Senz’altro uno degli artisti più interessanti del panorama elettronico italiano al momento. In occasione del suo ritorno sull’iberica Non Series con Air Is Freedom, in cui condensa e sperimenta il suo concetto di techno in un otto tracce plasmate secondo un’estetica che glorifica il sound analogico in tutte le sue sfumature, Dario Tronchin, in arte Chevel, ci introduce al suo concetto di musica, al suo approccio alla composizione ed alle sue influenze, e ci svela alcuni retroscena riguardo ad altri progetti in cui è coinvolto, quali Enklav e Monday Nights.
Hai iniziato a produrre nel 2009 ma è alla fine del 2012 che ti sei improvvisamente ritrovato sotto i riflettori della scena elettronica, cercato e supportato da darti artisti quali la crew di Hessle o Steffi e recensito e incensato da tutta la critica specialistica del settore. Oltre al duro lavoro in studio ritieni ci siano stati degli altri fattori che abbiano determinato questa tua esplosione?
Penso che quella che tu chiami “la mia esplosione” dipenda molto dalla grande energia che impiego ogni giorno per sperimentare e registrare nuova musica così come la fortuna di aver scoperto questa passione molto presto; ricordo di aver comprato il primo mixer analogico ad undici anni. Un altro fattore determinante è quello di aver incontrato ed incontrare tutt’ora persone fondamentali per la mia crescita.
Ascoltando il tuo materiale si evince facilmente l’importante influenza che ha avuto la musica techno nel tuo sviluppo professionale, dal minimalismo scientifico di Plastikman alla visionarietà di Warp Records, sono diverse le ispirazioni da cui ha attinto Chevel. Hai voglia di parlarcene più nel dettaglio?
La musica che mi ha influenzato è moltissima anche se credo che alla fine il momento di “ispirazione” o “creazione” della mie tracce sia l’esatto opposto, ovvero un momento di totale distacco da quello che sono, conosco oppure ho ascoltato. Rispondendo alla domanda nello specifico, però, posso dire di aver esplorato molto i primi pionieri della musica elettronica come Stockhausen, Varese, Cage, Riley, La Monte Young, Glass, Reich e il primo Battiato per citare i più famosi. Poi ho scoperto la techno di Detroit, Plastikman, Aphex Twin e tutta la Warp. Ho imparato anche dai The Analogue Cops e dai loro progetti paralleli.
Penso che queste influenze, soprattutto i profili più sperimentali, siano principalmente testimoniate dal lavoro che svolgi attraverso la tua piattaforma Enklav. Sia “Apply Within” che “Rediscovery” danno dei riferimenti molto chiari sul processo introspettivo e di ricerca che ha presieduto alla loro realizzazione. Ma ritengo che un ruolo molto importante sia stato svolto anche dalle influenze derivanti dai tuoi compagni nel progetto, da Von Tesla a Mudwise passando per EVN e Bona o sbaglio?
Non sbagli. Quando ci siamo conosciuti c’è stata subito un’intesa e ci siamo sicuramente influenzati a vicenda. Allo tempo stesso ognuno di noi ha un proprio sound, una propria visione ed una propria storia ed è proprio per questo che ritengo essere noi cinque gli artisti principali di Enklav. Siamo complementari ed indipendenti contemporaneamente. Per fare un esempio, da Mudwise ho imparato la filosofia DIY. Alcuni strumenti che uso escono dal suo laboratorio.
Nell’era della computer music, la scelta di privilegiare attrezzature hardware rispetto a digitali/virtuali è sicuramente la più coraggiosa e dispendiosa da intraprendere per ogni bedroom producer. Le motivazioni dietro ad essa possono essere molteplici; alcuni trovano fondamentale avere un rapporto diretto con lo strumento in fase di composizione, altri semplicemente considerano la timbrica di certi strumenti insostituibile. Qual è la tua posizione rispetto a tutto ciò?
I motivi per cui utilizzo hardware sono molteplici e principalmente è una scelta “sonora”, ovvero avere a disposizione una tavolozza di suoni pressoché limitata mi costringe a tirare fuori il meglio. Non sono comunque un purista. In studio utilizzo anche il computer e credo che per certi aspetti sia formidabile.
