La voglia di mettere le mani su questo Cadenza mi era venuta non appena avevo letto il titolo della release, numero 63 del catalogo. “Maayancholy” è una parola che infatti non lascia dubbi, una dedica bella e buona all’ultima ragazza arrivata nel team di Luciano. Basta lasciare andare gli 8 minuti del lato A per rendersi conto che più che una traccia sembra essere una poesia d’amore incisa su vinile.
Non ci sono però rime baciate, alternate o incrociate, ci sono le ritmiche tipiche di Cesar Merveille che si fondono alla perfezione con il suono di un piano tanto malinconico quanto dolce. Merito di Guti, di cui ormai le doti di Musicista con la M maiuscola sono note a tutti. Secondo me infatti è tutto merito suo se il disco ha una carica emotiva così prepotente. Un team perfetto, che fa arrivare il messaggio dritto al punto. Come se uno di noi facesse scrivere due righe d’amore per la propria ragazza da Pablo Neruda…
Sul lato B invece troviamo tutto ciò che ha sempre distinto i ritmi tipici di Luciano, mille percussioni e suoni estemporanei riverberati. Sedici minuti in cui la cura dei dettagli è maniacale, suoni e ritmi che fanno subito capire che la malinconia lascia posto a sentimenti più forti e decisi. Il pianoforte si trasforma in un organo, tra l’altro completamente distorto. Le dita scorrono forte sui suoi tasti, quasi come si inseguissero l’una con l’altra. Un tappeto infinito apre la strada all’esplosione di synth che avviene intorno ai sei minuti e io già mi immagino gli effetti del mixer sul suo suono, le luci che si accendono e la pista che va in delirio. Quello che può sembrare un disco completamente uguale e monotono è invece una sintesi mirata di suoni.
Dopo molte, moltissime uscite sempre di valore ma per i miei gusti troppo insipide trovo finalmente un Cadenza in cui riesco a leggere un sentimento vero, un disco in grado di trasmettermi emozioni che non abbiano solo a che fare con il ritmo in 4/4, infatti non ho mai avuto dubbi su quale versione scegliere: l’originale.