Di solito si dice: “il gioco è bello quando è dura poco”, ma se il gioco dura tutta una vita deve per forza esserci qualcosa di particolare. Questa è un pò la storia della nascita di Claude VonStroke, un nome nato per gioco, tra amici, quando si scherza e ci si immagina come sarebbe ad esser famosi. Uno scherzo innocuo si, ma che col senno di poi si è trasformato in una grande premonizione. Barclay Crenshaw, questo il vero nome di Claude, è un artista formatosi un po’ qui e un po’ li. Nato a Detroit, vissuto a New York per gli studi e ad Hollywood per il cinema si è sistemato a San Francisco, posto nel quale ha cominciato a lavorare al suo primo progetto. Questo progetto si chiamava “Intellect”, un DVD che aveva l’obbiettivo di aiutare i giovani Dj/produttori nel processo della loro carriera. Questo DVD, auto-diretto e auto-prodotto, conteneva estratti dei più famosi artisti quali Derrick May, Derrick Carter, Dubfire, Theo Parrish, una sorta di enciclopedia, dalla quale probabilmente trasse più vantaggio lui di tutti gli altri. Incredibile, ma è proprio così ed ecco che in breve tempo nascono Dirtybird, etichetta dei suoi primi successi Deep Throat e Who’s Afraid of Detroit, e Mothership, altra sua piattaforma rivolta ad un panorama più techno. Questi sono solo due estratti della carriera di Claude, carriera che va avanti tutt’ora e a cui servirebbe molto tempo per essere raccontata…e per fortuna che era nato tutto per gioco. Claude è un personaggio particolare, una battuta e un sorriso non lo nega a nessuno, vediamo cosa riesce a donare a noi.
Ciao Barclay, benvenuto su Soundwall
Una nome nato per gioco, ma che poi si è rivelato essere un fatto importante per la tua vita. Come nasce Claude VonStroke come artista?
Come hai detto, all’inizio è nato per scherzo. Facevo musica da quando avevo dodici anni, ma non avevo mai pubblicato nulla. Penso si sia formato tutto al mio primo disco,”Deep Throat”, che è stato una grande hit. C’era una grande attesa sull’uscita e il gioco si è trasformato in realtà!
Dall’inizio di Dirtybird ad oggi son passati sei anni, sei anni intensi in cui hai dato vita anche a Mothership. Come è stato dopo i primi successi?
L’inizio è sempre il meglio. Il primo disco, il primo grande show, sono tutte esperienze che ti mandano fuori di testa. Ma amo ancora tutto questo. Sto firmando ancora grande musica e tutto questo prosegue. Amo ancora fare il DJ e produrre. Penso che avremo ancora come minimo altri 10 anni davanti. Non vedo l’ora arrivi la centesima release, quello è un obiettivo speciale per me.
Una carriera in cui hai dato vita a una buona dose di tue produzioni anche in collaborazione con altri artisti. C’è un lavoro che ti rende particolarmente fiero, oppure un qualcosa che senti fortemente il bisogno di fare e che non hai ancora fatto?
Voglio cominciare a lavorare di più con altre persone. All’inizio era come essere in un esercito con un soldato solo. Pensavo di essere da solo contro il mondo. Penso che si debba essere così all’inizio. Ora noto come possa essere divertente lavorare con altri e condividere le idee. A volte si può fare della musica che non avresti mai neanche pensato ed è una figata. Penso che intraprenderei lavori interessanti con cantanti o cantautori se ne avessi la possibilità.
La tua musica non si ferma solo alle tue produzioni, ma anche alle tue esibizioni. Cosa c’è di molto particolare nei tuoi set? Ti prepari meticolosamente o lasci libero spazio all’improvvisazione?
Mi piace organizzare la mia musica, ma non suonerei mai lo stesso set. Mi piace maneggiare le tracce e metterle quando è il loro momento. Una cosa che faccio è fare molte special edit. Aggiungo della drum & base o dell’hip hop o comunque qualcosa di diverso per spezzare il set e sorprendere la gente. Apprezzo molto questa parte.
Curiosità personale. Tutti quelli che seguono la musica elettronica prima o poi si imbattono nel bivio tra: analogico e digitale, vinile o mp3, tasto Sync o beat matching vecchia maniera. Ma un Dj professionista, uno che è veramente dentro a queste cose perchè sono praticamente parte della suo lavoro, cosa ne pensa?
Non posso dire che me ne importi nulla, me ne importa poco. Io continuo a suonare come un vero DJ, niente SYNC e niente laptops. Uso della tecnologia, come le flash drive nei nuovi CDJ2000s o cose del genere. Nei miei set si possono sentire sbagli o errori umani e questo li rende più veri e più divertenti a mio avviso. Se fosse tutto sincronizzato non avrei nessun nervosismo e non ci sarebbe grande energia e sensazioni inaspettate, che possono creare la giusta suspance sul dancefloor.
Tu sei sicuramente un esperto della scena americana, ma sei anche un figlio adottivo dell’Europa. Che differenze vedi in ambito musicale tra i due continenti? E i punti di contatto?
Musicalmente non sono molto differenti, ma qua abbiamo molte più influenze funk, hip hop e soul. Penso che la gente europea sia abituata a confrontarsi con set molto lunghi, mentre qua non è così perchè i club chiudono prima. In Europa è un po’ come una maratona, qua è come uno sprint.
