Era il disco più atteso di quest’anno e finalmente è uscito: dopo quattro anni dall’ultimo disco solista e a tre dal joint project con Gue Pequeno “Santeria”, Marracash è tornato con un nuovo entusiasmante progetto: “Persona“.
“Persona” è e sarà il disco più chiacchierato da qui al prossimo periodo. E’ stato così tanto atteso da fan e colleghi che adesso è giunto il momento di sezionare questo lavoro così desiderato. La domanda più ovvia ed inevitabile è: Marracash ha mantenuto le attese? La realtà dei fatti dice una cosa ben precisa: sì, le attese sono state rispettate. Non solo, il pubblico ha risposto con un entusiasmo davvero fuori dal comune: Forum di Assago sold out in meno di 24 ore, una seconda data di nuovo sold out in un giorno, e l’apertura di una terza, big numbers in arrivo pure lì; sul sito di lyrics Genius “Persona” è stato il disco più cliccato al mondo al momento dell’uscita; primo in classifica in singoli e album in Italia, e disco d’oro in una settimana. Tanta roba. Ma non solo i fan: anche i colleghi si sono lasciati ad andare ad attestati di stima notevoli, dai veterani ai più giovani, con per esempio Tedua che è arrivato ad affermare che l’uscita di questo disco ha semplicemente segnato l’asticella da superare. E pure la critica in generale è concorde nell’affermare che Marracash abbia chiuso un disco di assoluta qualità.
Insomma, questo suo nuovo lavoro ha ottenuto un ottimo riscontro, mettendo d’accordo tutti, cosa rara, ed indipendentemente dal successo commerciale che avrà (quasi sicuramente eccezionale) si ha in generale la sensazione che Marracash abbia davvero di nuovo settato i termini qualitativi entro cui deve stare un album per essere considerato valido. E si ha la percezione che, più in generale, il pubblico di appassionati (e forse anche alcuni artisti) stesse aspettando questo lavoro per capire fino a che punto la scena rap Italiana si può spingere, e quale sia il livello attuale di maturità a cui si può aspirare.
Alla luce di queste considerazioni si può capire il peso che l’uscita di Marracash porta con sé: si tratta veramente di un evento. Sorge spontanea una domanda: come è possibile tutto ciò? E soprattutto, in che modo Marracash si è ricavato questo ruolo così centrale? È una domanda difficile a cui rispondere, e che probabilmente non ha una risposta univoca, ma che si compone di tanti elementi. Per indagare delle possibili risposte tuttavia si può provare a sviscerare nelle sue singole parti “Persona”.
Il primo elemento da sottolineare è la tanto vetusta ma infondo sempre attuale idea di creare un lavoro che inizia e finisce con un fil rouge che lo collega, avendo così alle spalle l’idea di un disegno più ampio da seguire. Di norma, quando Marracash esce con qualcosa, lo fa con un disco vero, che non è solo una giustapposizione di brani casuali che stanno bene assieme – il modello playlist – ma è invece una composizione più ampia, che è stata studiata per funzionare nel suo insieme in modo organico. Anche questo album non fa eccezione.
Il disco si compone infatti di quindici tracce, nelle quali ogni canzone è una parte del corpo reale (es. fegato), o figurata (es. l’anima), e la composizione nel suo insieme va a formare la persona di Marracash o di Fabio Rizzo – il gioco tra personaggio e appunto persona è un altro elemento chiave di questo lavoro. L’idea di proiettare l’immagine dell’artista in una dimensione divina , si appoggia per l’appunto sul mito della creazione, un mito poi nei secoli è andato a cristallizzarsi in diverse figure letterarie e non, da Frankenstein al golem ebraico, ma che in fin dei conti riporta il tutto all’idea della creazione stessa dell’uomo. L’assemblaggio delle parti del corpo mette Marracash nella posizione di un Dio, che va a costruire una sua creatura ad immagine e somiglianza. Ma come in ognuna di queste storie, la creatura non è mai come il suo creatore, e anzi quello che ne esce è qualcosa di mostruoso, e “Persona” è in un certo senso questo: la rappresentazione più brutale e difettosa di colui al quale deve assomigliare.
In “Persona” per esempio si vede più Fabio Rizzo di Marracash; e mentre l’artista Marracash è ormai da anni dipinto come il King del Rap, l’artista culto, la penna migliore in Italia eccetera eccetera, Fabio Rizzo è invece debole, fallace, pieno di disturbi e con una vita problematica – e qui torna in mente una delle sue rime più famose “Sono popolare, sono bipolare”.
La dualità traspare nettamente dal disco, che per questo è lontano anni luce dalle atmosfere di “Status”, un disco monumentale, fortissimo, che era la celebrazione di Marracash come, appunto, King del Rap, come di qualcuno che bastava a se stesso e che poteva permettersi di fare ciò che voleva come voleva, tanto il suo status non si sarebbe modificato.”Persona” è invece l’opposto, è disperato in certi momenti, è caldo in altri, personale ed esplicito nel senso più intimo del termine.
