalla tua stanza di Magonza (Mainz) meno di 10 anni fa? Qual è stato il motivo scatenante per il quale hai detto “Mama, ich will ein dj sein” (“Mamma io sarò un dj”)?
Ho amato molto i film “Wild Style” e “Style Wars”. I bambini erano “cool”, avevano stile e lo sapevano trasmettere. Amavo tutto questo, amavo guardare il dj aizzare la folla, anche se all’inizio ero appassionato di scrittura. Ma, un bel giorno, mi sono caduti dal cielo due giradischi ed un mixer, da allora decisi che avrei voluto fare il dj. E così sono andato in fissa, prima con il “turnablism”, gli scratches e poi grazie ad Amir, ho iniziato le mie serate nei club e sono passato dall’altro lato del djing.
Dal suono minimale delle tue produzioni iniziali come “Bulent Gurler” alla complessità musicale dei tuoi album. Cosa porti con te del periodo 2005/2006 nella produzione di Butch dei nostri giorni?
Ho dei suoni specifici di cui semplicemente non posso far a meno. Se ascoltate attentamente li ritroverete in molte delle mie produzioni, sempre che li abbia potuti adattare alla canzone perché mi piacciono troppo questi miei suoni contraddistintivi. Ma ritornando al 2006, la mia produzione aveva già una sua complessità, ma sfortunatamente non sono mai state rilasciate sul mercato. Inizialmente il nome Butch era solo il mio soprannome nelle scena techno, Bulent Gurler è il mio nome e lo utilizzai per presentare la mia musica sperimentale, sfidando quella dei dancefloor. Poi però ci ho pensato su, non aveva molto senso questa divisione, semplicemente confondeva la gente e io amo tutta la musica che produco, così ho iniziato a fare tutto unitamente utilizzando solo Butch. Non vedo quel periodo iniziale della mia musicalità come un punto contrastante della mia carriera ma come una fase di mezzo, non vedo un’interruzione con l’odierno, credo sia noto a tutti come ho sempre sperimentato stili davvero differenti della musica elettronica e lo faccio ancora, solo che adesso lo faccio sotto un unico nome.
Anche secondo me ascoltando la tua musica è possibile trovare ogni genere possibile. Partendo dalla tua ultima release “Retetechno EP” passando per ballads tranquille come “Amnesia Haze” o “Sweet In The Morning”, il tuo stile è camaleontico…Una maniera per stare al passo con i tempi o questa è la tua vera realtà musicale?
Come ho già detto, guardavo questi djs infuocare la folla. Adoro quando la musica connette la gente, e per quanto posso amare “Spastik” di Plastikman, non potrei ascoltarla tutto il giorno. Ho iniziato come dj prettamente hip hop; mio fratello poi mi ha portato sulla strada della techno e della house. Hip hop, techno, house sono tutte connesse, sono generi venuti fuori nello stesso momento partendo dagli stessi apparecchi di produzione, differiscono solo per le location e le direzioni che hanno preso, ma è musica che viene tutta dalla stessa zona e ha portato la gente a ballare e divertirsi. In ogni genere musicale che sia rock, classica o qualunque altro, trovo qualcosa che mi piace e le idee per i miei nuovi pezzi le ritrovo in diversi stati d’animo e differenti situazioni. Non mi fermo a categorizzare un’idea in un genere quando essa arriva, ma prima di tutto viene l’idea, lo stile è incasellato in realtà non mi importa.
Oltre 100 releases su etichette di punta come Cecille, Hot Creations, Cocoon, Sei Es Drum…Dove trovi ancora l’ispirazione? E, è ancora come la prima volta? Il gran numero di spettacoli ti tengono via molto tempo dalla studio, come riesci a bilanciare tra la figura di Butch produttore e Butch dj?
Credo che per più di 10 anni fino ad oggi ho portato avanti queste mie due anime. Ovviamente il successo che sto sperimentando adesso è ancora fresco rispetto alle energie che ho investito per arrivare dove sono adesso. Nel corso del tempo è diventato naturale per me, sono sia un produttore che un dj e riesco a combinare questi due aspetti durante una serata mettendo una quantità impressionante della mia musica. Sono molto esigente verso me stesso e verso quello che faccio, perciò semplicemente non permetto a me stesso di essere pigro quando c’è da lavorare. In una settimana ho due serate impegnate per suonare, i 5 giorni restanti li trascorro in studio. E siccome quasi ogni settimana ho una nuova traccia pronta, ogni serata è un po’ come la prima volta, perché ho la possibilità di sperimentare le reazioni della gente alle mie nuove tracce quasi ogni weekend.