Analizzando da una certa distanza la qualità delle tue produzioni, non solo quelle sotto lo pseudonimo Chevel, si notano certamente gli sforzi, la meticolosità e l’importanza che dai al plasmare un sound unico. Il fatto che le tue metodologie di composizione comprendano l’uso massiccio di strumenti analogici e di registrazioni su nastro rendono sicuramente i tuoi connotati distinguibili anche nei brani più minimali. In che misura dai importanza a forma e suono rispetto ai contenuti nei confronti della formazione della tua identità dal punto di vista sonoro?
Forma e suono sono importanti tanto quanto il contenuto a mio parere. Ci tengo ad essere coerente a livello di mix e prodotto finale così come cerco di curare al meglio l’aspetto visuale delle mia musica. Sono un po’ un control freak riguardo questi aspetti.
Parte del background umano e musicale di Enklav è stato poi trasposto in Monday Night Records. In pochi sanno che dietro al progetto ci sia sempre tu ed effettivamente il prodotto che porti avanti su MNR si distanzia sensibilmente dal Chevel di Enklav. Permane l’astrattezza ma il suono e la stesura son orientati su ben altri orizzonti. Presumo quindi che MNR nasca per dare sfogo ad un altro profilo artistico di Dario Tronchin o è solo un esperimento andato bene e che stai portando avanti visto il successo finora conseguito?
Il progetto Monday Night è nato puramente per gioco e divertimento. E’ un piccolo party che organizzavo nel mio studio per creare una situazione cool tra me e i miei amici. Nello stesso periodo ho cominciato a registrare diverse tracce con sonorità più calde dalla mentalità Chevel, giuste per l’occasione del Monday Night party ed ho deciso di rilasciarle su di una white label. La distribuzione poi mi ha scritto dicendo che in una settimana la prima uscita era sold out ed allora ho deciso di continuare la serie.
Oltre a queste 2 piattaforme nel corso dell’ultimo anno hai iniziato a lavorare in maniera stabile con altre 2 etichette, la spagnola Non Series e l’italiana Vae Victis. L’EP “Hearing” su Non Series rappresenta un coerente continuum con il tuo background techno mentre con “A Loveable Inciter” su Vae Victis s’ha chiaramente l’impressione di uno shift stilistico verso idee retaggio della cultura britannica del momento. Conferma che personalmente arriva dall’incredibile supporto che han dato artisti quali Ben UFO e Pearson Sound all’EP nel loro radio show su Rinse FM. Ci dici la tua su queste 2 uscite?
L’EP “Hearing” su Non Series è semplicemente un disco funzionale al dancefloor. “A Loveable Inciter” su Vae Victis invece è un disco più vario e maturo a mio parere. E’ stato un disco molto importante in quanto ha sigillato una collaborazione con un’etichetta che seguivo dalla prima release e che ho sempre stimato, così come è stato un bel momento sentirlo suonato più volte sullo show Hessle Audio di Rinse FM.
E’ innegabile che a seguito della sfilza di ottime uscite che hai inanellato nel corso degli ultimi 12 mesi (Hearing su Non Series, Apply Within e Rediscovery su Enklav e A Loveable Inciter su Vae Victis) la strada dei bookings si sia messa sensibilmente in discesa per te. Tra le prime 4 date all’estero che hai fatto puoi già annoverare nomi quali Berghain a Berlino ed il Norberg festival in Svezia. A livello qualitativo e di profilo pensiamo fosse dura fare meglio per l’inizio. Ti aspettavi di ritrovarti catapultato nel circuito che conta sin da subito? Ci son artisti con 10 anni di carriera che al Berghain ci son entrati solo come clienti…
Non me l’aspettavo affatto. Mi ritengo molto fortunato per questo e non poteva esserci esordio migliore nella città di Berlino così come è stato indimenticabile il weekend al Norberg Festival. Devo molto anche alla Vae Victis Music agency se tutto questo è successo.
