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[tab title=”Italiano”]Crescere musicalmente negli anni 2000 è significato assorbire l’ondata punk/funk statunitense, la quale ha determinato, nel bene e nel male, lo stile di quegli anni. Nei ’00 infatti, è stata New York a dettare suoni e stilemi (parallelamente a Parigi e a Berlino in Europa) musicali, tanto che tutti ci ricordiamo ancora quella “Losing My Edge” degli LCD Soundsystem, proprio come se fosse ieri… Una band che ha rappresentato la scena, facendo della metropoli americana una vera e propria bandiera, è stata sicuramente quella dei !!!, o Chk Chk Chk che dir si voglia. Un magma punk e funk che sciabordava dalle cuffie dell’allora primo modello dell’iPod e che ci proiettava alla fine degli anni ’70 e alla scena no-wave. Le cose sono cambiate durante gli ultimi quindici anni, la band si è trasformata, evolvendosi in un raffinatissimo collage che mischia la house al funk, l’hip hop al rave e codificandosi in un suono più che mai contemporaneo, il tutto gestito da un impeccabile humour che da sempre contraddistingue la band. Abbiamo incontrato Nic Offer, nelle comode poltrone degli uffici della Warp, proprio nel giorno del quattordicesimo anniversario dell’11 settembre, data quanto mai significativa per uno statunitense.
Ho ricevuto il vostro disco ieri pomeriggio e da quel poco che sono riuscito ad ascoltare, mi pare suoni parecchio anni ’90, con influenze rave e house nella produzione. Suona diverso dal precedente, come mai questa scelta?
Be’ penso che sia importante che un disco suoni diverso dal suo predecessore, dobbiamo, in qualità di artisti, evolverci e dobbiamo spingere oltre la nostra musica, ogni volta di un tassello. Per quanto riguarda la tua percezione degli anni ’90 nella nostra musica, ti do ragione, ma è vero che le sonorità tipiche di quella decade stanno andando per la maggiore in questi anni, no? Intendo quel suono lì, con quella produzione lì… Vuoi il motivo? Da noi, tutti hanno sempre voluto un album punk, che suonassimo punk, ma dopo diciotto anni di attività, non ci interessa più il punk in sé e per sé, quindi abbiamo optato per questo suono che ha in sé una matrice punk, un’attitudine punk direi, ha cioè qualcosa di sporco, ma suona completamente diverso dalle nostre produzioni precedenti.
Ho letto che avete prodotto il disco da voi, come è stata l’esperienza? È la prima volta se non sbaglio che vi cimentate nella produzione…
Per essere precisi, parte dell’album è stato prodotto da noi. Non trovavamo un produttore adatto al disco, e così abbiamo deciso di produrcelo da noi! In effetti è un atto profondamente anni ’90 e punk allo stesso tempo, se ci pensi [ridiamo]. Ci chiedevamo: “Cosa dobbiamo farne di questa traccia? É finita così? Perché dobbiamo chiedere ad un produttore di farlo per noi, quando possiamo farcelo da noi?” è un po’ come il Mago di Oz, cerchi una risposta altrove, ma alla fine è dentro di te per tutto il tempo…
La lunghezza delle vostre tracce è diminuita nel corso degli anni, si è passati dai dodici/dieci minuti dei primi album, ai tre/quattro di questo nuovo disco. In un certo qual modo, anche questo è punk, no?
Assolutamente. Il motivo credo sia perché all’inizio ascoltavamo cose più lunghe, come i Can, il kraut rock o i dodici pollici disco, ora siamo i primi ad ascoltare brani più brevi, come l’hip hop o il pop. Un modo per considerare questo nuovo disco è pensarlo come facce, aspetti diversi del nostro mondo musicale. Sono schegge degli !!! condensate in un disco.
Come scrivete dunque i vostri brani? Cambiando la lunghezza delle tracce è cambiato anche il processo creativo?
