La techno, a corto di soluzioni innovative, stagnante e a volte estremizzata in questi anni, trova la terra giusta per continuare a svilupparsi al cospetto di un giovane talento come il nostrano Dario Tronchin. Stiamo parlando di Chevel, una promessa italiana fuori dal comune con una buona e sana passione per le macchine analogiche. Meglio conosciuto per le sue firme su un’etichetta importante come Stroboscopic Artefacts, Chevel sa però andare oltre. Iniziando a lavorare sulla propria estetica musicale, da vita insieme a un gruppo di amici alla label Enklav, simbolo importante di etica analogica. Al di fuori della sua creatura, però, uscirà questo rozzo EP, fatto di grancasse sgranate e dallo stile un po’ primitivo: “A Loveable Inciter EP” è la sua nuova bellissima uscita su Vae Victis Records, una piattaforma attuale che porta avanti con approccio moderno gli ideali techno del passato come la leggendaria Tresor Rec e Underground Resistance.
Non solo dancefloor dentro queste ruvide mura di cemento armato, ma anche concetto e sperimentazione. Il disco è in perfetto equilibrio tra corporeo e mentale, instaurando con l’ascoltatore una comunicazione vera, che rifugge qualsiasi nicchia moderna di techno music. Così un po’ come gli viene, conscio e sovente, le sbavature affascinano più della perfezione formale. I brani non si appesantiscono di un beat deciso per necessità e cambiano registro quasi ad ogni traccia nel tentativo di raccontare questo concetto acustico. Pezzi ansiogeni, ipnotici e propulsivi che stendono con passione geometrie notevoli, portando il risultato finale a un paradossale senso di concretezza rigorosamente techno.
Qui, Chevel serve per prima “Now And Them” (un 4/4 a moderata velocità) con urti brutali quanto eleganti di charleston. Sperimentazione nelle tracce centrali, per poi lasciarci un gran finale concentrato sul ritmo e sullo stile più primordiale della musica da club con “Reteach”. Il tutto masterizzato con carta vetrata. Quindi ecco il rifiuto delle teorie moderne di come si fa la techno: il produttore rappresenta una specie di simbiosi, un tentativo di scoprire i parallelismi e le affinità tra l’uomo e la macchina, dimostrando di saper fare alla grande delle cose meccaniche, mentre alle macchine viene lasciato il compito di diffondere un calore quantomai umano.
Noi crediamo fortemente in questa ricerca e nel nostro Chevel.