Insieme al tuo compagnone di studio Amir avete messo in piedi la vostra etichetta discografica “Bouq.”. Qual è stata la necessità di passare dall’altro lato della scrivania? E da questo altro punto di vista quale credi sarà l’evoluzione della musica elettronica: dalle bassline profonde di questi giorni verso…
Per mia esperienza personale una bassline profonda piace sempre molto. Penso a “Day Tripper” dei Beatles o “We Gotta Get Out Of This Place” di Eric Burdon fino a “Billy Jean” e “Nuthin’ But A G-Thang”, tutte queste canzoni hanno bassi fantastici. Una canzone con una sezione ritmica deve avere una sezione di bassi corpulenta. Pensiamo a tutte le canzoni di Marvin Gaye, batteria stupefacente e bassi incredibili, basta ascoltare l’album “What’s Going On”, specialmente nella canzone che ha dato il nome all’album, in cui il bassista di Gaye, James Jamerson evidentemente strafatto, ha suonato la bassline steso sulla schiena e ha fatto centro. Quello che vedo io nel panorama musicale elettronico è un’altra biforcazione, i break beaters, la nuova generazione, sta creando qualcosa di nuovo, qualcosa che non ha ancora un nome ma che ammazza il club, nell’accezione positiva del termine. D’altro canto credo ci sia bisogno di maggiore musicalità ed emozioni, ma una “dope” bass line non contraddice niente di quello detto finora. La ragione per cui abbiamo dato vita alla “Bouq.” è davvero molto semplice: ci vedevamo ogni giorno, condividevamo un ufficio e uno studio. Il lavoro per “Bouq.” ha sia un risvolto negativo, cioè il dover ascoltare molta musica che magari non ascolterei, ma a volte mi trovo ad ascoltare gran bella roba, ed anche uno positivo, ovvero non aver a che fare con scartoffie, piani di rilascio e via dicendo, e questo mi piace.
La tua produzione è iniziata relativamente tardi, quando la tecnologia è diventata alla portata di tutti. Possiamo definirti un fan dell’era digitale? Al di là del tuo talento, cosa ti ha portato ad essere un dj icon (conoscenze, ostinazione, sacrifici…)? Cosa potresti dire a giovani produttori o giovani ragazzi che vorrebbero seguire le tue orme, soprattutto se le loro finanze non sono troppo complementari con i costi delle “macchine”?
Io dico che non dovrebbero seguire le orme di nessuno, dovrebbero solo crearsi le proprie. Ho fatto alcune cose stupide da ragazzo e Dio sa come non avessi molti soldi, ma non certo per gli strumenti. Ho lavorato in giro, ho lavorato da Burger King dove ho conosciuto poi Amir. Se credi di sacrificare te stesso, vuol dire che ovviamente stai perdendo tempo su qualcosa di importante, e credo che se ci si sente in questa maniera, è piacevole scoprire quanto importante sia quella cosa. È chiaramente difficile farsi un nome da soli in un panorama affollato di musicisti, ma questo ti motiva ad andare avanti. A dir la verità, ora sono felice d’esser vivo.
In Italia c’è una famiglia che ti ama ed è quella del Tenax, soprattutto in questo 2012. Due serate in pochi mesi, prima nella “casa” di Firenze e poi al “Sunflower”. Come trovi l’audience italiana e il movimento italiano del clubbing? Credi dovrebbe cambiare qualcosa? Siamo buoni solo per i party e non per vere serate da club?
Devo dirlo, sono sorpreso di quante poche ragazze frequentano i club in Italia. Per un dj la regola fondamentale per smuovere la folla sul floor è che le ragazze inizino a ballare, ma quando sono solo 5 su 100 persone la cosa risulta difficile e ti permette di sperimentare la tenaglia del testosterone. Detto questo, la gente è molto amichevole e ama davvero far festa. Certamente è fastidioso che i club debbano chiudere così presto, ma forse noi in Germania siamo un po’ viziati (meglio! ndr); ma comunque mi piace molto l’Italia, il cibo è grandioso e la gente è piacevole, ha un gran senso dell’humor e amate ballare.
La componente dj di Butch dove si sente “a casa”, in un club come il “50 Grad” a Magonza, in un festival o in superclub come lo “Space”? Dove è possibile ascoltare effettivamente la tua anima musicale attraverso le tracce? C’è uno studio a monte dei pezzi da mettere o ti basi sulle vibrazioni della folla?