“Persona” è in un certo senso la rappresentazione più brutale e difettosa di colui al quale deve assomigliare
È Fabio Rizzo che vuole raccontare la sua storia uccidendo il suo personaggio, e mostrando una volta per tutte come la vita super.eroistica della rap star in fondo sia molto più complessa di quello che uno si immagina. Un perfetto contraltare della narrazione da Golden Boy alla Gue Pequeno e alla Sfera Ebbasta. E anche per questo si spiegano scelte e decisioni inconsuete per Marracash, che decide di provare a cantare in alcuni pezzi, oppure di lasciarsi andare a brani volutamente più semplici o pop (vedi “G.O.A.T.” o “Greta Thunberg”).
In base a questo ragionamento, si può arrivare ad un secondo elemento tipico dei dischi di Marracash: la complessità. Ogni suo disco uscito può essere analizzato su livelli di lettura differenti, evidenziando elementi di maggiore leggerezza o pesantezza. Marracash non si limita a creare dischi monodimensionali, ma anzi prova sempre ad essere stratificato, complesso, di modo da poter lasciare spazio all’ascoltatore di vivere il proprio lavoro in maniera differente. Basta prendere il suo brano più famoso per rendersene conto: “Badaboom Cha Cha” è stato un singolo radiofonico eccezionale, era facile ed entrava in testa immediatamente, ma non per questo era un pezzo stupido. Se fosse stato sottoposto a due persone più o meno appasionate di rap, gli ascoltatori avrebbero trovato elementi profondamente diversi l’uno dall’altro nel medesimo brano. L’amante del rap avrebbe apprezzato la scrittura, i riferimenti, la produzione, eccetera, mentre l’ascoltatore radiofonico avrebbe potuto godere della facilità di ascolto, dell’immediatezza e di una serie di frasi ad effetto che rimangono in mente. Questa formula che nel macro ha funzionato bene per questo “Badaboom Cha Cha” è poi rimasta invariata negli anni, con Marracash che sempre cercato di affacciarsi sulla contemporaneità senza venirne necessariamente risucchiato.
E da qui si può ricavare un terzo elemento comune alla sua discografia: essere contemporanei senza essere di moda. La carriera di Marracash è infatti piena di canzoni o, più in generale, di scelte che hanno riflettuto in maniera brillante la realtà, senza però per questo voler essere a tutti i costi “di tendenza”. Anche negli anni artisticamente più bui per questo genere in Italia, dove sembrava che per essere rilevante fossero necessari a tutti i costi alcuni elementi (cantante italiana nel ritornello, produzione pop, riduzione al minimo sindacale del testo), Marracash ha sempre cercato di essere per tutti senza essere per forza nazionalpopolare (…non ha mai giocato a PES per esempio). E in un momento come questo in cui lo streaming (che pure ha mille difetti) ha senza dubbio concesso una maggiore libertà agli artisti – che in questo modo non sono vincolati strettamente alle regole classiche della discografia – è inevitabile che queste scelte, alla lunga, paghino.
Essere contemporanei senza essere di moda
Basta osservare il comparto sonoro di “Persona” per rendersi conto di tutto ciò. La produzione infatti è stata affidato in modo abbastanza sorprendente quasi del tutto a Marz, produttore che aveva già lavorato per Santeria con il pezzo “Nulla Accade”, e che soprattutto ha lavorato agli ultimi due dischi di Ernia, bravo, importante, ma non (ancora) una superstar. Non è la popstar delle produzioni Charlie Charles, o il sempre più universale Sick Luke, o il producer di tendenza The Supreme. Peraltro, Marracash aveva sempre lavorato collezionando beat da diversi produttori, e non aveva mai lavorato con uno solo: è una prima volta per lui. Si può anche pensare che questa scelta sia stata influenzata da un trend comune tra i suoi colleghi più giovani e non, che sempre più spesso decidono di lavorare con un solo producer per mantenere un’identità sonora precisa – vedi Tedua e Chris Nolan, Sfera e Charlie, Side Baby e Night Skinny; ma anche Mecna e Sick Luke per esempio.
In ogni caso la scelta ha pagato, il disco suona coeso e compatto, unito nelle sue diversità, e possiede un suono personale, che non vuole a tutti i costi andare incontro alle esigenze di mercato (vedi il recupero della strumentale di “Quelli che benpensano” di Frankie hi-nrg mc o il campione di “Sono un ragazzo di strada” dei Corvi), ma che non si chiude neanche in discorso auto referenziale, e quindi si apre anche a forme più canzoni – vedi “Greta Thunberg”– senza voler fare “il pezzo indie-rap” (definizione davvero brutta ma che uso giusto per comodità). A voler trovare il pelo nell’uovo, il pezzo con Sferaebbasta e The Supreme su produzione Charlie Charles puzza in effetti di “pezzo con la cantante italiana 2.0”, insomma un colossal acchiappa millennials per fare streaming. Nulla di drammatico sia chiaro, ma era davvero necessario?
Per concludere, “Persona” è l’ennesima prova di maturità da parte di Marracash, che si dimostra per ancora volta un artista vero, attento alla contemporaneità senza necessariamente andare in contro alle tendenze: complesso ma non per questo chiuso in un universo autoreferenziale, e sempre attento a non essere mai banale nelle proprie scelte. Insomma, per l’ennesima volta ha rimesso in ordine il rap italiano mostrando a tutti perché qualche anno fa si era autodichiarato il King del Rap e nessuno aveva avuto da ridire. Nella speranza di non dover aspettare altri quattro anni per un nuovo disco solista, “Persona” è ovunque. Anche qui sotto.
Foto di Alessandro Treves