Mmmh, cerchiamo di mantenere ogni tipo di approccio possibile, dal jammare in studio e successivamente tagliare e cucire la nostra musica, al perseguire un’idea di un membro del gruppo per creare un brano adatto al nostro suono. Prima usavamo campionatori con cui registravamo i nostri brani, ora con i programmi del computer riusciamo a suonare e successivamente a cambiare a nostro piacimento il suono e la struttura delle canzoni… un po’ come fare remix di noi stessi al momento della produzione.
Quando il vostro primo album è uscito nel 2000, sembrava che New York fosse IL posto dove essere, quello con le etichette più giuste, con i quartieri più all’avanguardia, le band migliori eccetera. Sembra che questo trend sia ora sparito, che la città abbia perso la palma di più ambita del globo. Che ne pensi?
É interessante perché credo che la gente voglia una risposta a questa domanda, e credo che mi verrà chiesta altre volte da tuoi colleghi, sei il primo ad ora ad avermela formulata, per cui ti rispondo con piacere. Quando ci trasferimmo a New York dalla California, sembrava che non ci fosse nulla di interessante da fare lì, ma per noi era comunque molto eccitante. Erano gli anni ’90 e sembrava che niente capitasse lì, che tutto succedesse al di fuori di New York. Niente di più falso, voglio dire, è pur sempre New York, ed in fatti da lì a breve sono esplosi nomi come Strokes, Liars, LCD, la scena DFA. Insomma, credo che ora sia un po’ come allora, è come se ci si stia preparando per l’avvento di qualcosa di enorme, qualche band che cambierà le carte in gioco. New York sta benissimo, quando esco i locali sono pieni, la gente suona ovunque, ci sono tonnellate di band indipendenti. Sono sicuro che alcune di queste diventeranno mainstream nel giro di poco tempo…
Parlando di New York non posso non chiederti, viso l’imminente anniversario, quanto l’11 settembre abbia cambiato, se l’ha cambiato, l’approccio alla musica nella tua città…
Non credo sai? É complessa la situazione: a livello musicale non credo che la scena sia cambiata, le cose si sarebbero evolute comunque in questa direzione. Può darsi che la situazione sia cambiata nelle singole persone, gente che usciva meno e si è ritrovata per contro ad uscire di più e a cercare di vivere di più, a tal proposito ho visto un documentario a riguardo in cui gli intervistati dicevano di aver incominciato a vivere dopo l’Undici Settembre. Però non credo che riguardi noi, non so… avevamo vent’anni, saremmo usciti comunque e ci saremmo divertiti lo stesso. Detto questo posso parlare solo per me stesso, sia chiaro…. è più una cosa da giornalisti il cercare di trovare una cornice storico/culturale ai fatti politici…
Quindi a livello stilistico le cose non sono cambiate…
No, non credo. Almeno ti darei ragione se qualcuno avesse deliberatamente prodotto dell’arte in qualche modo legata a quei fatti, ma non mi pare che sia capita… Nessuno ha deliberatamente catturato i fatti del 9/11 entro dei parametri artistici… forse perché è troppo presto… forse funzionerà come per la Seconda Guerra Mondiale, dove le produzioni artistiche a riguardo sono state prodotte dalle generazioni future perché è diventato un fatto storico da guardare e da analizzare a posteriori… per quel che mi riguarda, a livello politico, ha chiaramente influenzato certi miei giudizi, ma a livello artistico non credo.
In quanto artista, quanto l’opinione della critica influenza il tuo lavoro, qualora lo influenzi?