Mi sento a casa dietro i giradischi, non importa dove essi siano. Mi piacciono i piccoli club, mi piacciono i festival. Generalmente la mia selezione musicale è per il 70-80% definita, ma può anche cambiare repentinamente quando inizio l’esibizione. Dipende da come mi sento e da quello che mi arriva dalla gente.
Dove credi che sarai da qui a 10 anni? Cosa ci possiamo aspettare da questo nuovo anno che sta arrivando?
Sulla copertina del magazine Time come il dj più importante e sexy del pianeta (ride). Non sono sicuro di quello che capiterà nei prossimi anni e questa ovviamente è la parte più divertente del vivere. Sorprese su sorprese. Ho due nuovi EP uscita, uno su Hot Creations, ed uno per Visionquest. Sto lavorando su due grossi progetti, ma non voglio svelare nulla ancora, li scoprirete al momento giusto.
La tua top 5 di quelle che io chiamo “Tracks That Can’t Get Out Of Your Head”…le tracce più amate di sempre e che ti hanno avvicinato al mondo dell’elettronica:
1) “Careless Whisper” – George Micheal
2) “Sky was Pink (James Holden Remix)” – Nathan Fake
3) “Windowlicker” – Aphex Twin
4) “Atmosphere” – Funkadelic
5) “Fake MC’s” – Killah Priest
English Version:
A dj in constant evolution, a chameleon of the electronic scene that passes easily from Techno of his latest release in time, passing by the house more danceable, this is Butch. Under his belt hundreds of tracks and two albums, a record label to run, two new projects to release on major labels such as Hot Creations and Visionquest and put in at least, two shows a week. It is a cannon ball is in the recording studio and on the dance floor with his sound recognizable from powerful and intoxicating blows that he gives to the speakers. And he has something to say on our dancefloor.
It would be really useless diddling how your name has become huge in these last years; the long list of awards speaks for yourself. Could you imagine this from your room in Mainz less than 10 years ago? What was the sparkle for which you say “Mama, ich will ein dj sein”?
I just loved those old movies, “Wildstyle” and “Style Wars”. The kids were cool, had flavour and did their thing. I loved that, I loved watching the dj rock the crowd, even though first I went into writing. But one nice day two record players and a mixer just fell from the sky, after I had decided to want to be dj. And then I got hooked, first on Turntablism, scratches and all and then through Amir I started my gigs in clubs and got into that side of djing too.
From the minimal sound of your beginning production as Bulent Gurler to the musical complexity of your albums. What you keep on from the 2005/2006 period, to our days production as Butch?
I have specific sounds I simply can’t get enough of. If you listen carefully, you will find those in many of my productions, if it fits the song. I like these trademark sounds. But back in 2006 I was also doing musically complex stuff, it simply didn’t really get released. Butch was initially just my real Techno moniker, Buelent Guerler was the name I chose to present my experimental, dance-floor challenging music. But then I thought, it doesn’t make that much sense, it simply confuses people and I love all the music I do, so I started doing everything as Butch. The musicality which you mention a bit as a contrasting point to me is simply a conclusive movement, I don’t see a disruption, I think you’ll notice I’ve always made very different styles of electronic music and still do, only now I do it all under the same name.
My personal opinion is that listening to your music we could find every possible genre. From the last release “Retetechno EP” to quiet ballads as “Amnesia Haze” or “Sweet in the morning”, your style is continuously iridescent… Just a way to move with times or that’s your real nature?
As I say, I watched these djs rock the crowd. I love that, when music connects people. And as much as I love “Spastik” by Plastikman, I can’t listen to it all day. I started as a HipHop dj. My brother showed me Techno and House. HipHop, Techno and House are all related, they all started off at the same time with the same equipment, just in different locations with different directions, but they were all music from the hood to get people to dance and have a good time. I find music I enjoy in probably every genre, rock, classical, whatever and I have ideas for songs in very different moods and situations. The category for the piece isn’t what I start off with, that becomes evident, when I have the idea. But first comes the idea, the style it is pigeonholed in doesn’t really matter to me.
Over than 100 releases on top labels as Cecille, Hot Creations, Cocoon, Sei Es Drum… Where you get inspiration yet? And, it’s always like first time? The huge amount of gigs, take you away long time away from studio, how you manage between the Butch producer and the Butch club dj?
