Andrea Mi, giornalista, dj, docente e producer, se ne è andato. Come Soundwall, abbiamo perso uno dei nostri migliori collaboratori, in assoluto. Ma come appassionati di musica, noi tutti abbiamo perso una delle persone più eccezionali che siano mai apparse in Italia. Forse è il caso di raccontarlo un attimo (oltre a ricordare che qui e qui potete trovare molto materiale suo o su di lui, ma non limitatevi certo a questo). Perché in realtà non è mai stato un giornalista/dj/appassionato dalla fama immensa, anche se immensa era la sua conoscenza della materia e il suo entusiasmo: in quella galassia che interseca hip hop, musica giamaicana, club culture e afrofuturismo, Andrea Mi era semplicemente il più bravo di tutti, lo diciamo senza tema di smentita. Un pozzo di scienza. Un conoscitore della materia che ti lasciava ogni volta senza parole: per quanto ne sapeva, e per quanti collegamenti sapeva ricreare.
Ma ti lasciava ancora di più senza parole per il suo entusiasmo, Andrea. Per la sua sete di conoscenza ed approfondimento, che era mostruosa. Su molte cose era quello che ne sapeva già decisamente più di tutti, poteva bastargli questo e gliene sarebbe avanzato pure; ma era invece il primo a volerne sapere sempre di più, a scavare nell’underground più inesplorato, a cercare le pepite più nascoste (e spesso per questo le più luccicanti). Tutto ciò con un entusiasmo che era pari alla competenza; e, credeteci, l’entusiasmo era semplicemente incredibile.
La serie di podcast da lui fondata e portata avanti, Mixology, era ciò che di più vicino c’era in Italia rispetto lavoro, su scala mondiale, di un Gilles Peterson, tanto per farvi capire. Ovvero: tantissimo materiale e tantissima qualità nelle scelte, tantissima abilità innata di intercettare prima ciò che sarebbe diventato famoso dopo, tantissimo amore disinteressato per la musica senza curarsi mai di trend e hype.
Aveva la sua linea, Andrea, aveva i suoi gusti; e se ci sono stati momenti in cui questa linea era sulla bocca e nelle passioni di tutti, ce ne sono stati altri in cui essa sembrava invece completamente residuale e poco rilevante. A lui non gliene fregava niente fosse l’una o l’altra. Perché in tutto quello che faceva, veniva al primo posto l’amore per la musica, per certi suoni, soprattutto per un certo tipo di attitudine, di meravigliosa “utopia sonora” in cui, come ci dicevamo, convivevano perfettamente reggae, dub, hip hop astratto, techno intelligente, house pura, ritmiche spezzate geniali ed imprevedibili.
Chiunque transiti su queste pagine e, in generale, chiunque sia appassionato di musica “nuova” ha perso un punto di riferimento incredibile, sia che Andrea Mi lo conoscesse ben bene sia che non lo avesse mai incontrato o sentito nominare. Chi lo conosceva, già sapeva che ogni scoperta ed ogni proposta del Mi era oro; chi non lo conosceva, comunque senza saperlo stava fruendo qui in Italia del suo entusiasmo, della sua competenza, della sua capacità di precorrere i tempi e stilizzare le traiettorie estetico-sonore del futuro prossimo – quelle più eleganti ed autentiche.
Poi, chi lo conosceva, sapeva anche della sua gentilezza, del suo sorriso, della sua educazione, della sua testardaggine nel portare avanti le cause musicalmente giuste (mai, mai, mai gli abbiamo visto portare avanti una causa sbagliata o che lui ritenesse giusta a metà). Era conscio della sua preparazione, che però non veniva in alcunissimo modo ostentata e fatta cadere dall’alto ma – come succede coi migliori – veniva semplicemente condivisa, con grande naturalezza ed indomabile entusiasmo. Creando mari di network e connessioni.
Siamo tutti più poveri ora, umanamente e culturalmente. Ma al tempo stesso conoscerti, Andrea, ci ha resi comunque più ricchi. Molto più ricchi. Sappilo.
E te ne saremo grati per sempre.
Pazienza allora per questo scherzo che ci hai giocato. Non per colpa tua, eh; ma per colpa del destino che, si sa, ogni tanto fa la cosa sbagliata. Ma non ci puoi fare nulla. E tanto tu, fino all’ultimo, ti sei comportato come se nulla fosse, lasciandoci sempre a bocca aperta, lottando come un leone gentile ed illuminato: portato avanti dalla tua attitudine, dalla tua forza di volontà, dal tuo amore per la musica e per le persone che si radunano attorno alla musica, per la cultura in generale.
Ehi: grazie.
Andando avanti, sarai sempre un po’ con noi.
…come sta pensando chiunque ti abbia conosciuto, anche solo per un attimo.