Soffermandosi sul tuo album in uscita il mese prossimo su Non Series, essendo il tuo primo LP in vinile, si nota certamente il legame tra sonorità, estetica comune alle tracce, ed il titolo Air Is Freedom. Vuoi spendere qualche parola riguardo alla scelta di quest’ultimo e ad in che modo esso trasmette l’idea che hai di esso nel suo complesso?
In realtà il titolo non è legato ad un concept ben preciso. E’ solo il titolo dell’ultima traccia dell’album, ed è un idea che mi è stata trasmessa da una persona molto importante per me.
Sappiamo che sei in contatto con diversi artisti locali. Che sta succedendo d’interessante in Italia al momento e chi trovi particolarmente interessante all’estero di questi tempi?
Ci sono diversi artisti italiani che stimo e da cui sto imparando molto. Il primo a venirmi in mente è Marco Shuttle con la sua Eerie Records. Apprezzo il suo ecletticismo pur mantenendo una sua identità di suono. Sono anche un grandissimo fan di Madteo. Infine penso a tutta la crew di Muscle Records, di cui faccio parte. E’ una crew di ragazzi genuini e seppure la musica che stampiamo non sia la più futuristica in circolazione c’è sempre grande entusiasmo e divertimento ad ogni sessione.
[A cura di Emanuele Porcinai e Giulio Montanaro]
ENGLISH VERSION
Certainly one of the most interesting artists from the italian electronic scene at the moment. On the occasion of his return on the spanish label Non Series with Air is Freedom, in which he condenses and experiments his concept of techno in an eight-track record, whose aesthetic glorifies the analog sound in all its nuances, Dario Tronchin, also known as Chevel, introduces us to his concept of music, to his approach to composition and to his influences, as well as revealing some background about other projects that he is also involved in, such as Enklav and Monday Nights.
You started to produce in 2009, but it was at the end of 2012 that you suddenly found yourself in the spotlight of the electronic scene, wanted and supported by artists such as the Hessle crew or Steffi, and reviewed and glorified by all the critics in the industry. Other than all the hard work in the studio, do you believe there were other factors that started your explosion?
I think what you call “explosion” really depends on the great amount of energy that I spend every day experimenting and recording new music as well as being fortunate enough to discover my passion very early; I remember buying the first analog mixer when I was just eleven. Another crucial factor was, and it still is now, meeting key people for my musical growth.
Listening to your work, it’s easily noticeable the important influence that techno music had in respect of your professional development. From the scientific minimalism of Plastikman to the lunacy of Warp Records, the sources from which Chevel took inspiration are quite different. Would you like to talk about it more in detail?
The amount of music that influenced me is a very large, however I believe that eventually the moment of true “inspiration” or “creation” of my tracks is an exact opposite, a moment of total detachment from what I am, what I know or what I’ve listened to. Concerning this specific question, I can say that I have explored a lot of the work of early electronic music pioneers such as Stockhausen, Varese, Cage, Riley, La Monte Young, Glass, Reich and the early Battiato, just to name the most famous ones. Later on I discovered Detroit Techno, Plastikman, Aphex Twin and Warp. I also learnt a lot from The Analogue Cops and their side projects.
I believe that such influences, especially the more experimental ones, are primarily recognizable when considering your work related to your label Enklav. Both “Apply Within” and “Rediscovery” reference clearly the research and introspective process that precedes their realization. But I think that a very important role was also played by influences arising from your peers within the project, from Von Tesla and Mudwise to EVN and Bona, am I wrong?
No you’re not. When we first met there was an immediate agreement between us and we have definitely been influencing each other. At the same time, each of us has his own sound, his own vision and his own history and it’s because of this that I consider the five of us to be the leading artists of Enklav. We are complementary and independent at the same time. For example, I learnt about the DIY philosophy from Mudwise, some of the instruments that I currently use come from his workshop.
In the computer music era, the decision of embracing hardware gear rather than digital/virtual is certainly the braver and more expensive one to be taken for every bedroom producer. The reasons behind this can be many; some consider it crucial to have a direct relationship with the instrument while composing, others simply consider the timbre of certain instruments irreplaceable. What is your position in respect to this?
