Tanto per farvi capire: ad un certo punto, all’ennesima traccia che ci convinceva meno di quanto Wanda Nara potesse convincere Marotta come procuratrice, ci siamo fermati e ci siamo detti “No, dai, aspetta, fammi risentire un attimo ‘Aleph’, perché Gesaffelstein non me lo ricordavo così scarso, anzi…”. Ed in effetti.
…in effetti, il confronto fra l’”Hyperion” in uscita oggi 8 marzo 2019 e l’”Aleph” di sei anni fa è abbastanza impietoso. “Kanye dà, Kanye prende”, visto che è stata la collaborazione col nostro picchiatello preferito in qualche traccia di “Yeezus” a catapultare Gesaffelstein nell’iperuranio dell’hype, strappandolo da un destino di solidissimo wunderkind per l’electro di nicchia, diciamo di potenziale erede di Tiga.
In quanto a potenziale erede di Tiga, il nostro francese le aveva tutte (e le mostrava con dovizia di argomenti in “Aleph”): un piglio particolare verso l’electro, una capacità di essere inquietante e paraculo al tempo stesso, il dono di saper fare/evocare tanto con poco. Anzi, in mano sua sembrava che davvero l’electro potesse trovare nuove vie da sviluppare, riprendendo lezioni storiche, anche nella sua scontrosità, ma non disdegnando pure qualche gancio pop, che va sempre bene se lo sai fare con piglio. Non diciamo nulla di nuovo: Kanye comunque non è certo un fesso, quando si tratta di scegliere chi portare a bordo. Soprattutto, non era un fesso ai tempi di “Yeezus”.
Ma oggi che abbiamo? Abbiamo un Gesaffelstein sotto contratto per major che può permettersi di chiamare, a fare un’ospitatina, gente come Pharrell e The Weeknd – e queste insomma sono cose che se stai su Turbo ma probabilmente manco su Bromance non puoi certo fare. Come se la gioca? Ve lo diciamo subito: male male. Questo “Hyperion” è veramente una delusione. C’è solo qualche vaga striatura del talento del Gesaffelstein che fu, quel modo sottilmente malato e compostamente creativo di sviluppare l’argomento-electro; in cambio, ci ritroviamo un epigono sgonfio del Jean-Michel Jarre d’antan. Manco del migliore, sia chiaro.
Infatti scorrono le tracce, e nei momenti migliori ti dici che c’è l’epicità un po’ retorica jarriana, anzi, un tentativo di metterla in campo, ecco; nei momenti peggiori, invece, ti pare paccottiglia synth-pop anni ’80 con quel tocco di blackness che fa chic e non impegna, anzi, ti fa guadagnare street credibility presso chi la street in realtà la frequenta solo per sentito dire e a favore di Instagram. Il risultato? Senti “Lost In The Fire” con The Weeknd e ti guardi alle spalle per capire com’è possibile che lì accanto si sia ripresentato il Lionel Richie più commercialotto, senti “Blast Off” con Pharrell e pensi “Vabbé, ok, vuoi rifare calligraficamente ‘Thriller’ di Michael Jackson, però sarebbero anche passati più di trentacinque anni… magari metterci qualche idea in più?”.
Sta proprio male, il vestito pop a Gesaffelstein. L’accoppiata “So Bad” (con Haim) e “Forever” (con gli Electric Youth) ti fa dire che Enya, in fondo, aveva un suo perché. Peccato che Enya non abbia mai avuto troppo un suo perché, se non l’essere una copia slavata e ridondante di cose ben più incisive e preziose. E comunque, meglio Enya di Gesaffelstein che prova ad offrire un tappeto sonoro a voci femminili, se lo fa come nelle tracce suddette.
L’avrete capito: i momenti migliori dell’album sono quelli strumentali. Vedi “Reset” qui sopra. Ma pure lì, il mordente, il sapore, il quid “velenoso” del Gesaffelstein originale pare annacquato a dismisura rispetto all’album precedente. Poi oh, con ospiti così, con una major alle spalle, magari “Hyperion” sarà un successone e tutte queste nostre critiche varranno come un rutto nell’universo: ma comunque ci saremmo sentiti troppo in colpa a stare in silenzio o comunque a far passare tutto come “interessante pop contemporaneo, un po’ black, un po’ electro”: ci piace troppo la black e troppo l’electro per accettare questa centrifuga slavata a favore di stanca fruibilità.
L’unico dubbio vero è: Gesaffelstein, almeno quello che piaceva a noi, l’abbiamo perso davvero e definitivamente, o questa sarà solo una fase transitoria? Sperando sia solo transitoria, ecco qui sotto il disco nella sua popposa e sgonfiosa interezza.