È stato tutto molto complicato. Con gli ottimi team (loro e loro) che organizzano la serata di cui vi stiamo per parlare ma anche con chi fa da agente di Lil Louis in Italia ci sono state varie telefonate, discussioni, convergenze, scenari, idee belle in queste settimane: il passaggio dalle nostre parti dello specialissimo “The 49 Tour Intimates”, dove l’artista americano sceglie intenzionalmente venue più raccolte e intime, poteva essere l’occasione per “espandere” il suo arrivo con una serie di incontri pubblici, di interviste, o di session private con i fan, o confronti con realtà varie. In questo momento c’è però solo un punto fisso, anche se è il più importante: domani 1 marzo, al Q Club di Milano (qui le prevendite: affrettatevi), Lil Louis verrà a regalare l’ennesimo set meraviglioso ed infuocatissimo. Gli altri progetti collaterali legati all’evento a cui si era pensato e su cui si era lavorato, a partire da quello di un talk pubblico con l’artista, accantonati.
…ma in fondo: pazienza. Lil Louis è un personaggio enorme, gigantesco, vero e proprio pioniere della musica house; ma, al di là di questi meriti storici e delle hit epocali (qualcuno ha detto “French Kiss”?) che può aver sfornato, è soprattutto ancora oggi un artista che mette una passione ed una determinazione feroce in quello che fa, rivestendo di adrenalina la sua classe e la sua conoscenza enciclopedica delle traiettorie musicali house (e, per estensione, di quelle black ad ampio raggio). Non un carattere semplice magari, non uno facilissimo con cui avere a che fare; di sicuro però uno sempre generosissimo e strepitoso col proprio pubblico sui dancefloor. Vederlo suonare – e poter ballare ciò che lui suona – è ancora oggi una delle esperienze più interessanti e travolgenti si possano avere in un club.
Quando poi, come nel caso della data milanese, il club prescelto si presta nel migliore dei modi, è una sorta di chiusura del cerchio: per mille motivi infatti, e senza nulla togliere agli altri luoghi in città e per tutta la nazione, il Q Club è uno dei posti in Italia dove più e meglio si può capire l’etica e l’estetica della visione musicale e diremmo umana sia di Lil Louis che della house music in sé. Un posto raccolto (ma non troppo piccolo), storicamente sensuale e bello intenso (ma mai sordido e volgare); un posto non fighetto ma molto diretto, ed un posto molto diretto ma al tempo stesso arty, ironico/sarcastico e creativo, lì dove serve e quando serve. Ce lo vediamo davvero bene, Lil Louis là domani a Milano. Accidenti se ce lo vediamo bene.
Quindi ecco: pazienza se le idee di talk, incontri, proiezioni di spezzoni di filmato in anteprima (Lil Louis sta preparando un monumentale documentario sulla storia della musica house) alla fine non si avvereranno. Averlo dalle nostre parti è comunque un evento; ed averlo in un club dalla dimensione più intima e non gigantesca-commerciale-festivaliera, e un club comunque dall’anima “felicemente sordida” come la migliore cultura house sa essere nel suo DNA, è un patrimonio collettivo di valore notevole. In più, ad arricchire il cartellone della serata ci sarà anche Andrea Fiorito, ormai un veteranissimo del clubbing nostrano con collaborazioni di gran peso tra techno e la house più di classe e sofisticata, così come gli emergenti Pentola e Wasa. In più nell’altra sala Daraio, il “nostro” Marco DS (per anni collaboratore di Soundwall) e il leggendario padrone di casa del Q Carlo Mognaschi. Bel lavoro. Bellissimo clubbing. Quello che ti fa dimenticare dell’esistenza (e dell’importanza) di Instagram o TikTok e ehi, lo diciamo senza voler essere per forza nostalgici: si tratta di un principio universale. Perché la classe, l’intensità e la qualità non hanno età e non hanno eguali, quando sono reali e “vissute”. Alla faccia dei social, e della loro comoda, piacevole, asettica virtualità.