Mh, sicuramente l’opinione del pubblico e della critica influenza l’opera di un artista, anche solo a livello personale, caratteriale se vuoi… leggevo questa mattina su un tabloid inglese un titolo raccapricciante “Ce la farà San Smith ancora una volta?”… voglio dire, aiuto! Se il titolo fosse “Riusciranno i !!! a spaccare ancora?” sarei terrorizzato! Che mondo crudele, odierei il mondo per questa pressione! Questo è un esempio eccessivo probabilmente, ma io voglio che il mio disco venga recensito positivamente nelle riviste di musica. Io sono cresciuto leggendo riviste di musica, mi piace la critica rock, voglio l’accettazione da parte dei critici musicali. È gente che comprendo, perché anche io posso parlare di musica per tutto il giorno, e voglio dunque il loro parere. Penso a Pitchfork, per quel che mi riguarda ha creato e sta creando un’estetica nettamente migliore da quella creata, per dire, dal Rolling Stone di quando ero giovane io…
Spiegati meglio per favore…
Perché Rolling Stone era più interessato nel rock istituzionale, mentre Pitchfork ha un’idea più indipendente di rock e apprezzo il fatto che loro provino a parlare di ogni aspetto della musica rock, anche delle band indipendenti… oh, non è che sono sempre d’accordo con loro, ma apprezzo il loro standard qualitativo.
Ma non credi che ora si parli troppo di musica? Non per fare l’anziano, ma una volta il dictat era “meno chiacchiere e più qualità”, ora mi pare ci sia troppa dispersione di contenuti…
Non sono d’accordo con te. Anzi, no: la penso come te da un punto di vista e non sono d’accordo con te da un altro punto di vista. È vero che ci sono troppe opinioni, e che tutti ora hanno una piattaforma su cui caricare le loro idee, senza averne l’autorità. Ma allo stesso tempo credo che ci siano ottimi scrittori in giro, questa è una buona generazione di scrittori e critici musicali.
Cambiamo argomento: voi siete di Sacramento, quanto di California c’è nella vostra musica?
É dura da dire… gran parte del disco è stato registrato e prodotto in California, a Los Angeles è vero, però viviamo a New York ormai da vent’anni. Mmm non so, New York ci ha insegnato parecchio in termini di disco music, club culture. Ma allo stesso tempo, penso che la nostra storia non possa essere raccontata senza prescindere dal nostro background californiano… Ai tempi di Sacramento, noi decidevamo quello che era figo, eravamo noi i fighi di Sacramento che definivano uno stile, e questo ci ha consentito di creare un nostro suono e stile personale. Al contrario, a New York, credo che sarei stato intimidito dalla scena, dai nomi che mi sarei trovato ad aver a che fare, se capisci che intendo. Trasferirmi lì a ventisette anni è stata la scelta giusta, perché seguivo la mia strada senza stare a guardare gli altri. Probabilmente prima saremmo stati troppo giovani…
Nella disco music, nella club music, i testi dei brani non sono così importanti. Non è il tuo caso, visto che le parole dei brani dei !!! hanno sempre senso e raccontano storie… cosa ti ispira?
In questo caso devo andare indietro di qualche domanda per dirti che il motivo per cui i nostri testi sono buoni, è proprio perché abbiamo ricevuto parecchie critiche nel corso degli anni. Ci siamo allora impegnati a migliorarci il più possibile. É una parte del mio lavoro che adoro parecchio, le parole hanno un modo di infilarsi tra la musica che mi ha sempre affascinato… pensa ai testi dei Beatles o di Prince, semplici storie ma raccontate alla perfezione, fortemente evocative.
La vostra musica si è sempre contraddistinta per essere un collage di suoni ed influenze differenti. So che suona molto pomposa come domanda, ma credi che l’Occidente abbia raggiunto il suo climax in termini di scrittura e produzione artistica?