The reasons why I use hardware gear is mostly a “sonic” choice, to have a quite limited palette of sounds forces me to bring out the best. However I am not a purist. In the studio I use my computer too, and I think that for some aspects this is formidable.
Analyzing the quality of your productions, not only those under the Chevel pseudonym, it is certainly noticeable the amount of meticulous effort, and the importance that you give to shaping a unique sound. The fact that your compositional methods involve the large use of analogue instruments and recordings on tape surely make your characteristics distinguishable even in the most minimalistic tracks. To what extent do you give importance to form and sound with respect to the content in regards to shaping your sonic identity?
Form and sound are as important as the content in my opinion. I really care about being consistent, regarding the mix and the final product, and in the same I try to take care of the visual aspect of my music at my best. I’m a little bit of a control freak about such aspects.
Part of the human and musical background of Enklav was then transposed into Monday Night Records. Few people know that behind this project there is still you, and to be fair what you are carrying on with MNR diverges significantly from the ‘Enklav’ Chevel. The abstractness remains, but sound and structure are oriented on very different visions. I therefore assume that MNR was born to give a vent to a different artistic profile of Dario Tronchin, or is this just an experiment that went well and that you’re carrying forward, given the success achieved so far?
The Monday Night project was born purely for fun and entertainment. It’s a small party that I used to organize in my studio to create a cool situation between me and my friends. At that same time I started to record several tracks with sounds that were warmer than the ‘Chevel’ ones, but that were right for the Monday Night parties, and I decided to release them on a white label. The distribution then emailed me saying that in a week the first release was sold out, so I decided to carry on with the series.
In addition to these two labels, over the last year you started working continuously with two other labels, the spanish Non Series and the Italian Vae Victis. The EP “Hearing” on Non Series follows on consistently with your techno background, while “A Loveable Inciter” on Vae Victis gives the clear impression of a stylistic shift towards ideas that are heirs of the current British culture. This is also confirmed by the incredible support coming from artists such as Ben UFO and Pearson Sound to your EP in their radio show on Rinse FM. Can you tell us about these 2 releases?
The EP “Hearing” on Non Series is simply a dancefloor-oriented record. “A Loveable Inciter” on Vae Victis instead is a much various and mature record in my opinion. It was a very important record as it formalized a collaboration with a label that I had been following from the first release and that I have always respected, as well as it was nice to hear it being played several times on the Hessle Audio show on Rinse FM.
It’s unquestionable that after the range of excellent releases that you’ve racked up over the past 12 months (Hearing on Non Series, Apply Within and Rediscovery on Enklav and A Loveable Inciter on Vae Victis) everything has been running very smoothly concerning your bookings. Between the first 4 dates you’ve done abroad, you can already count names such as Berghain in Berlin and Norberg Festival in Sweden. In terms of quality and high-profile we believe it would have been really hard to do any better. Did you expect to find yourself launched into the big circuit right from the start? There are artists that after 10 year careers managed to get into Berghain only as customers…
I did not expect it at all. I feel very lucky for this and there could have not been a better debut in the city of Berlin, as well as it was an unforgettable weekend at the Norberg Festival. I also owe a lot to Vae Victis Music Agency for making all this happen.
Focusing on your album coming out at the start of November on Non Series, being your first vinyl LP, it is certainly noticeable the link between sound, common aesthetic between the tracks, and the title ‘Air Is Freedom’. Would you like to say a few words about this title choice and on how it conveys the idea that you have of the work as a whole?
To be honest the title is not tied to any specific concept. It is just the title of the last track of the album, and it is an idea that I was given by a very important person for me.
We know that you are in contact with several local artists. What interesting stuff is going on in Italy at the moment, and who do you find particularly interesting from abroad these days?
There are several Italian artists that I respect and from who I am learning a lot. The first that comes to my mind is Marco Shuttle with Eerie Records. I appreciate the eclecticism that he has, while still maintaining his sonic identity. I am also a huge fan of Madteo. Lastly, I think of the whole Muscle Records crew, to which I belong. This is a crew of genuine guys, and even though the music that we put out is not the most futuristic out there, there is always a great enthusiasm and we have great fun during every session.
[Edited by Emanuele Porcinai and Giulio Montanaro][/tab]
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