E arriva di nuovo quel momento dell’anno. Quello in cui l’autunno torna primavera, e lo fa alla grande. Sì: perché ormai è dall’anno scorso che Spring Attitude si è spostato da maggio ad ottobre, andando contro alla sua ragione sociale/temporale originale, ma mantenendo per fortuna tutto lo spirito e, sì, l’attitudine. L’attitudine di un festival che non assomiglia a nessun altro, in Italia. Per certi versi, stando sempre sul campo dei riferimenti stagionali, prende qualcosa dal Primavera Sound: la capacità di combinare indie, rap ed elettronica in maniera mentalmente libera, senza preconcetti, senza pregiudizi. Ma le differenze col festival catalano sono enormi: alcune intuibili (Spring Attitude non è e non sarà mai un “gigante” da decine di migliaia di persone), altre più sottili ma molto interessanti.
Tipo, il fatto che questo festival sia comunque una filiazione della serata L-Ektrica, che ha fatto la storia del clubbing nella capitale (e continua a farla, per inciso) avendo sempre dimostrato che puoi mettere in campo i grandi nomi della console attirando un pubblico vario, trasversale, non necessariamente incaponito nel pedalare (anzi!) e non monomaniacalmente devoto a techno e house. E’ un merito non da poco. Perché ha sempre mantenuto alta l’asticella, ha sempre dimostrato che la parola “club” può andare d’accordo con “culture”, e l’ha fatto non in maniera accigliata, sepolcrale o professorale ma col sorriso.
Spring Attitude però è qualcosa di più. Riprende tutta l’attitudine “clubbara” di qualità di cui sopra, ma si permette di andare anche in altre direzioni. Il format festival del resto a questo serve, per questo è bene che sia sfruttato. Ogni anno ci sono delle scelte sorprendenti che alla fine spaccano (l’anno scorso Frah Quintale, quest’anno Massimo Pericolo), ogni anno c’è una bella ricerca fra i nomi meno scontati, quelle cose che ti fanno pensare che la direzione artistica non si fa dettare la line up dalle agenzie ma macina ascolti su ascolti per dopo scegliere. Poi, altra cosa “da festival”, ogni tanto ci si affeziona ad alcuni nomi e li si ripropongono accompagnandone le evoluzioni artistiche: uno ovviamente è Cosmo, qui presente nell’armata Ivreatronic, la cui carriera è proprio svoltata con la sorprendente (per l’esito sul palco, ma anche per il solo fatto di essere stato chiamato) partecipazione di qualche anno fa, quando il grosso del festival si svolgeva a Spazio Novecento; l’altro inizia ad essere Myss Keta, che l’anno scorso ha davvero sorpreso dimostrando una capacità di stare sul palco davvero notevole, capacità che ha fatto capire che lei non è solo una gag venuta bene destinata a spegnersi a breve, ma una che lavora dura e sa gran bene quello che fa.
Poi beh, se comunque chiedete i quattro quarti di nobiltà nei quattro quarti, basta vedere il trittico di venerdì: Andrew Weatherall, Laurent Garnier, Ellen Allien. Non servono commenti, vero? Ma fateci sottolineare anche la presenza di Elena Colombi il giorno dopo, gran bella scelta, ma lo sono decisamente anche Zenker Brothers. Lo Stage Molinari quest’anno regala davvero delizie, difficile immaginarlo più bello, no?, per i nostri e vostri gusti soundwalliani…
Insomma: questo weekend siateci, a Roma. Vale un viaggio. Lo vale anche la location, il MAXXI di Zaha Hadid, uno degli edifici più spettacolari della contemporaneità in Italia e non solo: già in passato ha ospitato frammenti di Spring Attitude, le giornate (in parte) “sperimentali”, quest’anno si va da di upgrade e diventa il cuore di tutto (…ma occhio all’anteprima giovedì 10 con Shigeto). Ve lo diciamo noi, e vi diciamo anche di portarvi avanti con la prevendita, date un’occhiata sotto, non rischiate di rimanere a secco. Per tutte le info, in ogni caso, tenete d’occhio questa pagina.