No, no, assolutamente no, sbagli. Questa cosa della fine dell’Occidente è vecchia almeno quanto l’Occidente stesso. Da sempre diciamo che siamo finiti salvo poi venire puntualmente smentiti quando qualcosa di nuovo esce fuori (nel mondo musicale). La tentazione è sempre fresca nel dire che siamo arrivati alla fine, ma no, non sono d’accordo. Quel che credo io è che negli anni 2000 si sia vissuto un decennio in cui abbiamo analizzato il XX secolo: in quegli anni, con un semplice download, potevamo accedere a tutta la produzione artistica di un intero secolo, questo ha avuto un impatto massiccio ad esempio a New York, e penso a band come The Strokes, The White Stripes, Yeah Yeah Yeah, LCD… il punto di svolta è stato quando potevamo donwlodare dischi ad esempio degli anni ’70. Abbiamo rivisitato un secolo in dieci anni, per cui il suono che andava per la maggiore era “retro”… se capisci che intendo. Ora siamo andati oltre, le cose sono cambiate, penso all’hip hop di adesso, suona completamente diverso da ogni cosa prodotta fino ad ora, ora i bassi piovono dall’alto, sono storti, grassi, negli anni 2000 il ritornello era massiccio, potente, ora suona minimale, nudo, con un tizio che canta su di una base fatta di bassi e senza coro. Siamo andati oltre, la stessa cosa sta capitando nella musica elettronica, penso a nomi come Drake o The Weeknd.
Finita l’intervista siamo rimasti a chiacchierare ancora, e Nic si è dimostrato musicalmente coltissimo, e umanamente simpaticissimo. Ci siamo chiesti quando arriveranno i nuovi Nirvana, se mai arriveranno: “La percezione è che ora negli Stati Uniti la gente stia aspettando l’avvento dei nuovi Nirvana”,
“ma non credi che perché nascano dei nuovi Nirvana, ci sia bisogno di un milieu come quello della Seattle della fine degli anni ’80? Intendo politico e musicale”,
“mh, be’, sicuramente i Nirvana non sarebbero mai esistiti senza i Jean’s Addiction e senza Clinton”
“mi sembra che il tuo paese sia meno arrabbiato ora di allora, sbaglio?”,
“dipende a chi lo chiedi, c’è parecchia gente incazzata negli Stati Uniti ora, pensa a quello che sta succedendo con la polizia”,
“dici che potrebbe darsi che una nuova band esca dall’underground e diventi i nuovi Nirvana, allora?”,
“Si, è vero però che nella storia della musica ci sono sempre stati nomi che ricordano qualcuno prima di loro, ma che in verità, se analizzati, suonano diversissimi. Non so, pensa a quando dicevano che Prince era il nuovo James Brown… magari all’apparenza, ma suonano così diversi, no? Prince è Prince, Brown è Brown”,
“quindi i nuovi Nirvana suoneranno diversi dai vecchi Nirvana?”,
“Speriamo, a nessuno piacciono i sosia”.[/tab]
[tab title=”English”]Musically speaking, growing up in the early 2000, it meant absorbing the punk/funk music wave from New York, which was predominantly the style of those years. During the last decade of the XX century, in fact, New York was defining the sound and the standards – together with Paris and Berlin in Europe – so much, that we all remember who was “Losing My Edge” when it was the time to stand other people’s behaviours… One of the most influential and talented band of this cultural wave, has always been !!! – or Chk Chk Chk if you prefer – perhaps because of their punk funk magmatic sound or perhaps because their super cool attitude, but for sure because of the hours we spent listening to their records on the speakers of our first iPods… Things have changed in the last fifteen years, and the band have evolved in a sophisticated pastiche of funk, rave, hip house and disco, defying, if possible, a very personal and contemporary sound. We met Nic, the singer and leader of the band, at the Warp offices in London, for a brief chat about his music, his city and our world.
I got your record only yesterday afternoon, therefore my impressions are very fresh, but what I can see is that the album is plenty of ’90s influences, like rave and house tricks. This sounds very far from other records, is there a particular reason?
Well, I believe it is important for a musician to release records that sound different from each others, because they need to be different, as artists we have to push our music further down every time. You know, it is always a danger if it sounds to similar… In particular for this one record, the 90s influences you are listening to came from the fact that we have been listening mostly contemporary music, which sounds pretty ’90s in these days. Also, I want to say that everybody has always expected from us punk music, but punk is something we are no longer interested in. This ’90s sounds has this punk attitude in itself, so we kept this attitude but we changed the sound.
