Qualità ed improvvisazione jazzistica, unita ai parametri dell’elettronica minimale. Queste le direttrici fondamentali dei Cobblestone Jazz, un trio molto acclamato già nel presente e che forse rappresenta anche il futuro della musica elettronica. Una combinazione che ha saputo unire l’esperienza e le qualità di Tyger Dhula e Mathew Jonson all’estrosità di Danuel Tate, il tastierista del trio. Sintetizzatori, strumenti analogici, mixer e molto altro ancora all’interno delle sperimentazioni proposte dai Cobblestone Jazz, formazione che ha già saputo farsi apprezzare da nomi illustri del settore, Laurent garnier e Carl Craig solo per citarne alcuni. Una combinazione parecchio interessante attenta alla produzione di un suono senza compromessi e guidato dall’ispirazione. Le sperimentazioni possono rappresentare spesso un ottimo argomento di discussione, vediamo cosa ne pensano i Cobblestone Jazz.
Ciao, benvenuti su Soundwall.
Un trio sperimentale come il vostro si baserà sicuramente su ispirazioni particolari, cosa vi ha ispirato e cosa ha fatto nascere i Cobblestone Jazz?
Onestamente il più delle volte sembra che traiamo ispirazione l’uno dall’altro. Ci rispettiamo molto musicalmente parlando e riconosciamo il contributo di ognuno a quello che stiamo facendo. Siamo emersi insieme nella piccola scena musicale di Victoria a metà degli anni novanta e abbiamo pensato che sarebbe stato divertente fare qualcosa insieme. Da allora è stata un’evoluzione abbastanza naturale.
Un po’ di elettronica, un po’ di melodia, un po di Jazz, come è possibile combinare questi elementi?
In pratica penso sia la rappresentazione del contributo di ognuno. Ovviamente con il background jazz di Daniel e la bravura di Mat ai synth è abbastanza difficile fare diversamente. Negli anni abbiamo lavorato per raffinare il nostro approccio, e di contro proviamo continuamente a reinventare il processo. Lasciare spazio al contributo di ognuno è un fattore fondamentale per il risultato finale, sarebbe molto semplice concentrarci sulle cose che facciamo bene da solisti, ma quando lasciamo spazio agli altri, è li che c’è la magia.
Sin dal vostro primo album avete ottenuto un grande successo, secondo voi cosa rende speciale la vostra musica?
Oh grazie! Penso che l’ “essere speciali” sia un qualcosa di relativo. La nostra musica potrebbe essere molto speciale per qualcuno e noiosa per un altro. Dobbiamo continuare a fare quello che facciamo, se il risultato ottenuto sarà gente soddisfatta, allora sarà grandioso.
L’anno scorso avete rilasciato il vostro ultimo album “The Modern Deep Left Quarter”, cosa potete dirci a riguardo? Come si è evoluta la vostra musica da quando avete cominciato?
Hmm… Abbiamo fatto la gran parte delle registrazioni un paio di estati fa durante un periodo di due settimane a Berlino, siamo andati in studio senza aspettative su cosa stavamo per fare, cosa che succede spesso. Penso che a questo punto della nostra carriera la musica che facciamo in studio sia una rappresentazione fedele di cosa siamo sia come singoli sia come gruppo. Penso che il nostro sound stia diventando più raffinato col passare del tempo, quando abbiamo iniziato a suonare insieme eran solo degli arrangiamenti live messi insieme, molto crudamente e rozzamente direi. Credo che siamo migliorati come ingegneri e produttori negli anni, e ora l’obiettivo è più incentrato sulla qualità del suono. Direi che c’è una grande differenza.
Il vostro modo di proporre musica potrebbe rappresentare il futuro per il mondo dell’elettronica. Cosa ne pensate?
Non penso che stiamo rompendo qualche confine con il nostro approccio alla musica, infatti è un approccio abbastanza classico e rustico. Come dice il nostro amico Ross: è come se fosse un approccio BBQ. Mettiamo insieme la nostra attrezzatura, mettiamo tutto a tempo, schiacciamo il tasto play e ci confrontiamo su cosa andrebbe bene.
Del futuro della musica abbiamo già parlato, ma cosa c’è nel futuro dei Cobblestone Jazz?
Allora, stiamo per tornare in studio dopo un nostro show in Spagna. Abbiamo un po’ di 12” che stanno per uscire quest’estate e stiamo pensando ad un nuovo EP per la prima parte del prossimo anno.
Grazie per il tempo concessoci, buona fortuna.
English Version:
Jazz’s quality and improvisation plus the parameters of minimal electronic. These are the basic guidelines of Cobblestone Jazz, a trio with a great reputation in the present and perhaps represent the future of electronic music. A combination formed by the experience and the class of Tyger Dhula e Mathew Jonson, plus the fancy of Danuel Tate, the keyboardist of the trio. Synthetizer analogue instruments, mixer and much more inside the experimentation of the trio, a connection that received early support from big names like Lauren Garnier and Carl Craig. The result of their work is a sound very refined and without compromise, an experimentation that could be a good aim for discussion. So, let’s what point of view of the Cobblestone Jazz.
Hi guys, welcome on Soundwall.
An experimental trio like yours for sure is based on particular inspiration, so what inspired you and how the Cobblestone Jazz born?
To be honest more often than not it seems as if we are inspired by each other first and foremost. I think we have a lot of respect for each other musically and recognize what we each bring to the table. We came to performing together by being in the same small music scene in Victoria in the early to mid nineties, and deciding it would be fun to get together and jam. Since then its been a pretty natural evolution.
A little of electronic, a little of melody, a little of jazz, so how is possible to combine these things?
Basically its just a representation of what we each bring to the table I think. Obviously with Danuel’s jazz background and Mat’s synthesis prowess its pretty hard to avoid the outcome. Over the years we have been working on refining our approach, as opposed to trying to continually re-invent the process. As well leaving space for each other to contribute is a huge factor in the outcome, it can be really easy to overplay when we are each used to doing solo stuff, but when we allow space is where the magic seems to happen.
Since your first album you had a lot of success, so what make your music special?
Well thank you. I think “specialness” is somewhat relative. Our music might very well be “special” for one person and boring as sin for another. We just have to keep doing what we do, and if the end result is people enjoying our music then that is great.
Last year you released your last album “The Modern Deep left Quarter”, what can you tell us about this album and how your music has evolved since you started?
Hmm. We did the bulk of recording for it over a 2 week period inBerlin a couple of summers ago, and we basically went in the studio with no expectations of what it would sound like, which is what often happens. I think at this point in our careers we just trust that the music we create in the studio is an accurate representation of where we are at as individuals and as a group. I think our sound is getting refined over the years, when we first started playing together it was only in a live jamming environment, and was therefore a lot more raw and rugged. I believe we have become better engineers and producers over the years, and the end goal is as much about the sound quality as it is the writing. I would say that’s the biggest difference.
Your way to make music could be an image of the future of electronic music, what do you think about?
I don’t necessarily think we are breaking any boundaries in how we approach creating music, in fact it is a pretty classic, rustic approach. As our buddy Ross referred to it its kind of a BBQ style. We get together with each of our rigs, sync them up, hit play and start listening to each other and see where we can each fit in.
We have just talked about the future of the music, but what is there in the future of Cobblestone Jazz?
Well we are just about to get in the studio again after our shows in spain. We have a few 12”s coming out this summer, and looking to drop another full length sometime in the first half of next year.
Thanks for the time that you spent with us. Good luck.