Mentre a Torino in Comune pensano ancora si possa organizzare una manifestazione di profilo internazionale in qualche settimanella, chi invece sa davvero fare bene il proprio lavoro è già abbandantemente all’opera. Il Kappa FuturFestival ha da un po’ annunciato il grosso della sua line up 2024, con la solita impressionante dimostrazione di potenza, oggi è il turno di C2C. Il festival sarà nel solito periodo novembrino – dal 31 ottobre al 3 novembre – ma come necessario per un evento di rilevanza (e valore) globale in realtà molti paletti sono già stati fissati. A partire da quelli artistici.
Ecco allora svelati i primi nomi in cartellone per questa ventiduesima edizione. Ve li lasciamo prima leggere, poi via qualche riga di commento:
La parola d’ordine potrebbe essere: continuità. Ma del resto questo è un marchio di fabbrica di C2C. Ed una curiosa distorsione ottica. Da un lato infatti hai l’impressione che una serie di nomi “ci siano ogni anno”: in passato sembrava fosse così con Jeff Mills e Kode9, mentre tra gli annunci per questa edizione 2024 lo stesso riflesso condizionato ti arriva leggendo di Arca, Bicep, Romy degli Xx, Nicolas Jaar (qui in assetto DARKSIDE, col socio Harrington), tutta gente che del festival torinese è già stata ospite, in qualche caso proprio più e più volte.
Eppure il dato di fatto è che C2C è una delle creature festivaliere che più e meglio ha dimostrato di saper intercettare i mutamenti dei trend, dei panorami sonori considerati più “urgenti” e rilevanti sul qui&ora o addirittura sul futuro prossimo, delle mode, degli approcci all’entità-musica. Lo ha fatto in primis spostandosi dall’essere un “festival di elettronica” al considerarsi invece un evento di (avant) pop: nel farlo, ha colto – con personalità e piglio, mica in modo bovino e dozzinale – una tendenza innegabile, quella che vede il consumo della musica elettronica sempre di più combinarsi ed imbastardirsi con le regole del pop.
Quindi, detto in francese: festival sempre uguale e sempre con gli stessi nomi ‘sto cazzo. In realtà le scelte di act come Kali Malone, Mabe Fratti, Nala Sinephro, Sofia Kourtesis o i Mandy, Indiana capitanati da Valentine Caulfield sono tutto tranne che roba scontata, e dimostrano come C2C sia sempre prima di tutto una questione di coraggio e di personalità. E di ricerca vera, non teleguidata dalle agenzie. Il taglio stilistico è, come da anni ormai, da un lato profondamente trasversale, visto che si passa dal jazz obliquo alla techno seria con in mezzo la qualunque a partire dal (post) rock e dalla (quasi) classica contemporanea, dall’altro però è sempre riconoscibile.
L’impressione cioè che C2C sia “sempre uguale” nasce non dal fatto che certi nomi si ripetano troppo, ma semmai da come il festival sia riuscito a costruirsi una identità talmente precisa, affilata e riconoscibile che ogni sua scelta, ogni sua decisione viene a pelle vista inizialmente come “ovvia”, come “inevitabile”, quando invece guardando alle leggi di mercato è esattamente l’opposto. Prova ne sia il fatto che tutti questi nomi sopracitati fra le new entries di C2C, se suonassero da soli in data secca, radunerebbero forse qualche centinaia di paganti; mentre a Torino, nei giorni del festival, suoneranno quasi di tutti di fronte ad un pubblico a quattro cifre come numero di presenze. Quattro cifre. E non per forza la prima è un “1”. È stato fatto un lavoro enorme. È stata creata una comunità coesa, un senso d’appartenenza che si declina nel reale, nella presenza fisica, non solo sul web e nelle toccate di gomito fra saputi che dissertano on line in punta di tastiera.
Certo, con un approccio analitico più da addetti ai lavori – permetteteci questa digressione – dà da pensare che dei nomi oggi annunciati ben otto (Arca, Bicep, billy woods, DARKSIDE, Hessle Audio, Kali Malone, Mandy, indiana, Nala Sinephro) siano in “Esclusiva italiana”, come da esplicita comunicazione ufficiale, segno che il festival torinese ha fatto un brutale tagliafuori verso qualsiasi altra realtà italiana di simile attitudine, imponendo agli act in questione di suonare nel 2024 per quanto riguarda la nostra nazione da lui e solo da lui; ed essendo ormai C2C un conclamato “kingmaker” per quanto riguarda gli act alternativi, ha evidentemente la forza contrattuale (ed economica) per imporre una strategia di questo tipo coi management internazionali degli artisti.
Ma questo più che una critica a C2C può e deve diventare uno stimolo per tutti gli altri: non sarà simpatico, questo tagliafuori; non sarà animato da un particolare spirito collaborativo verso e all’interno delle scena alternativa di casa nostra; ma tutto quello che ha, e tutti i privilegi che si concede ed esercita, C2C se lo è guadagnato sul campo e negli anni, facendolo con un lavoro duro, professionale, capace di visioni ampie e di un dialogo costante con eccellenze internazionali. Non sono stati lì a cazzeggiare, o a fare quello che il signor Wolf ti consiglia di non fare.
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