I know that you guys produced the record, how was it?
It was good, although out of necessity because we couldn’t find any other producers so we ended up by producing the record on our own. Very “do it yourself”, very 90’s attitude, if you think about it. It worked well overall, we were happy our way. We were wondering: “What should we do with this track?” or “This is finish, this is good like this”. I think there is a certain amount of Wizard of Oz syndrome in this: like, you’re searching an answer but it is inside yourself all the time…
The length of your tracks has been reducing during the years: at the beginning of your career the songs were twelve minutes long, in this new record the songs are three, four minutes long. Is this related to the punk attitude we were talking about before?
It has just naturally happened. We just like this way now I guess. In the beginning, we were listening to much more songs that were ten or twelve minutes, like Can, Kraut Rock or the 12” disco records, that was normal to us… I don’t know, I just kinda like the idea of everything being simple now. I think the first short song we ever wrote was “Myth Takes” and we liked it because It was just a glimpse of a song. A very much view to this record is to see it as glimpse of different things.
How does your creativity process work? Do you guys jam or do you have specific ideas?
We try to have many different ideas and approaches, that sure, but there is the basic, which is band jamming and then cut and paste. We used to jam with tapes and then record them with boom box but now with the computers there are many parts that go straight to the song, part that could have never been recreated before the computers, obviously. We do that a lot yes. But there is also a lot of back and forth between me and Rafael, kinda like, he comes to the house and we share each others idea and showing each other computers, changing things around.
When your first record came out it was the 2000, and at the time it seemed that New York was the coolest place on heart: cool labels, cool neighbourhoods, cool bands and stuff. It seems now this trend to be over, like the city being in a hangover… do you agree with this vision?
It is interesting because I believe this is the questions many of your colleagues are going to ask me a lot. I haven’t being asked yet though. When we first moved to New York there was said that nothing was happening there at the time, but for us was anyway really exciting. It is now back to the point we were in the ’90, like things are outside New York. It is the city I felt in loved with, It is hard for me to intersect wether something is happening in New York or I am just getting older. When I go out it seems to me that things are happening, I mean, maybe the difference are just in bands… it seems to me that there are still good records and the clubs, trust me, they are not empty… I mean it is New York, there are tons of smart people going out. But you know, it is true that, rock and roll is dead,
It’s changed…
It’s changed? mmm I don’t know. When I say the rock is dead I am not saying the music is dead… certainly dance and hip hop are not dead and are very well, but rock and roll is not well for sure, let’s see if new bands will emerge from the underground scene…
Friday it is going to be the 14th anniversary of 9/11: do you think that the events of that day changed the course of the music?
I don’t think so. I think that what was going to happen in New York was already going to happen and I think that 9/11 is just an interesting way to frame it. It makes sense but I mean… I was watching this thing about 9/11 about all this people that were like “oh, my life is different now, after what happened”, well I think that, no way, we were all in our twenties, in New York, things were fun anyway for us. But that is just me. I can’t speak for anyone else. I think it is more something for journalist that need to frame moments…
So things haven’t changed in terms of art…
I would say no. It could be true if someone, in an artistic way, would have capture the fact, but It hasn’t happened yet. Maybe it is too early, or maybe it is like the II World War when artistic productions of arts about that topic have become to rise after the fact itself. I don’t thing we are already artistically feeling the fact it self. Yes, politically, yes socially, but not artistically…
How does the critical response influences your art?
I think it does, I wish it didn’t, but I think it does. You know there was this magazine outside [the room] saying “Can Sam Smith do it again?” and I was like “Jesus Christ, I am glad it is not us, like ‘can !!! do it again’ or stuff”, I would hate the world for this pressure. I feel like we’ve never really had the critical response that we wanted… I do want the record to be reviewed, I was reading rock journalism since I was a kid and I like rock critics when i meet them, and I want their acceptance… and these are people I can understand, I mean, I can talk about records for hours, all day, I would like to, and I think that the way things are now, like the aesthetic that Pitchfork has came out with is great, better then what I grow up with, with Rolling Stone for instance…
Can you be more specific?