Well, I’ve been doing it all for over ten years now I think. Obviously the success I’m experiencing now is still quite fresh compared to the time I invested into getting where I am. Over the course of time, it has become natural for me, I am producer and dj and combine it in the way that I play an overwhelming amount of my own music when I play a gig. I am serious about what I do, so I simply don’t allow myself to be lazy when it comes to my job. I have gigs twice a week and spend time in the studio 5 days a week. Because I have new songs nearly every week, yes, every gig is a bit like the first time, because I get a chance to experience the reaction from the crowd for my new songs nearly every weekend.
With your studio-buddy Amir you self-made your own record label “Bouq.”.What was theneeding to pass from the other side of the desk? From this other point of view what you think would be the evolution of electronic music; from the fat bassline of these days to…?
A fat bassline is always loved, is my experience. “Day Tripper” by the Beatles or “We Gotta Get Out Of This Place” by Eric Burdon up to “Billy Jean” and “Nuthin’ But A G-Thang”, they all have great basses. A song which has a rhythm section should have a fat rhythm section. Marvin Gaye songs all have dope drums and incredible bass, just listen to the “What’s going on” album. James Jamerson, Gaye’s bassist actually played the bassline from the title tracklying on his back, he was so knocked out, but he killed it. What I see is another fork in the road, the break beat guys, the new generation are starting a new thing, which hasn’t got a name yet, but it kills the club, in a good way. Otherwise I think a need for more emotion and musicality has also arisen. But a dope bass line does not contradict any of those movements. The reason we started bouq. was simple. We see each other every day, we share an office and the studio. I have the best and the worst deal concerning the work with bouq. I chose the tracks, so I get to listen to a lot of music, I don’t want to listen to. But I also get to find some great stuff and don’t have to bother with paper work, release plans and so forth, which I’m happy about.
Your production has begun lately, just when the technology has become affordable for all… So we can say that you’re a fan of the digital-era? Above your talent, what has brought you to be a dj icon (people connections, obstinancy, self-sacrifice…)? What could you say to young producers or young talented boys and girls which wanna follow your steps, especially if their finances are not so complementary to the machine’s costs?
I tell them they shouldn’t follow anyone’s footsteps, they should create their own. I did some stupid stuff as a kid and god know’s I didn’t have much money, not for equipment. I jobbed around of course, working at Burger King’s actually where I got to know Amir. If you think you are sacrificing yourself, then you obviously think you’re losing out on something important, so I guess if you feel that way, find out what the important thing is, you might be missing out on. I am happy to be alive now, indeed. It is obviously hard with so many people making music, to make a name for yourself, but that also motivates me to carry on.
In Italy there’s a family who loves you and it is the Tenax Family, most of all in this 2012. Two shows in few months, before at the “House” in Florence and then at the Sunflower Party. How you find the Italian crowd and the Italian club movement? Do you think that something should be changed? We are good for party nights and not for real club nights?
I am surprised how few ladies go clubbing in Italy. For a DJ the rule to make the crowd dance, you need to get the ladies to dance, but if there are only 5 out of 100 people female, it somehow makes the experience a little too testosterone ridden. Having said that, the people you meet are really friendly and outgoing and really love to party. Of course it is annoying that the clubs have to close so early, but maybe we in Germany are a little spoilt. But I like Italy very much, the food is great and the people are nice, have a lot of humor and love to dance.
The Butch dj where feels to be at “home”, in a club like “50 Grad” at Mainz, or at festival or in a top club like “Space”. Where we could really listen your music soul trough your tracks? Do you study what tracks play or you just feel the crowd vibes?
I feel at home behind the record players, no matter where they stand. I like small clubs, I like festivals. My music selection is usually 70-80% clear when I come to the gig, but that can also change immediately as soon as I enter. It just depends on how I feel and how vibe with the crowd.
Where you think you would be within 10 years? What we could expect from you in this upcoming year?
On the cover of Time magazine, world’s most influential, sexy dj (laughs). I am not sure what will happen in the next ten years, but that’s obviously the fun part about living. Surprises upon surprises. I have two more EPs coming up, one on Hot Creations, the other on VisionQuest. I’m working on two larger projects as well, but I don’t want to give too much away yet. You’ll find out when the time is right.
Your Top 5 list of how I call “Tracks That Can’t Get Out Of Your Head”…your beloved tracks ever, that get you closer to this electronic world:
1) “Careless Whisper” – George Micheal
2) “Sky was Pink (James Holden Remix)” – Nathan fake
3) “Windowlicker” – Aphex Twin
4) “Atmosphere” – Funkadelic
5) “Fake MC’s” – Killah Priest