Poche figure all’interno della scena italiana possono vantarne la conoscenza che ha dimostrato di avere Andrea Mi. E non importa a quale genere voi siate appassionati o a quale artista o label voi siate interessati: lui saprà come calarsi all’interno di qualsiasi discorso, quale ascolto consigliarvi e magari troverà pure qualche aneddoto più o meno segreto da confidarvi.
Più volte sulle nostre pagine come collaboratore – la sua ultima intervista a GE-OLOGY è bellissima! – abbiamo oggi deciso di affidargli il timone di Cinque Talenti per scoprire quali sono, secondo lui, i nomi che non possiamo assolutamente perderci. Il risultato è una lista di artisti succosissima, una cinquina all’altezza delle (grandi) aspettative che abbiamo sempre su di lui!
GABRIELE POSO
Sardo di nascita ma salentino d’adozione, Gabriele Poso è uno dei musicisti più amati ed apprezzati in ambito house e nu jazz globale, di casa nella Worldwide Fm di Gilles Peterson come sui palchi dei più prestigiosi festival e premi internazionali. Eppure da noi lo conoscono ancora in pochi. I suoi album su Yoruba, INFRACom! e Agogo Records e gli anni passati in tour come direttore musicale della ” Yoruba Soul orchestra” di Osunlade gli sono valsi la consacrazione mondiale ma pochi riconoscimenti nel suo paese natale. La produzione più recente è una compilation, “The Languages Of Tambores”, uscita quest’estate sull’etichetta di culto inglese BBE Records, seguita da un tour che lo ha già portato a girare in lungo e largo l’Oriente e l’Australia. Il vero boom ci sarà da aspettarselo con l’uscita del prossimo album “Awakening”, in arrivo sempre su BBE. Lo abbiamo ascoltato in anteprima e, possiamo garantirvelo, il mix di suoni ancestrali, evocativi e viscerali è davvero micidiale. Cerchiamo di non farci trovare impreparati, almeno a questo giro.
BROTHERMARTINO
Brothermartino è un altro di quei segreti ottimamente custoditi nelle pastoie della migliore scena musicale italiana. I più attenti avevano notato il multistrumentista e produttore bolognese attivo coi progetti The Mixtapers (su Sonar Kollektiv) e The Bellringers (assieme a due eroi dell’hip hop nostrano come Lugi e Deda aka Katzuma). Qualcuno si era appuntato le uscite su Jazzman, Record Kicks, Irma Records, Dub Dojo e la Slam Jamz di Chuck D. Ma a scommettere seriamente su di lui sono stati Max Graef e Glenn Astro che, qualche mese fa, hanno stampato, sulla loro Money $ex Records, un vinile 7″ di Brothermartino (assieme a The Ivory Boy) diventato subito di culto. C’è da scommetterci: il nostro si rifarà sentire molto presto, nei posti giusti. Il recente ingresso nel progetto Fawda (altro nome da appuntarsi con l’evidenziatore, usciti su Original Cultures con una straordinaria collaborazione con gli inglesi LV) sarà un ulteriore laboratorio per le sorprendenti fusioni groovy del fratellone.
ANDREA BONALUMI
Andrea Bonalumi, milanese classe 1987 si è fatto le ossa nella scena bass avanzata con il progetto Yessir, condiviso con il quattro volte vincitore italiano di Scratch Battle DJ 2P. Con il moniker Big Hands, invece, focalizza la sua ricerca su un linguaggio personale dal piglio decisamente sperimentale, lo stesso che amplifica negli eventi firmati col nome collettivo “Sobborghi”. Possiamo prendere il recente EP londinese “Redline / Greenline” (uscito sulla agguerritissima Beat Machine records) come la conferma di un talento in erba. La polarizzazione estrema di riferimenti ritmici proto-jungle, attitudine cinematica e oscura, e caleidoscopica sampledelia jazz lascia immaginare avventurosi futuri sonici che non vediamo l’ora di ascoltare.
JHON MONTOYA
Quella di Jhon Montoya, compositore e musicista colombiano adottato dal freddo nord-est italico, è una ricerca sonora sincretica che parte da un percorso accademico ma trova sfogo al proprio talento nell’ambito della sperimentazione elettronica. Dopo gli esordi pubblicati con Fabrica, Centro di ricerca creativa del Gruppo Benetton, è stata la White Forest Records a lanciarlo ufficialmente producendo, nel 2015, “Iwa”. Nel suo suono troviamo i profumi delle montagne andine fusi con i paesaggi sonori urbani europei, la tradizione tribale d’oriente e la cultura classica del razionalismo occidentale. La recente apparizione live sul palco di Sonar di Bogotà lascia ben sperare in una buona visibilità internazionale ma ancora di più fa il preascolto di “Otun”, album di prossima pubblicazione: ci consegna un talento poledrico, capace di sorprenderci con inedite e brillanti soluzioni compositive che partono da una solida radice popolare ma volano alto, in un universo sonoro ancora tutto da definire. Quella di Montoya è trance post-futuribile: estremizza l’accelerazionismo antropologico in un flusso organico, ancestrale e vividissimo.
PAOLO CUOMO
Paolo Cuomo è un biotecnologo casertano di belle speranze, con il pallino del funk. Quando, scommettendo sul suo talento, l’ho scaraventato su palchi importanti ha sempre ottenuto responsi strabilianti: Dam Funk lo ha applaudito, a scena aperta, sul palco del Tenax; Theo Parrish è addirittura salito in piedi sulla consolle dell’Auditorium di Roma per manifestare in pubblico il suo amore per SpinOff. Nella sua biografia manca ancora una vera e propria uscita discografica, un EP o un album che diano prova definitiva e inconfutabile del suo talento musicale ma ascoltando gli ultimi upload possiamo esser certi: Paolo ha una classe sonora che sarebbe davvero un peccato consegnare unicamente alla ricerca biologica.