Quando dalle parti nostre arriva qualcosa che porta la firma dei Soul Clap trova sempre la porta spalancata. Merito di Antonio, primo ad essere contagiato dal sound inconfondibile del duo americano che nel giro di pochissimo tempo ha “attaccato” (neanche fosse l’influenza aviaria) tutti noi, e di una serie di release che definire riuscitissime è davvero riduttivo. Oggi però non ho intenzione di dilungarmi troppo su quanto il movimento di cui Charles Levine e Ei Goldstein fanno parte stia spopolando o su quanto tutto questo stia rinnovando e rinfrescando una scena per troppo tempo aggrappata a modelli e scelte incapaci di rimettersi in gioco. Oggi niente Crosstown, niente Visionquest, niente Art Department o Hot Creations: oggi si parla di “Clap II Dogz EP”, nuovissima release del neonato progetto che vede coinvolti, oltre ai Soul Clap, anche il duo polacco dei Catz ‘N Dogz.
L’EP appena uscito su Glass Table è figlio dell’improbabile intuizione di Seth Troxler che quasi due anni fa, a Berlino, accese la scintilla. Di tempo ce n’è voluto (la stessa Glass Table non era più così sicura di riuscire a dare alla luce il lavoro di questo quartetto così ben assortito), ma l’attesa è stata ripagata da una release che colpisce non tanto per la qualità delle tre tracce che compongo l’EP, ma per il fatto di riuscire a mostrare un lato (che per comodità chiameremo “lato duro”) che fin qui era mancato ai Soul Clap. Ebbene sì, nonostante non si stia parlando di chissà quale raccolta di dischi “da pista”, “Clap II Dogz EP” è caratterizzato da un beat decisamente più marcato e deciso. L’influenza dei Catz ‘N Dogz si deve essere evidentemente fatta sentire: le melodie tipiche del sound della premiata ditta Levine-Goldstein si dilatano, le note tipiacamente disco-oriented delle loro recenti uscite fanno spazio a qualcosa di più scuro e malinconico…il “lato duro” esce allo scoperto e la “Berlino che è in tutti noi” prende il sopravvento sul resto delle sfumature che definiscono l’anima del primo lavoro ad opera del progetto Clap II Dogz.
Se in “The Rain” si respira la tipica aria da after party berlinese, grazie ad un capione vocale ipnotico al limite del paranoico e una battuta lentissima (non più di 120 bpm se il mio orecchio non mi tradisce), è “Dogz” il pezzo che preferisco dell’intero EP. Dopo oltre un minuto e mezzo di convenevoli, indispensabili per il missaggio, eccovi servita la nuda e cruda realtà: cassa secca, ritmica dosata col contagocce e spazio ad un piano/pad che ci culla di qui in avanti fino al break di pinkfloydiana memoria (prima di storcere la bocca per la definizione ascoltate cosa si sono inventati con quella chitarra rock). Giusto il tempo di spiazzarci che la marcia riparte, incessante fino alla fine.
Non è tutto, ovviamente. Secondo voi i Soul Clap potevano congedarsi senza regalarci qualcosa di sexy? Poggiate la puntina su “Between The Edit” e lasciatevi trasportare: disco perfetto per fare l’amore, anche se otto minuti e mezzo sono un po’ pochini!