Nella tua carriera avrai avuto un maestro, un mentore, c’è qualcuno che ti ha particolarmente ispirato? Anche non in campo musicale.
Un paio di persone che ci sono nel mio documentario mi hanno davvero ispirato. Derrick Carter e Theo Parrish. La mia più grande supporter e la persona che mi influenza di più è mia moglie. Mi ha aiutato quando ho iniziato e non avevo nulla. Riconobbe che avevo del talento e mi ha aiutato fin dagli inizi.
E se non fossi diventato Claude VonStroke cosa saresti diventato?
Uno stripper.
E per il futuro cosa ci riservi? Di cosa dobbiamo avere paura?
Non dobbiamo temere di sperimentare nuovi suoni e nuove posizioni sessuali.
Grazie per il tempo concessoci. Buona fortuna
English Version:
An Italian proverb says that: “the game is good when it’s short”, but if the game last a life it means that there is something special. This could be a good representation of the story of Claude VonStroke. A name that comes out of a joke, mocking about how good could be being famous. An harmless joke that whit the passing of the time turned into a great premonition. Barclay Cranshow, this is the real name of Claude, is an artist formed a little bit here, a little bit there. Born in Detroit he lived in New York because of the study, in Hollywood for the cinema and finally funded his own place in San Francisco, where he started his fist project. This work was called “Intellect”, a DVD with the aim of give an help to the young DJ/producer to step ahead in their career. This DVD ,self-directed and self-produced, included extracts from the biggest artist like Derrick May, Derrick Carter, Dubfire, Theo Parrish, a sort of encyclopedia that for absurd will help more him than the others. That’s quite incredible but it’s real, so in a short period of time saw the light Dirtybird, the label of his first success Deep Throat and Who’s Afraid of Detroit? And Mothership, another platform oriented to a more deep techno scene. These are only two extract of the career of Claude, a period of time that deserve more and more time to be explained…and luckily all started like a joke!
Claude is a particular character, he usually gives to all a gag and a smile with not particular effort so let’s see what can give to us.
Hi Barclay, welcome on Soundwall
Your name was born in a joke, a joke that turned in something very important for your life. How did Claude VonStroke born as an artist?
Like you said, it was a joke name at first. I had been making music since i was 12 but i never released anything. I think it all came together on my first record “Deep Throat” being such a big hit. It was all waiting to come out all at once and now the joke has turned real!
From the beginning of Dirtybird passed six years, six years intense where you also started Mothership. How was after your first success?
The beginning is always the best. The first hit record the first big show all are mind blowing experiences. But i am still loving it. I am signing incredible music and keeping going. I still love DJing and producing. i think we will go another 10 years at least! I cannot wait to get to 100 releases that is a very special goal of mine.
In your career you did a lot of solo productions and also in collaboration with other artists. Is there a work that makes you particularly proud or something that you strongly want to do but you haven’t done yet?
I want to start working with other people more. In the beginning i was like a one man army. I thought it was me against the world. And i think you have to be like that at the start. Now i am seeing that in can be fun to work with people and share ideas. Sometimes you can make music you would never have thought of making but is super cool. I think I could begin to do some interesting projects with singers and songwriters if i got the chance to do so.
Your music is not only your productions but it includes also your exhibitions. What do you think is very particular in your set? Do you prepare that in a very meticulous way or you give space to improvisation?
I like to organize my music but i would never play the same set. i like to grab tracks and put them on when they feel right. One thing i do though is make a lot of special edits. I add some drum n bass or some hip-hop or something different to break up the set and surprise people. I really enjoy that part of it.
Personal curiosity. All of that follow electronic music at least once in their life will fall in the debate of : analog or digital? Vinyl or Mp3? Sync button or beat matching old style? A professional Dj what thinks about all these discussions?
I can say that i dont care but i do care a little bit. I am still Djing like a real Dj with no sync buttons and no laptops. But i do use some technology like the flash drive in the new CDJ2000s sometimes as well. But in my sets you could hear mistakes and human error and that makes it more real and more fun to me. If it was all in sync I wouldn’t be nervous and there would be no great energy and unexpected feelings that can create good drama on the dance floor.
Of course you are an expert of the American scene, but you also are an “adopted son” of the Europe. What are, in your opinion, the differences and the similarity of the two scene, musically speaking?
Musically it’s not so different but we do have much more funk, hip-hop and soul influences over here. I think in Europe people are used to partying for long long sets and here it is not as long because the clubs close earlier. So in Europe you have more of a marathon attitude and here you have more of a sprint attitude.
In your career for sure you had a master, a mentor, is there someone that particularly inspired you? Not only in the musical field.
A couple of people in my documentary really inspired me. Derrick Carter e Theo Parish in particular. My biggest supporter and main influence is my wife. She helped me get this started when i had nothing. She recognized that i had some talent and really helped me from the beginning.
And if you had not become Claude VonStroke, what would you become?
A male stripper.
And for the future what do you have in mind? What we have to be afraid of?
Dont be afraid of experimenting with new sounds and new sexual positions!
Thanks for the time that you spent with us. Good luck.