Ci sono modi diversi di affrontare la morte di una persona: c’è il silenzioso ossequio, ma c’è anche la voglia di raccontare ciò che una persona è stata, ciò che ha rappresentato. E certe volte fa perdere l’occasione di capire quanto bella è stata la sua presenza, nelle piccole cose quotidiane.
Stefano Marano è una perdita profonda per l’ambiente della musica EDM italiana, non solo come professionista. Dove c’erano eventi, festival, concerti, che fosse inviato o meno, Stefano Marano c’era – e si faceva sentire. Tutti noi appassionati di dance, almeno una volta nella vita, abbiamo visto quella felpa rossa aggirarsi nei backstage piuttosto che in mezzo alla folla, e gli siamo corsi incontro, per chiedere un abbraccio oppure un consiglio o un parere in materia musicale.
Risulterà una frase fatta, ma 25 anni sono davvero troppi pochi. Sono pochi perché stiamo parlando di un ragazzo che fa parte di quella categoria di persone che hanno saputo rendere divertenti anche le occasioni più tese e delicate che qualsiasi situazione lavorativa può arrivare a presentare. Una di quelle persone che, pur avendo regolarmente ormai un assetto “lavorativo”, hanno sempre saputo calarsi nei panni di chi ai festival ci va per divertirsi, provando una sincera ammirazione per chi calcava lo stage e portando con sé quegli occhi sognanti di chi, nonostante il lavoro, di questo magico mondo è ancora innamorato. Stefano era un sognatore; e vedeva i propri pensieri, le proprie fantasie e le proprie aspirazioni realizzarsi in primis nei tanto amati e tanto seguiti live di Eric Prydz, del quale era seguace sinceramente appassionato.
Dai primi passi per il blog ElectroItalia sino agli articoli più complessi per DjMag Italia, Stefano ha portato nero su bianco ciò che davvero è la musica nel suo “cuore”: passione, intrattenimento e aggiornamento. Perché Stefano era questo: un instancabile lavoratore con occhio critico ma che, senza malizia e senza mai doppi fini, riusciva a trovare lati positivi in tutto. Stefano era quella persona che tutti ricorderanno con sincera riverenza perché ha dato milioni di opportunità ai grandi artisti come a quelli più modesti senza mai chiedere nulla in cambio, se non un sorriso o un abbraccio. Stefano era semplicemente un’anima buona, di quelle rare da trovare in giro.
“Ste” è una di quelle persone di cui sentiremo davvero la mancanza. Da colleghi, da amici.
(foto di Margaryta Bushkin)