Well because I think Rolling Stone has always being more interested in corporate rock. I don’t agree with them all the time, but I think Pitchfork has a little bit more passion for underground and independent. I like their standard.
I don’t want to sound like a grandpa, but don’t you think now there too many people writing about music? Before the quality was higher…
Mh, I agree with you and I disagree with you, in the sense that there are many opinions available online, as we have the platform to put out there, but I think there are many great writers nowadays.
Ok, let’s change the topic: you’re from California, but you have been living in NY for years now. How much of “California” is there in your music?
It is hard to say, a lot of this record was finished in California, as we finished in Los Angeles… but It is hard to say, I repeat. In the last interview an Italian radio was asking us how much New York as influenced us, and it did in terms of disco music and club culture… but at the same time I feel like our story can not be told at all without the idea of coming from Sacramento. Because when we came from a small town there were no idea about what was cool, we decided what was cool, we made what was cool, we trying to impress, to make out thing, it was great to develop our sound and identity. And I feel that in New York as a young man I would have been intimidating, but when I had confidence and when I was able to move there and you see that NY is made of people who are just making their own things and I was mature enough not to follow them in doing what they were doing.
Usually in disco and club music, lyrics are not so important, but this is not your case, as your lyrics have meanings, they actually tell stories. What does inspire you?
Here I must go back to the earlier question because I think that the reason why the lyrics are good is because we had so much criticism at the beginning… so I wanted to make them better. And I really enjoy that part, the lyrics have a way to color the instruments, I like the way lyrics fit in the music… think about the lyrics of the Beatles or Prince, they are amazing.. they make the songs unique and different, they take you into a different place.
Your music has always been like a collage of several sounds and mixes. I know it sounds very pompous, but do you think that western society has reached its climax and now we are basically done?
No, No, you’re wrong. This fact that the West has reached its end is as old as the West itself. We always have the temptation to say that we are over, but it is wrong. I think it made sense in the 2000 for us to almost review the XX century, as suddenly everyone had had access to all the greatest form of art at the finger prints. Especially in the New York city rock explosion (The Strokes, Yeah Yeah Yeah, The White Stripes, LCD: the cutting edge was that you were downloading a record from the 70’s and reviewed them with a personal touch, so in a way the style of those years were “retro”… everything was mixed together in a way. But now we are moving on, now what is starting to emerge from that, and what it new, is this new hip hop, and trap music, which is rhythmically insane, these things don’t sound like the stuff from the ’90s and the same think for electronic… I think that in the 2000 the songs were like line, chorus, line, but now everything is changing, think about Drake, where the chorus in the songs are almost naked.
At the end of the interview, we spent few minutes chatting with Nic about the music industry and the current society. Nic is a very educated person as long as a very polite chap. We were discussing about the next big American band, like a new Nirvana, if we will ever see a new band as powerful as the famous band from Seattle: “the feeling now in US is that people are waiting for the new Nirvana to come…”
“But don’t you think that for that to happen we need a similar milieu, like the one in Seattle at the end of the ’80s ?”
“mmm, well, it is true that Nirvana could not have existed without Jane’s Addiction and the Clinton era…”
“I believe your country is now less angry than before…”
“mmm, not true, it depends who are you asking this question to… there are many people in US that are very angry with the police at the moment…”
“so do you think a “new” Nirvana could rise form the underground scene?”
“Yes I do. But it is also true that the history of music is plenty of band we believed they sounded similar to someone alse, but then we realised they were absolutely different. Think about Prince and Janes Brown, people used to say that Prince was the new James Brown, but not at all: Prince is Prince and James Brown is James Brown… you know what I mean?
“So do you think the new Nirvana will sound different from the original band?”
“I honestly hope so, no one likes imitations…”[/tab]
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