Per spazzolare via i dubbi molto italiani sul fatto che la Red Bull Music Academy sia ancora una, ehm, “scuola per dj” più di questo non si potrebbe fare: sì, perché al momento di varare un World Tour coi fiocchi che faccia da introduzione all’Academy vera e propria (che nel 2011 si stabilisce a Madrid), a Roma è toccato probabilmente l’evento più grandioso. E, soprattutto, quello meno da club culture. E’ vero, ci perderemo i padri della techno (che saranno, come giusto, nell’appuntamento di Detroit) e quelli dell’hip hop (a New York); ci perderemo delle faccende molto interessanti audio/video (a Melbourne) o una primizia come un progetto speciale capitanato da ?uestlove dei Roots (Parigi); ma come lamentarsene, visto che quello che abbiamo in cambio è un’orchestra di oltre cinquanta elementi – una specie di all star dei migliori session men italiani (jazz, rock, pop, gente abituata a suonare ai più alti livelli senza barriere stilistiche). Non la si vede tutti i giorni, un’orchestra di questo tipo. Men che meno la si vede alle prese col repertorio scelto per l’evento: una selezione esplosiva e raffinatissima del meglio delle colonne sonore italiane anni ’60 e ’70. Sì, i famigerati film “di genere” all’italiana, dai poliziotteschi agli horror passando per le commedie più o meno osé. Film con delle soundtrack strepitose.
Che poi, volendo, qua rientra in gioco pesantemente la club culture: perché proprio essa, proprio la cultura da dj alla maniacale ricerca di campionamenti succosi ha dato nuova vita a pezzi di musica strepitosa, con un sapore jazz-funk unico. Unico, e campionabilissimo: non tutti sanno che l’hit planetaria “Crazy” degli Gnarls Barkley è presa di peso da una colonna sonora di uno spaghetti-western, “Preparati la bara” (1968), composta dai fratelli Reverberi. Ed è solo un esempio fra tanti.
La cosa interessante è che le partiture di tutti i pezzi inseriti in scaletta sono state scritte ex novo: non erano infatti esistenti, o negli anni sono andate perse. Un lavoro gigantesco. Se poi volete i nomi degli ospiti speciali, eccone qua un po’: la tromba di Fabrizio Bosso (jazzista ai vertici mondiali), il leggendario Dino Piana al trombone, poi ancora Giuliano Palma alla voce, Petra Magoni & Ferruccio Spinetti a quello che gli verrà in mente, Colle Der Fomento al rap, Dj Stile ai piatti. Elettronica? Poca. Visionarietà sonora? Tantissima, e questo conta. Con tanto di gran finale affidato ad un medley che mette insieme inni epocali targati “Profondo rosso”, esatto, il film che è la madre di tutti gli horror. Insomma, il 4 ottobre all’Auditorium romano alle 21 occhio e croce ci sarà da divertirsi.
Infine, una dritta: collegato all’evento principale c’è anche un workshop piuttosto interessante, venerdì 30 settembre alle 17:30. Conoscete il TeleCineSound, in Via Muggia a Roma? Uno studio di registrazione che è una specie di macchina del tempo in cui, non fosse per il computer presente in regia, tutto è rimasto uguale dai tempi della costruzione: dalla insonorizzazione degli ambienti alla posizione della batteria nel gabbiotto. Un luogo magico in cui hanno registrato nel corso dei suoi oltre quarant’anni di esistenza personaggi come Mina, Piero Umiliani, Alessandro Alessandroni, Franco Micalizzi, Carlo Savina e persino un giovane Daniele Luppi, che nel 2004 registrò qui il suo primo album “An Italian Story” e che oggi invece è lo stretto socio di Danger Mouse nell’avventura “Rome”. Bene: a fare da guida in questo studio ci sarà Maurizio Majorana, grande bassista nonché la M dei leggendari Marc 4 (fatevi un giro di Google). E a interagire con lui ci saranno due giovani leoni d’eccezione, ex studenti dell’Academy: AD Bourke e Cecile.
L’ingresso è libero, ma i posti limitati. Soundwall però al solito vi vuole bene e l’Academy vuole bene a Soundwall, quindi se ci scrivete e vi prenotate con nome e cognome terremo un posto per voi.